4,1 Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e fu condotto dallo Spirito nel deserto 2 dove, per quaranta giorni, fu tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni; ma quando furono terminati ebbe fame. 3 Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». 4 Gesù gli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo». 5 Il diavolo lo condusse in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: 6 «Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. 7 Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo». 8 Gesù gli rispose: «Sta scritto: Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai». 9 Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù; 10 sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordine per te, perché essi ti custodiscano; 11 e anche: essi ti sosterranno con le mani, perché il tuo piede non inciampi in una pietra». 12 Gesù gli rispose: «È stato detto: Non tenterai il Signore Dio tuo». 13 Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato.
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In attesa del commento di don Giovanni, mi permetto di scrivere qualche osservazione. Ho sentito un bravo biblista dire che, più che di “tentazioni”, si tratta di “suggestioni”: il diavolo non assume le vesti di un nemico, ma di un aiutante e collaboratore: “Poichè sei Figlio di Dio”, mostralo con potenza e totale chiarezza! – Far diventare pani delle pietre avrebbe il significato – valido anche per noi, oggi – di far uso delle nostre capacità a nostro vantaggio, nel nostro interesse. La promessa dall’alto monte (simbolo della sfera della divinità) vorrebbe suggerire di far ricorso ai mezzi mondani (la potenza, la ricchezza, il prestigio…) per costruire il Regno messianico. Infine, il “lancio” dal pinnacolo del tempio – quell’alto spigolo della spianata del Tempio che si vede tuttora dalla vallata del Cedron) – sarebbe il suggerimento a rispondere alle aspettative della gente e dell’opinione pubblica. Secondo una tradizione popolare, il Messia sarebbe comparso proprio sul pinnacolo del tempio… ad affermare la sua potenza dall’alto. Perchè non soddisfare le aspettative della gente? E’ più facile che mettersi in contrasto in nome del Vangelo… – Ma la logica di Gesù è del tutto diversa: un messia che serve, uno che dona vita a scapito della sua…
Solo Matteo ha una descrizione altrettanto dettagliata delle tentazioni. Marco raccoglie tutto in poche parole. Giovanni non custodisce questa memoria. La variante più notevole rispetto a Matteo è la successione delle tre tentazioni. Per Luca è seconda quella che per Matteo è terza. Oltre a questo e ad altri particolari minori, per Luca, come per Marco, il Signore viene tentato per tutti i quaranta gioni, mentre per Matteo il diavolo gli si avvicina al quarantesimo giorno. Mi sono chiesto se in quel diverso ordine di succesione degli interventi diabolici ci sia un’intenzione particolare, tanto più che ad una prima lettura sembrerebbe più logico l’ordine di Matteo, culminante con la cacciata di Satana e la proclamazione dell’adorazione del solo Dio. Vi do un ipotetico senso circa la scelta di Luca, come sempre da prendere con le molle.
Ho pensato che Luca faccia riferimento ai tre grandi ambiti dell’esistenza umana, e per questo arrivi a concludere esplicitamente, al ver.13, che in tal modo “ogni specie di tentazione” era stata fatta, e che tutto si sarebbe riproposto, in termini supremi, “al tempo fissato”, che si potrebbe esprimere forse più opportunamente con “al tempo opportuno, al tempo decisivo”, che forse è quello dell’agonìa nell’orto della Passione. Questi tre ambiti, anche per una certa tendenza espressa dalla Patristica, sono l’uomo, il mondo e Dio.
Se vale questa ipotesi, secondo il nostro testo Gesù viene tentato innanzi tutto nell’orizzonte della vita personale, così come ciascuno la percepisce, nella tensione vita-morte, e quindi nell’istinto di sopravvivenza, e nel naturale, emergente “istinto di sopravvivenza”. Dunque, con la richiesta di trasformare in pane la pietra. La risposta data dal Signore con la citazione di Deuteronomio 8,3 non mi sembra vada intesa in modo spiritualistico, ma, come sarà anche per le successive tentazioni, come la verità ultima e profonda della realtà. Qui non viene negato un pane a favore di un altro, ma viene detto che la necessità di mangiare per vivere è ben più dilatata rispetto alla necessità dell’immediata sopravvivenza fisica. Sappiamo che il pane “della Parola che esce dalla bocca di Dio” esprime il bisogno dell’uomo di essere in ogni modo “nutrito” – e quindi il suo non essere “autosufficiente” – e nutrito da Dio di tutto quello che costituisce il mistero e la profondità della vita. Altrimenti la vita stessa è ridotta ad un puro fatto biologico.
La seconda tentazione ci porta alla rivelazione del giusto rapporto con ogni creatura, con tutta la realtà creata. Nella signorìa del diavolo il mondo è l’oggetto della cupidigia umana e quindi il principio e la giustificazione abominevole di ogni competizione, e lotta, e guerra. All’opposto, l’adorazione di Dio restituisce il creato alla sua vera fisionomia, e l’uomo recupera il suo compito primordiale di orientare ogni creatura verso il creatore. Anche qui si deve dire che non si tratta di una “fuga dal mondo”, ma del rapporto sapiente e fecondo che Dio ha stabilito tra la creazione e la creatura prediletta che Egli vi ha posto per governarla. Dice il Salmo 113 che i cieli sono di Dio ma che Dio ha datto all’uomo la terra.
L’ultima tentazione riguarda il rapporto con Dio stesso. Il peccato originale esprime l’ingannevole ipotesi di una “competizione” che porti l’uomo a diventare “come Dio”, e a non avere più bisogno di Lui, e quindi a negarlo, a toglierlo di mezzo, stabilendo l’autoidolatria umana. La risposta del Signore, potremmo dire attraverso un “dibattito” sull’interpretazione delle Scritture(!), definisce il rapporto con Dio come un umile abbandono figliale, quale Gesù ci è venuto a rivelare e a donare come Figlio di Dio.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il testo di oggi è in evidente collegamento con ciò che precede e soprattutto con la proclamazione da parte del Padre “Tu sei il mio figlio prediletto in te mi sono compiaciuto”. Le tentazioni del diavolo si rifanno a questa proclamazione “Se sei figlio di Dio…”; e in realtà sono tutte per tentare di separare il Figlio dal Padre. Si può notare in questo senso l’uso nella seconda tentazione del termine potenza/potere che si ritrova anche nel prologo di Giovanni: “A quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio, i quali…”. Qui dunque il diavolo cerca di separare il Figlio dal Padre proponendoli un altro potere, autonomo,alternativo a quello che già ha in pienezza nello Spirito Santo, nell’essere Figlio in comunione perfetta col Padre.
Il rimando finale a un tempo, che può essere visto come quello della passione, può portare a vedere le tentazioni di oggi riassunte in ciò che per tre volte nel Vangelo di Luca viene detto a Gesù in croce: salva te stesso; così come le sue risposte di oggi hanno la loro pienezza nelle ultime sue parole in croce secondo Luca : “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”
Un saluto delle sorelle che dopo “l’ibada” sono partite per il loro ritiro con le mamme a Mafinga.
Il Gesù che esce dalle tentazioni mi sembra molto piccolo: ha fame, non trasforma le pietre in pane. Si nutre di quello che esce dalla bocca del Signore (parallelo di Mt). In ogni caso forse resta affamato. Rinuncia al potere e ai regni perchè solo al Signore si vuole inchinare. Ha solo lui e nessun altro! E non sfrutta nemmeno l’aiuto degli angeli. Non vuole tentare il Signore.
Gesù, figlio di Dio, ha con Dio un rapporto molto essenziale (la parola, l’adorazione, il non tentarlo) ma esclusivo (solo di lui, con lui e per lui).
Le tentazioni mirano a distoglierlo da tutto questo “poco” che ha con Dio.