7 Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? 8 Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? 9 Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? 10 Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
Luca 17,7-10
![Luca 17,7-10](https://www.famigliedellavisitazione.it/wp/wp-content/uploads/2017/05/lectio-Luca_17_958x340.jpg)
La Parola che oggi ascoltiamo è ricordata solo da Luca tra gli Evangelisti.
Essa tende ad interpretare la nostra vita cristiana come una grande “Liturgia”, e noi dunque come “servi” (tale è il significato proprio del termine “ministro”!).
Sono affascinato e commosso da questo annuncio evangelico che ci ricorda che sempre noi stiamo celebrando e vivendo il nostro ruolo di servizio al Signore.
L’espressione “chi di voi …” del ver.7 ci attribuisce questa “diaconìa”!
Ed è meraviglioso, quanto estremamente impegnativo, vivere tutta la nostra vita come un “servizio” reso al Signore!
Il significato profondo del testo non ha lo scopo di umiliarci, ma, al contrario, di mostrarci e ricordarci lo splendore di questa grande liturgia che è la nostra piccola vita.
In essa è evidentemente essenziale quella “sapienza dell’umiltà” che ci vuole proteggere dal rischio di impadronirci di quello che è del Signore e per il Signore, auto-glorificando la nostra persona e il nostro quotidiano volto dell’esistenza!
Attribuito e riferito a noi stessi, ben poco vale! Ma quanto vale se è per il Signore!
Per questo ci piace, e vogliamo in modo assoluto, iniziare con la preghiera ogni nostra giornata!
In tal modo, qualunque sia il nostro compito e la nostra situazione-condizione, tutto è liturgia del Signore.
Infatti, che cosa è “il peccato”? E’ l’impadronirci di quello che è suo, di Dio!
Invece è meraviglioso che questa Parola illumini quello che anche oggi ci aspetta e possiamo viverlo con tutta la “carità-umiltà” che ne rivela lo splendore e la preziosità!
L’ “auto-idolatria” non è solamente una falsità! E’ soprattutto un’aggressione alla nostra vita di figli di Dio!
Fare una passeggiata, essere a letto ammalati, correre per non tardare al lavoro, dare un bacio ai nostri bambini e a nostra moglie o a nostro marito, tutto è gesto prezioso.
E tanto più lo è, quanto vigilato dall’umiltà e dalla semplicità del cuore, non è mai un banale servizio di noi stessi, ma è servire la Persona e la Mensa di Gesù!
In tal modo viene illuminato anche l’ultimo versetto del nostro brano.
Quell’ “inutili” attribuito ai servi, e cioè a noi, significa alla lettera servi “di cui non c’è bisogno”, ma il Signore ugualmente ci assume e ci consente di vedere luminosa la giornata che ci aspetta, tutta dedicata al servizio di Lui e per Lui!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Sarebbe bello vivere la giornata in quello spirito di servizio, come suggerito dal commento di Giovanni. Anche oggi le parole di Gesù ci sorprendono, soprattutto quella espressione “servi inutili”. Oltre alla traduzione ricordata da Giovanni (inutili nel senso “di cui non c’è bisogno”), ne ho trovata un’altra che mi sembra valida: servi il cui lavoro “non ha un utile, non ha un guadagno”. Tutto quello che abbiamo, in realtà, non è una ricompensa per il nostro lavoro, ma ci è donato gratuitamente da Dio. – Mi sembra bello anche accostare ai versetti odierni quanto abbiamo letto al cap.12, versetto 37: il padrone, in quel caso, fa mettere a tavola i suoi servi e passa a servirli! Così accade, per esempio, nell’eucaristia: il Signore passa tra noi e ci serve.