1 Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilene, 2 sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. 3 Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, 4 com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate isuoi sentieri!
5 Ogni burrone sarà riempito,
ogni monte e ogni colle sarà abbassato;
le vie tortuose diverranno diritte
e quelle impervie, spianate.
6 Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate isuoi sentieri!
5 Ogni burrone sarà riempito,
ogni monte e ogni colle sarà abbassato;
le vie tortuose diverranno diritte
e quelle impervie, spianate.
6 Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!
Nel testo di Luca ci sono due variazioni degne di nota rispetto ai testi paralleli – o circa – degli altri Vangeli: la lunga e minuta descrizione delle strutture del governo mondiale e locale e del governo religioso; e la citazione della versione greca di Isaia, ben più estesa. Cerchiamo di trarre da questo alcune considerazioni.
La preoccupazione di Luca è quella di mostrarci che l’intervento divino non è “fuori” ma “dentro” la storia. La storia così com’è. La storia grande che si presenta come la sede del dominio dell’umanità e quindi l’arbitro del suo destino. Le grandi spiritualità tendono ad afferrare la persona per portarla fuori dal suo mondo, il Dio d’Israele , il Padre di Gesù, entra nella storia, in certo senso “si compromette” con essa. Si potrebbe pensare che quasi vi si contamina. Dio non è un sistema di valori astratti, ma è la fonte di una storia alternativa, nuova. La fede non è una “credenza”, ma un’ “esperienza”.
A questo punto possiamo prendere atto della sorpresa, in certo senso dello “scandalo” della nostra storia: la Parola di Dio non visita quelle strutture dominanti della storia umana, ma si rende presente a “Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto”. Questo qui, neanche Anna e Caifa lo conoscono: sono tanti i membri e le famiglie di classe sacerdotale! Il verbo reso in italiano con “venne”, al ver.2, è alla lettera “avvenne”. La Parola di Dio è un avvenimento, un accadimento. La Parola di Dio non sono i “Libri”, cioè “la Bibbia”, ma è la Parola scritta in quei “Libri” quando diventa Parola a te, per te, oggi! Giovanni viene investito da quella Parola, che da quel momento lo governa e lo guida. Giovanni ubbidisce alla Parola viva che lo guida. Per questo, egli ”percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati”. Questa “predicazione” non é solamente e principalmente un’ “esortazione” morale. E’ prima di tutto un “annuncio”, come era stato annuncio quello di Nazaret, e prima ancora quello a Zaccaria, e poi l’annuncio ai pastori…”. E’ infatti l’annuncio che genera ed esige anche una conversione morale, un “agire di conseguenza”.
Questo lo si coglie bene nella citazione di Isaia che, come dicevamo, nel testo di Luca è più estesa che nei testi paralleli. Al “voi” della prima parte: “preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri” viene data la “ragione” di tale preparazione: l’evento messianico davanti al quale “ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato…”(ver.5). E, al ver.6: “ogni uomo – alla lettera, ogni carne – vedrà la salvezza di Dio!”. Dunque, bisogna convertirsi, cioè volgersi e accogliere, l’evento del Signore!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.