7 Osservando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una parabola: 8 «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te 9 e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cedigli il posto! Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. 10 Invece quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. 11 Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
12 Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch’essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. 13 Al contrario, quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; 14 e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
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Ho visto il tema dell’invito sviluppato in due modi.
Il primo è la condizione di ‘essere invitati’. Ho visto come sfondo di tutto il brano l’Eucarestia, sulla quale si innestano altri banchetti, ben più modesti e ‘frugali’ che forse sono quelli delle nostre vite spezzate e offerte. Mi è piaciuto pensare che a questi banchetti siamo invitati,negli ultimi posti.
La seconda buona notizia mi sembra sia quella che anche a noi è data la possibilità di spezzare il pane della nostra vita offrendola ed ‘invitare’ i nostri fratelli.
Queste due idee mi a hanno riportato alla Regola dove si riassume che la vita non può essere che questo: ‘ogni giorno,per tutto il giorno, lasciarci prevenire dallo Spirito Santo a contemplare e ad accogliere in noi il Mistero della Messa.’.
E’ certamente possibile e legittima una “lettura” delle parole che oggi riceviamo dalla bontà di Dio, in una prospettiva semplicemente etica, come un invito all’umiltà per quanto riguarda la prima parabola (vers.8-11), e come un invito alla carità per quanto riguarda la seconda (vers.12-14).
Voglio innanzi tutto far notare che qui abbiamo un uso particolare della termine “parabola”, perchè Gesù non parla di fatti (come per la parabola del samaritano) o di immagini tratte dalla natura e dalla vita comune (come la pioggia che scende dal cielo o la semina dei campi), ma di occasioni offerte semplicemente dalla nostra esistenza comune, cose che possono capitare a chiunque di noi:”Quando sei invitato a nozze (ver.8)…quando offri un pranzo (ver.12)…”. Altra osservazione che vorrei premettere è che non si può parlare di “peccato” per chi si siede ai primi posti o per chi invita i parenti o i ricchi vicini. Questo induce a pensare che queste parole di Gesù, che solamente Luca ricorda, si debbano interpretare sul piano della sapienza della vita, come interpretazione profonda della condizione umana e dell’intervento in essa del mistero di Dio. E su questa linea di lettura vorrei orientarmi.
Riguardo alla prima immagine (vers.8-11) è bene notare la presenza, per sei volte, del verbo “invitare, chiamare”, o perchè si è tra gli invitati, o perchè si parla di chi invita. Il verbo, che significa “chiamare”, ci porta nell’orizzonte di una vita interpretata come “chiamata, vocazione”, e della presenza di Dio nella vita umana come una sua chiamata. Ora noi sappiamo che nella fede ebraico-cristiana questa chiamata è chiamata alla salvezza. In questa prospettiva, la scelta dell’ultimo posto non è solo un atto di umiltà, ma è prima di tutto l’interpretazione corretta e profonda della condizione umana. All’affanno insensato della corsa al primo posto, sta la saggezza di chi sa bene quale sia il suo posto giusto. A ciò si potrebbe aggiungere, come grande conferma, che questo ultimo posto è quello che il Signore stesso ha scelto per Sè venendo in mezzo a noi, come luogo dove trovarci e dirci, secondo il ver.10 “amico, passa più avanti”(alla lettera, “ascendi sopra”, “ascende superius” dice la versione latina). L’ultimo posto è quindi, nella sapienza donata da Dio, il posto giusto e vero per ogni persona. E qui si rivela nello stesso tempo, il cuore della relazione che Dio intrattiene con l’uomo, il senso profondo del suo “invito”: la chiamata alla salvezza!
E’ da questa affermazione fondamentale che scaturisce la seconda immagine, cioè quella del banchetto al quale noi stessi invitiamo le persone della nostra vita. Non sia la nostra vita un banchetto chiuso in se stesso, dove le gerarchie di merito e di diritto esprimono una situazione nella quale ognuno è, e ha, quello che riesce ad avere e a mantenere. Ma sia la “prosecuzione” logica del banchetto divino al quale siamo stati chiamati e nel quale siamo stati salvati. Per questo l’indicazione di Gesù apre il grande orizzonte della diversità e della povertà. Come Dio ha invitati e salvati noi, tanto diversi da Lui e tanto radicalmente poveri di tutto quello di cui Lui solo è ricco, così noi possiamo avere il grande dono – oltre a quello di essere da Lui invitati – di imitarlo invitando a nostra volta, e invitando coloro dai quali non riceveremo un contraccambio terreno, che essi non hanno da darci a motivo della loro diversità-povertà, e che potremo ricevere alla fine da Dio stesso. Siamo vicini alla parabola del Samaritano.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Mettersi all’ultimo posto è il modo per avere il privilegio di essere chiamati amici dallo Sposo, essere onorati da lui, avere da lui il regalo del posto giusto, quello davanti, quello vicino a lui.
Il privilegio poi di essere anche noi degli organizzatori di banchetti ci porta a poter avere molti amici, molte persone da onorare e valorizzare, che non possono ricambiare se non con l’affetto.
Un saluto da Fatima!
Mi colpisce l’invito del Signore a non calcolare troppo, a non forzare le cose, il dono c’è ed è Lui, nel momento che lo faccio diventare una conquista (sono io che arraffo i primi posti)e non più un dono, perdo tutto!
Nella seconda parabola Gesù ci ricorda la nostra condizione: siamo invitati al banchetto della vita gratuitamente e senza merito dal Signore. Ebbene la nostra gratuita’ verso i fratelli, può essere una piccolo riflesso del tanto amore che riceviamo quotidianamente da Dio. Noi non abbiamo mai da ricambiare nei confronti di Dio, se non restituire un pò dell’amore ricevuto verso i fratelli. I fratelli che non hanno da ricambiare ci ricordano la nostra condizione di poveri graziati!