33 Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. 34 Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.

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Mi sembra di grande rilievo che, come possiamo controllare fin dal ver.13 di questo capitolo, il soggetto dei verbi al plurale è stato sempre il medesimo – “i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo” – e dunque con un’attribuzione collettiva dei fatti che vi si compiono. Tutti loro sono quelli che ora portano Gesù fino “sul luogo chiamato cranio”. Tutti loro quelli che “crocifissero lui e i malfattori”. Noi non possiamo certamente sentirci e dichiararci esenti da questo coinvolgimento.
Ma tutto questo assume uno straordinario rilievo per quello che Gesù dice al ver.34: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Nella misura in cui noi ci lasciamo coinvolgere nel dramma dei crocifissori, veniamo ora compresi tra coloro che “non sanno quello che fanno”! Nei nostri peccati sono sempre presenti due elementi di enorme rilievo. Il primo è drammaticamente negativo, e viene proclamato dal Salmo 50(51),6: “Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto…”. Ogni peccato è contro il Signore. E ogni peccato, e questo è il secondo elemento di rilievo, è nella richiesta di Gesù al Padre: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Questa affermazione verrà ripresa in Atti 3,17: “Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi”, e comparirà sulle labbra di Stefano nel momento del suo martirio in Atti 7,60: “Signore, non imputare loro questo peccato”. Nel peccato, e in ogni peccato, c’è sempre un’inevitabile incomprensione del sua drammatico riferimento alla Persona stessa di Dio.
E’ impressionante come Gesù sia il vero regista e l’assoluto protagonista della sua passione. La sua passione è dunque l’apice della sua azione di salvezza! Quello che avviene è infatti il compimento delle Scritture come ascoltiamo al ver.34 nella citazione del Salmo 21(22),19 sulla divisione delle vesti e sul tirare a sorte.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il commento 2007 (Lc 23,33-38):
https://www.famigliedellavisitazione.it/lc-23-33-38.html
…dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.
Questo verbo del dividere che tutti gli evangelisti (anche Gv) hanno qui per la divisione delle vesti, Luca lo usa anche per la distribuzione tra i discepoli del pane dell’ultima cena (Lc 22,17) e negli Atti per il dono dello Spirito (At2,3) e per la condivisione dei beni nella prima comunità (At 2,45).
Mi è sembrato bello e importante che tutto ciò che è del Signore (perfino ciò che come qui sembra oggetto di rapina) non può che essere condiviso tra noi. Nulla di ciò che viene da Lui, nessun dono Suo può essere possesso personale ed esclusivo.
“Crocifissero lui e i malfattori…”: ecco il Signore sulla croce. Le sue prime parole sono per il perdono dei suoi carnefici. Sappiamo che Gesù è come Dio: ne deduciamo che il Padre perdona tutti, nonostante l’enormità dei crimini commessi. Noi facciamo fatica ad accogliere questo dato della rivelazione; preferiamo invocare la giustizia divina contro coloro che, secondo noi, proprio “se lo meriterebbero”. La figura del primo martire Stefano, che muore invocando anch’egli il perdono per i suoi assassini, sembra indicare la via che il discepolo di Gesù dovrebbe seguire.