Nel II incontro di sabato 15 ottobre  (in questa pagina trovate il video) abbiamo continuato l’esame della prima omelia di Origene sul libro dell’Esodo, concludendo il primo paragrafo ed iniziando il secondo.

Origene vede una connessione mediante Is 52,4 (differenze tra il testo originale ebraico e la traduzione greca dei Settanta) tra Egitto e Assiria, egiziani ed assiri, schiavitù ed esilio, Faraone e Nabucodonosor, il principio e la fine della storia del popolo eletto. Procedendo per gradi e livelli interpretativi, dopo un’allusione a Giuseppe che era già in Egitto al momento della discesa dei patriarchi, Origene introduce la distinzione tra Israele secondo la carne e Israele secondo lo spirito. Natanaele, essendo ebreo secondo la carne perché discendente di Abramo secondo la carne, incontrando il Messia si sente dire di essere diventato “un vero israelita” (Gv 1,47) cioè di essere divenuto ebreo secondo lo spirito, ovvero discendente di Abramo secondo lo spirito. La fede è l’elemento discriminante che indica il passaggio tra i due piani, chiamati da Paolo in 1 Con 2 il piano materiale (psichichòs) e il piano spirituale (pneumatikòs), l’uomo lasciato alle sue sole proprie forze e l’uomo mosso dallo Spirito Santo. Occorre pertanto confrontare le cose spirituali con persone spirituali e non mescolare e confondere piani distinti, per arrivare a comprendere “il mistero (mysterium) dell’Egitto e della discendenza in esso dei patriarchi”.

Origene, Omelia 1, COTP 27,39-52