26 Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirène che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù. 27 Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. 28 Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. 29 Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato.
30 Allora cominceranno a dire ai monti:
Cadete su di noi!
e ai colli:
Copriteci!
31 Perché se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?».
32 Venivano condotti insieme con lui anche due malfattori per essere giustiziati.
![Le Famiglie della Visitazione](https://www.famigliedellavisitazione.it/wp/wp-content/uploads/2020/05/logo-famigliedellavisitazione2020-1.png)
Seleziona Pagina
Ci sono cinque “personaggi” in questo brano della passione di Gesù che oggi celebriamo: il Signore; i suoi carcerieri-aguzzini; Simone di Cirene; le donne piangenti individuate e interpellate da Gesù in mezzo alla folla; i due malfattori condotti con Lui verso il patibolo. Li cito perchè mi sembra di aver colto una profonda convergenza e unità di tutti questi personaggi del dramma. Tutti intorno a Lui, che sembra apparentemente tutto subire, e che è invece il grande protagonista, regista e guida di ciò che sta avvenendo.
Coloro che conducono Gesù (ver.26), che pongono la sua croce addosso a Simone, e che insieme al Signore conducono anche i due malfattori che devono essere giustiziati, sono in realtà gli esecutori della grande vicenda della salvezza operata dalla Pasqua del Cristo.
Simone che porta la croce dietro a Gesù (ver.26) è ikona splendida di ogni discepolo che segue il Signore portando la croce dietro a Lui!
I due malfattori condotti insieme a Gesù verso la morte (ver.32) sono testimoni e beneficiari del mistero dell’Amore di Dio che in Gesù si immerge nella vicenda umana per salvarla.
Mi sembra che questa sia la via lungo la quale possiamo cogliere il significato delle parole che Gesù rivolge alle donne piangenti volgendosi verso di loro per coinvolgere anche loro nel dramma pasquale della salvezza. Il solo Luca ricorda questo particolare episodio della passione di Cristo, che fa di queste donne un’immagine splendida della chiamata universale alla salvezza. Così mi è parso di cogliere, e così vi trasmetto, con la consueta riserva di non fidarvi di quello che vi scrivo. Qual’è dunque l’invito che Gesù rivolge loro? Quello di immergersi profondamente nell’evento della sua morte, celebrandolo in se stesse come il livello più profondo e l’interpretazione più luminosa della loro stessa vicenda. Quello che sta accadendo non è solo l’episodio drammatico della vita di una persona, della persona di Gesù di Nazaret, ma è la rivelazione e la consegna all’intera umanità della rivelazione e della partecipazione di ciascuno e di tutti alla via della salvezza.
Insieme a quelle donne, anche noi siamo invitati ad entrare nel grande, supremo dramma, nel quale Simone di Cirene e i due malfattori sono già entrati. Siamo chiamati a celebrare la passione del Signore come la “nostra” passione. La memoria della sua Pasqua è ormai per sempre l’offerta d’amore che, in Gesù, Dio fa all’umanità intera, perchè ognuno e tutti possiamo in essa trovare, accogliere e lasciar fiorire il mistero dell’Amore che è più forte della morte e che, solo, può illuminare ogni umana vicenda.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Anche a me colpisce molto questo corteo di persone intorno a Gesù che partecipano alla sua salita al Calvario, chi portando la croce, chi piangendo, chi condannato alla stessa pena… E Gesù è in testa (simone lo porta la croce dietro di lui, il popolo e le donne lo seguono e Lui deve girarsi, i malfattori sono “con lui”).
E noi nel corteo dove siamo?
I versetti di oggi mi hanno molto ricordato il Getsèmani e ho sentito una sottile angoscia del Signore, per noi. Noi che forse siamo dentro il cammino di Simone di Cirène con addosso la croce e la gran folla che lo segue sul calvario in queste pagine di Luca.
‘Piangete su voi stesse’ mi è sembrata come una confidenza che il Signore volesse fare ai ‘suoi’, un avvertimento a non piangere eccessivamente su di Lui perché in un qualche modo si è chiamati a seguirlo nella via dolorosa che porta alla resurrezione. Così come Simone e la gran folla.
Mi ha colpito la premura e la vicinanza di Gesù, rinforzata dal salmo 55 ‘le mie lacrime nell’otre tuo raccogli; non sono forse scritte nel tuo libro?’.
Gesù si avvia al Calvario; come è noto, non si tratta di una “salita”, come eravamo abituati a pensare: non è una collina, ma una cava alle porte della città, alta pochi metri . E la croce che porta è, come sappiamo, solo il palo trasversale, poiché il palo verticale era già infisso nel luogo delle esecuzioni. Simone di Cirene porta la croce proprio “dietro Gesù”! – Quanto alle donne, i commenti segnalano che c’erano a Gerusalemme gruppi di donne che si occupavano della assistenza dei condannati, preparando anche, per essi, delle bevande per alleviarne le sofferenze. Mi colpisce che Gesù, in un silenzio quasi assoluto fino ad ora, si fermi a parlare a lungo con loro, citando un detto popolare e il profeta Osea; e conclude con la bella immagine del legno verde o secco… I due malfattori condotti “insieme con lui” ci rappresentano e ci riservano una gioiosa sorpresa.
I giorni precedenti, e soprattutto ieri, ci siamo incontrati con l’ostilità, l’inimicizia, con le grida che chiedevano l’uccisione di Gesù. Oggi il quadro cambia radicalmente, presentando una folla che segue nel pianto il Signore.
Simone di Cirene è immagine importante per i molti costretti alla sofferenza e soggetti all’ingiustizia, perchè oggi ciò viene assunto come discepolato del Signore. Il verbo “presero” presente nel primo versetto di oggi, e di per sè qui così violento, lo troviamo però nel Vangelo completamente trasformato tanto quanto è l’azione del Signore, in relazione a altre due forme di discepolato: l’essere bambini (a fronte dei discepoli che litigano su chi è il più grande, Gesù prende un bambino e lo pone nel mezzo) e l’essere malati (Gesù prende per mano l’idropico).
Non si può negare la severità della risposta del Signore alle donne, che peraltro è confermata da altri testi. Tra questi 1 Pt. 4,17:” E’ giunto infatti il momento di cominciare il giudizio dalla casa di Dio; e se prima comincia da noi, quale sarà la fine di quelli che rifiutano di credere al Vangelo di Dio? E se il giusto a stento si salverà, che ne sarà dell’empio e del peccatore?”. Il Signore conclude ponendo una domanda, come in precedenza aveva fatto al cap. 18 “Il figlio dell’uomo, quando verrà, trovera la fede sulla terra?” Sono domande aperte che il Signore ci consegna perchè le custodiamo nel cuore e camminiamo in esse.
Oggi in modo singolare abbiamo ascoltato del pianto delle donne nel Vangelo dopo avere ascoltato alla preghiera del mattutino il pianto di un’altra madre, nel libro di Tobia, sulla figlia Sara. Quel testo ci può dare una indicazione preziosa sulla direzione che il signore dà al pianto delle donne: che l’incontro nuziale della sposa con lo sposo che da sempre gli era stato destinato cambi in gioia il dolore, con la vittoria sul demone mortifero.