2,1 In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2 Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. 3 Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. 4 Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, 5 per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. 6 Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7 Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo.
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Come all’improvviso, all’inizio del cap.2, l’orizzonte e la prospettiva della storia si dilatano. La vicenda che prima era circoscritta nei confini della vicenda e del territorio di Israele, ora si allargano a dimensioni universali. D’altra parte anche il popolo del Signore non è più quello descritto nel cap.1, caratterizzato dal culto e dalla profezia, ma viene alla ribalta della storia con quella stirpe di Davide che custodisce il livello più profondo dell’elezione divina, e porta in sé la promessa del Messia che deve venire.
Lasciamo la dimora sacerdotale di Zaccaria così inserita, anche attraverso gli eventi che vi si compiono, nella storia gloriosa dei patriarchi e dei profeti, e incontriamo la condizione umanamente tanto umile e nascosta di Maria e di Giuseppe. Di fronte a ciò si pone la figura del potere universale dell’imperatore e questo decreto di censimento del mondo intero. Come se, dovendosi compiere i tempi della salvezza universale, Dio portasse al livello supremo il mistero della sua elezione per il piccolo e il povero, appunto come giudizio e salvezza di un’umanità che mondanamente concepisce e persegue il potere come potere dei forti. Ed è interessante che la nascita del Figlio di Dio avvenga, in adempimento delle profezie, nella città della famiglia davidica, a Betlemme, in obbedienza ad una realtà lontana e apparentemente estranea come l’impero di Roma.
Da qui, ancora, emerge il contrasto tra l’evento ufficialmente importante del censimento di tutta la terra, e quello così ordinario e nascosto della nascita di un bambino povero in una regione secondaria dell’impero. In questa prospettiva, il ver.7 che sottolinea la particolare indigenza di questa povera gente, esprime bene, con quel “non c’era posto per loro nell’albergo”, l’estrema lontananza e il contrasto assoluto tra i due avvenimenti. Eppure, è l’evento “grande” a “servire” quello piccolo, perché in realtà è quest’ultimo l’avvenimento verso il quale convergono non solo la storia del piccolo popolo del Signore, ma quella di tutti i popoli della terra. Che cosa sta avvenendo di importante per il mondo? L’ennesima verifica del potere imperiale o il sorgere del nuovo regno messianico di giustizia e di pace?
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“primo”: il primo censimento e il primogenito. La sproporzione tra i due avvenimenti è evidente. Mentre per il primo “tutti” si devono muovere per andare nella propria città a farsi registrare, per il secondo non c’è nemmeno il posto. Eppure del primo censimento nessuno si ricorda più mentre della Nascita del Salvatore tutti stiamo ancora godendo! E’ impressionante pensare come questi due “primi” avvengano nello stesso momento non per caso ma per l’adempimento delle scritture antiche! Un bambino, primogenito ma ultimo tra gli ultimi, poverissimo, senza un posto dove nascere causa il censimento di tutto il mondo!
Mi colpisce questa mattina la risposta mite ed obbediente di Maria e Giuseppe all’ordine del decreto imperiale Mi sono chiesta dove poteva avere radice una tale risposta. Questo è il secondo viaggio di Maria che Luca ci racconta: il primo sulle parole dell’angelo, questo sull’ordine di Cesare.
… Io non credo che abbiano pensato “Andiamo a Betlemme a partorire il Messia così adempiamo alle scritture”…
Mi veniva in mente la risposta che Gesù da a Pilato riguardo al potere di metterlo in libertà o in croce (Gv 19, 10-11); pensavo a Gesù che accetta il calice della croce dalle mani del Padre.
Mi sembra che la mite obbedienza di Maria e Giuseppe possano essere radicati nella consapevolezza che tutto è nelle mani del Padre, tutto viene da Lui, tutto è obbedienza a Lui.