36 Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 37 Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. 38 Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39 Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». 40 Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. 41 Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». 42 Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43 egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
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La versione italiana del ver.36 propone quel “Gesù in persona” che sarebbe più semplicemente, alla lettera, “Egli stesso”, e questo ci aiuta ad entrare nel senso profondo della Parola che oggi il Signore ci regala. Infatti, come nella vicenda dei due discepoli in cammino verso Emmaus ci veniva donata la grande via dei “segni” della presenza di Gesù tra noi, la Parola che scaldava i cuori e il Pane spezzato, oggi il Vangelo ci annuncia, oso dire, la presenza “fisica” del Signore tra noi. Proviamo a fare qualche timido passo nell’annuncio di oggi, proprio a partire da quell’espressione “Gesù in persona” e dal suo saluto “Pace a voi!”. Il ver.37 pone la grande obiezione del “fantasma” e quindi della reazione dei discepoli: “sconvolti e pieni di paura”. Il fantasma è la somatizzazione dell’inesistente o del morto.
Ma Luca custodisce con cura e affetto la memoria di queste presenze del Risorto. In Atti 10,41 dice addirittura, per bocca di Pietro nella casa del pagano Cornelio: “…abbiamo mangiato e bevuto con Lui dopo la sua risurrezione dai morti”! Certo, in quel passo degli Atti Pietro precisa che questa non è esperienza di tutti, ma di “testimoni prescelti da Dio..”. Noi però non possiamo non chiederci come la Parola che oggi ci viene donata la possiamo e la dobbiamo celebrare nella nostra vita. Propongo quindi un’ipotesi che in questi giorni si è affacciata più volte al mio pensiero e alla mia commozione, quando mi sono accorto di essere a mensa con qualcuno di cui vedevo le mani e i piedi trafitti dalla sua crocifissione. Non un fantasma, di cui Gesù dice che “non ha carne e ossa come vedete che io ho”(ver.39).
E mi capita di trovarmi anche con persone delle quali il ver.41 dice “che non credevano ancora”, e che, per tanti motivi e segni preziosi, sono “pieni di stupore”. Allora mi accorgo che veramente possiamo dire di aver “mangiato e bevuto con Lui dopo la sua risurrezione dai morti”. Allora, quella “gioia” che, come dice il ver.41, potrebbe appartenere all’orizzonte dell’irreale, diventa esperienza della presenza di Gesù, che ci chiede se abbiamo “qualcosa da mangiare”(!!), e quindi evento che attua per noi e tra noi quello che Luca ricorda nel suo Vangelo: “Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro”(ver.42). E’ il “miracolo” della mensa che, accogliendo un povero, accoglie Lui. Oggi è bello poter ascoltare la vicenda narrata in Giovanni 21,1-14, dove si dice che “nessuno dei discepoli osava domandargli ‘chi sei?’ , perché sapevano bene che era il Signore”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il commento 2007:
https://www.famigliedellavisitazione.it/lc-2436-43.html
La pace che Gesù porta proviene dalla sua risurrezione per la quale viene distrutta l’inimicizia degli uomini con Dio e degli uni con gli altri, retaggio della morte e della paura della morte.
Ora la pace si estende a cominciare dai nostri cuori fino ai confini della terra.
– Gesù non è uno spirito, nemmeno uno spirito angelico. Non ha preso la nostra carne per apparenza, nè temporaneamente.
Nel libro di Tobia l’angelo Raffaele diceva: “A voi sembrava di vedermi mangiare ma io non mangiavo nulla, ciò che vedevate era solo apparenza (Tob 12,19).
Gesù invece mangia realmente davanti ai discepoli.
– E’ nostra beatitudine il partecipare alla mensa del Signore e mangiare da essa, ma è anche bello che qui il Signore risorto mangi del cibo dalla nostra mensa.