18 Diceva dunque: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? 19 È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».
20 E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? 21 È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
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La breve Parola che oggi riceviamo dalla bontà di Dio è molto preziosa perché ci ricorda in che modo Egli si prende cura di noi, come abbiamo ascoltato dal vignaiolo della parabola ai vers.6-9. Gesù oggi ci spiega come sia “il Regno di Dio”, così diverso dai regni del mondo che si misurano per la loro estensione, la loro ricchezza e la loro potenza di dominio. Il Regno di Dio è un avvenimento! E’ appunto quello descritto dal “prendersi cura” del divino vignaiolo, che è Gesù. Dunque, il Regno è la sua venuta e la sua presenza tra noi e in noi. Ed è la sua azione di salvezza. E’ la comunione tra Lui e noi e tra di noi. La differenza con i regni mondani è radicale.
La prima immagine è quella del “granello di senape”. Matteo 13,31 e Marco 4,30 sottolineano la piccolezza di questo seme. Mentre Matteo e Marco dicono che un uomo l’ha seminato, qui dice che l’ha gettato (ver.19). Il “vignaiolo” è diventato un piccolo seme gettato. Questo seme piccolo e gettato è Gesù stesso. E’ il suo Vangelo. E’ il suo incontro con l’umanità e con ogni persona che incontra e chiama. E’ la realtà stessa della nostra fede e della vita cristiana. È tutto molto piccolo! La nostra tentazione è sempre quella della grandezza. Penso infatti che noi ci troviamo dentro a questa piccolezza – di Dio in Gesù, del suo Vangelo, della sua elezione dei piccoli e dei poveri, della nostra piccolezza in tutti i sensi – e l’immagine dell’ albero e degli uccelli tra i suoi rami non è una prospettiva verificabile storicamente. E’ piuttosto la realtà della nostra fede e della nostra speranza. Noi stessi possiamo in certo modo pensarci come il piccolo seme gettato nel giardino. E così ogni volto della nostra storia come della vicenda di tutta la comunità credente: piccola cosa! E’ chiaro che tutto questo celebra il mistero fondamentale del farsi piccolo di Dio in Gesù che vuole scendere in ogni povertà per prenderla per mano e condurla al Padre.
Il termine importante dei vers.20-21 è l’ “essere nascosto”. Come il “lievito che una donna prese e mescolò con tre misure di farina” (è molta questa farina!), così il Regno di Dio è “nascosto”! E resta nascosto sino alla fine, “finchè non fu tutta lievitata”. Non si tratta, neanche qui, di un iniziale nascondimento che adesso si mostra in tutta la sua gloria. Il Regno di Dio resta storicamente sempre “nascosto”. Se le vicende della storia e i nostri “tradimenti” portano il Regno a misure mondane di grandezza e di successo, bisogna tornare a quella piccolezza a quel nascondimento, perché così è il Regno di Dio. E questo vale per la comunità ecclesiale nel suo insieme, come per ogni esistenza cristiana…
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Io ho notato un’altra piccola differenza, molto bella, tra il testo di Luca e i paralleli di Matteo e Marco. Il seme per Luca è gettato in un GIARDINO.
Non è detto in un campo (Mt), nè nella terra (Mc), ma nel suo giardino.
Nel Nuovo Testamento si parla di un giardino solo qui e nella Passione secondo Giovanni, dove il giardino è sia il luogo dell’arresto di Gesù (Gv 18,1.26), sia il luogo della sepoltura (Gv 19,41).
Anche a me è sembrato che questo piccolo seme fosse un’immagine molto bella di Gesù, sepolto per la nostra salvezza. Altrove Gesù ha detto che “se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”(Gv 12,24). Lui infatti non è rimasto solo. Gli uccelli del cielo si riparano tra i suoi rami.
Immagini molto belle, che dicono la salvezza e insieme l’amore.
“Venga l’amato mio nel suo giardino…” (Ct 4,16)
“Come un melo tra gli alberi del bosco, così l’amato mio tra i giovani.
Alla sua ombra desiderata mi siedo,è dolce il suo frutto al mio palato (Ct2,3).
Anche oggi una “bella notizia”, soprattutto per noi che siamo persone “piccole”, comuni, senza particolare importanza o autorità o missione: il Regno di Dio è simile a un granello di senape! Un seme piccolissimo, che sfugge quasi allo sguardo e che dà origine a un arbusto di un metro, due al massimo, come si può vedere per le strade di Gerusalemme. Ma nel giardino di Dio questo seme diventerà un grande albero capace di accoglierci tutti. E anche se non vediamo niente, se non percepiamo nulla del prodigioso sviluppo, non dobbiamo dubitare: un po’ di lievito, mescolato in tanta farina, la fa lievitare tutta. La felicità di quella donna!!