38 Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. 39 Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; 40 Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». 41 Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, 42 ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta».
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Mi si rinnova un senso di stupore ogni volta che, oltrepassata la parabola del Samaritano, dove si ha l’impressione che nulla di più alto si possa dire, il cap.10 propone questo breve finale sull’incontro tra Gesù e le due sorelle, che nei capitoli 11 e 12 di Giovanni si conoscono come le sorelle di Lazzaro, abitanti a Betania, nel luogo dove oggi abitano i nostri due carissimi Lorenzo e Andrea. E mi affascina ogni volta cogliere la preziosità “necessaria” di questo episodio.
Possiamo intanto ricordare la grande enfasi che tutto il testo precedente aveva posto sul “fare”; era stata la domanda del dottore della legge al ver.25, ed era stata la conclusione che Gesù traeva dalla parabola del Samaritano:”Va’, e anche tu fa’ lo stesso”(ver.37). Ed è con questo pensiero introduttivo che entriamo anche noi nella casa di Marta. Dico di Marta, perchè con molta evidenza il ver.38 afferma questo, attribuendo a Marta l’accoglienza di Gesù con un verbo che troveremo in Luca 19 per l’accoglienza gioiosa di Gesù da parte di Zaccheo. Spendo una parola speciale per Marta per ricordare che la tradizione della nostra Chiesa occidentale ha sempre enfatizzato la figura di Marta, malgrado questo testo, al punto che il 29 luglio è stata sempre la memoria festosa di S.Marta, e solo recentemente è diventata la festa dei Tre Fratelli.
A questo punto, io non voglio rischiare di imporvi una mia interpretazione di questo prezioso brano, che peraltro è stato “usato e abusato” dalla tradizione che vede in esso la fonte della distinzione tra la “vita attiva” e “la vita contemplativa”. Segnalo solo qualche passaggio, affidando alla vostra preghiera le conclusioni che lo Spirito vi suggerirà. Ricordo innanzi tutto l’osservazione del Card.Martini che osservava quanto fosse inconsueto il fatto di una donna, qui è Maria al ver.39, intenta all’ascolto della Parola, una condizione cioè normalmente propria degli uomini. Mi sembra bello anche cogliere qualche legame con una figura del tutto distante ma non meno intensa, e cioè la peccatrice piangente di Luca 7.
Il verbo reso in italiano al ver.40 per dire di Marta “tutta presa” dalla “molta diaconìa” (così, alla lettera), ha nella radice del suo significato il senso di un “girare intorno” e di un “distrarsi”, là dove un’eccessiva concentrazione su quello che si deve fare, può compromettere il fine per cui si sta facendo quella cosa. E’ interessante notare che la sua protesta non è rivolta direttamente alla sorella che la lascia sola, ma a Gesù, al quale sembra che non importi questa omissione, e si conclude con l’esortazione a Gesù stesso affinchè provveda e intervenga!
La risposta del Signore al ver. 41 riguarda sia Marta sia Maria. A Marta Egli fa osservare quanto le molte cose da fare la occupino non solo esternamente, ma anche psicologicamente e forse spiritualmente, e questo – qui sta il rimprovero di Gesù – in alternativa, almeno così sembra, all’unica cosa di cui c’è bisogno. Di bisogno Gesù ha già parlato al banchetto di Levi del cap.5 per dire che i malati hanno bisogno del medico, e al cap.9 per dire ancora di malati che hanno bisogno di Lui. Ma qui parla di un bisogno assoluto, si tratta di una cosa di cui sempre e per tutti c’è bisogno. E Maria l’ha scelta! Innanzi tutto notate l’importanza di questa affermazione: bisogna “scegliere”. Non solo si è scelti. Bisogna anche scegliere! C’è un “Sì” che bisogna esprimere! Maria ha scelto la parte migliore, che è evidentemente quella di cui ha detto che è l’unica di cui c’è assolutamente bisogno, senza eccezioni. Forse è quello che Marta aveva un po’ smarrito per quell’eccesso di impegno che aveva fatto impallidire persino la direzione, il fine di questo impegno. Forse Gesù stesso, per il quale Marta si era così altamente impegnata ad accoglierlo! Sempre il Card.Martini dice che “non bisogna lasciarsi condizionare dal lamento di Marta, e bisogna proseguire nel fare la scelta di Maria”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Se ricordo bene (mi trovo in Val d’Aosta e non ho gli strumenti per cercare), il nome Marta significa “signora della casa”, e si può pensare che questo nome esprima anche il problema di Marta: è, sì, la padrona della casa e svolge con efficienza e impegno il suo ruolo, ma rischia di essere asservita lei stessa al ruolo che svolge. Maria, invece, se ne è liberata e può dedicarsi completamente a un nuovo compito, un compito prioritario nella “nuova economia”: l’ascolto della Parola di Dio… E in questo ci presenta oggi un modello affascinante e – mi auguro – trascinante.
Non mi pare di vedere in questo brano il confronto tra la vita attiva e la vita contemplativa. Ma il confronto tra due diversi modi di impostare la vita. O mettere il centro nel proprio io, nella propria attività, come Marta, “tutta presa dai molti servizi”, anche molto belli e importanti (l’accoglienza di Gesù!). Mettere talmente il centro in se stessi da voler piegare alla propria opera perfino il Signore e da giudicare gli altri con il proprio metro. Oppure mettere il centro al di fuori di sé,come Maria, che seduta ai piedi di Gesù lo ascolta. Maria non ascolta se stessa come Marta, ma ascolta Gesù. Sembra passiva. ma in realtà è molto attiva: “si è scelta la parte migliore”.
Quando so che deve arrivare un ospite,in casa dei miei genitori, sono stata abituata a pensarci qualche giorno prima: pulire casa, rassettare, pensare a cosa far da mangiare, preparare anche qualche pietansa da essere gia pronta, tanto da non “essere tutta presa dai molti servizi”. Però mi sono sempre chiesta: e se quell’ospite da me tanto amato arrivasse all’improvviso cosa farei? Mi comporterei come Marta o come Maria…non lo so…so solo che non riesco a dire che Marta abbia sbagliato a curarsi delle cose di casa: voleva fare bella figura, magari non aveva niente pronto da mangiare. In qsto sono daccordo con Marta: anch’io mi sarei data da fare per preparare da mangiare. Ma la cosa che, forse,Gesù “rimprovera” a Marta è di non aver scelto il modo giusto di fare le sue faccende: non le fa con quell’Amore Gratuito che Gesù ci insegna. Se Marta avesse fatto le sue faccende con amore non avrebbe presteso che Gesù, il suo ospite, rimproverasse Maria. Come per dire: “vedi Gesù, io mi dò tanto da fare e mia sorella è seduta senza far niente”…quante volte mi è capitato di dire qsta frase a mia madre…è l’amore gratuito ciò che bisogna scegliere e ciò che bisogna “fare”, cioè vivere. E’ la “parte migliore” che non ci può essere tolta perchè è uno stile di vita, è quell'”imparare” da Gesù, è morire a se stessi, è “farsi prossimo” all’altro.