7 Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: 8 «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, 9 e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cedigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. 10 Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. 11 Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
12 Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. 13 Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; 14 e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

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Mi chiedo se queste due parabole vogliano essere semplicemente un prezioso insegnamento sull’umiltà e sulla carità, o non vogliano anche donarci qualcosa di più ampio e luminoso. Senza dunque negare l’interpretazione più immediata e semplice, chiediamo al Signore Gesù di farsi Lui stesso protagonista di questa Parola, e di donarci una parabola che dica l’alternativa radicale che Egli è venuto a portare rispetto alle parabole della mondanità, nelle quali anche il farisaismo, malgrado tutto il suo rigore, rischia di cadere. Vediamo infatti che le parabole che oggi Gesù ci regala vengono mosse in Lui dall’osservazione di come, alla mensa del suo ospite fariseo, gli ospitati “sceglievano i primi posti”. E a quella mensa, oltre a Lui, appaiono invitati altri farisei.
Mi sembra che Gesù, venuto a donare alla storia dell’umanità una prospettiva radicalmente nuova e alternativa, sia Lui per primo a mettersi “all’ultimo posto”(ver.10), e per questo, ascoltiamo da Filippesi 2,9, “Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al disopra di ogni nome”. E questo cambia tutto il volto della storia, perché, sedendosi Lui all’ultimo posto, anche l’ultimo di noi, anch’io, può sperare di trovarselo vicino alla Mensa di Dio. Lodiamo il Signore Gesù che si è fatto il più piccolo di tutti noi!
Nella stessa prospettiva accogliamo la Parola dell’altra parabola, ai vers.12-14. E’ Lui che ci mostra come alla sua mensa ami invitare “poveri, storpi, zoppi ciechi”. Se a qualcuno venisse il dubbio di non essere tra questi invitati, pensi di quanta povertà e di quanta cecità sia piena la nostra persona e la nostra storia. Noi che non potevamo pensare di avere un posto alla mensa di Dio, da Gesù siamo chiamati e invitati, noi che non abbiamo la possibilità di ricambiare.
Desidero infine gustare e vedere quanto il nostro Signore Gesù sia maestro sapiente, mostrandoci che le parabole non sono difficili da trovare, perché tutta la vita è una grande parabola. Un intreccio di infinite parabole. Basta “osservare” non con i nostri occhi e con la nostra testa, ma con lo Spirito e nello Spirito del Signore, come oggi fa Lui, nella casa e alla mensa del fariseo che l’ha invitato.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il commento 2007:
https://www.famigliedellavisitazione.it/lc-14-7-14.html
“chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato”
Allo stesso modo si chiude un altro testo, anch’esso, come questo, proprio solo di Luca: la parabola del fariseo e del pubblicano saliti al tempio a pregare (Lc 18,9-14). Ho visto che anche santa Teresina, nell’ultima pagina dei suoi manoscritti autobiografici, conclude facendo sintesi dei due testi, e identificando l'”ultimo posto” con il posto del pubblicano: “Se appena do un’occhiata al santo Vangelo, respiro il profumo della vita di Gesù, e so da quale parte correre… Non mi slancio verso il primo posto, ma verso l’ultimo; invece di farmi avanti insieme al fariseo, ripeto piena di fiducia, la preghiera umile del pubblicano…” (Ms C,339). Mi sembra che le due immagini, insieme, si completino. Non si tratta tanto o solo della virtù dell’umiltà nella scelta dell’ultimo posto, ma della constatazione umiliata del nostro essere peccatori, gli ultimi che avrebbero diritto ad essere invitati.
ancAnche noi – diciamo la verità – siamo soliti ambire ai primi posti, ai posti migliori, accanto alle “autorità”, vicino a quelli che contano. Facciamo la corsa per prendere “il posto davanti”, dove si sta più comodi o si vede meglio il panorama… Solo dietro l’esempio di Gesù, che si è fatto davvero ultimo, abbiamo cercato di orientarci diversamente , consapevoli della nostra grande povertà.- Mi piace però anche vedere Gesù in quel signore della prima parabola: l’invito oggi è per noi; egli dice a tutti indiscriminatamente “Amico, vieni più avanti!” (Ascende superius, dice il testo latino). Vieni su, accanto e nell’intimità del Padre… Mi rimane l’interrogativo: come sarà questa mensa sterminata, condivisa da miliardi di uomini e donne, attorno al Signore e al Padre nostro?