17 Certo, ancora un po’ e il Libano si cambierà in un frutteto e il frutteto sarà considerato una selva. 18 Udranno in quel giorno i sordi le parole del libro; liberati dall’oscurità e dalle tenebre, gli occhi dei ciechi vedranno. 19 Gli umili si rallegreranno di nuovo nel Signore, i più poveri gioiranno nel Santo d’Israele. 20 Perché il tiranno non sarà più, sparirà l’arrogante, saranno eliminati quanti tramano iniquità, 21 quanti con la parola rendono colpevoli gli altri, quanti alla porta tendono tranelli al giudice e rovinano il giusto per un nulla. 22 Pertanto, dice alla casa di Giacobbe il Signore, che riscattò Abramo: «D’ora in poi Giacobbe non dovrà più arrossire, il suo viso non impallidirà più, 23 poiché vedendo i suoi figli l’opera delle mie mani tra loro, santificheranno il mio nome, santificheranno il Santo di Giacobbe e temeranno il Dio d’Israele. 24 Gli spiriti traviati apprenderanno la sapienza, quelli che mormorano impareranno la lezione».
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Nei versetti precedenti il profeta aveva denunciato una “perversità”: il vaso che dice del vasaio “Non capisce”; o l’oggetto che dice del suo autore: “Non mi ha fatto lui”! Non è forse quello che facciamo anche noi, talvolta, quando pensiamo di Dio: Perché permette questo? Perché non interviene? … Ma Dio, “ancora un po’” e compie il suo disegno in maniera mirabile e capovolgendo le sorti: “Il Libano si cambierà in un frutteto e il frutteto sarà considerato una selva”. E si realizzeranno quei “prodigi” che per noi – discepoli di Gesù – sono diventati familiari e consueti: i sordi possono udire le parole del Libro, i ciechi possono vedere il vero volto di Dio, tutti – a cominciare dai piccoli e dai più poveri – possono gioire nel Regno del Padre.
Questa parola mette in evidenza meravigliosa la profezia messianica. Partendo dalla creazione che si manifesterà con pienezza di esuberanza (vers. 17), la straordinarietà del testo è di mettere in piena evidenza non solo un passaggio dal silenzio alla parola e dalle tenebre alla luce, ma il fatto che saranno i sordi a udire la parole del libro, e i ciechi a vedere (vers. 18). Sarà condizione di allegrezza, riservata agli umili e di gioia donata ai più poveri (vers. 19). Sarà la vittoria sulla tirannia, l’arroganza e ogni trama di iniquità. Sarà la fine di ogni accusa, di ogni tranello ingannevole per chi deve giudicare e di ogni rovina per i giusti (vers. 21). Sarà gloria, dicono i vers. 22 e 23, per la profezia di Abramo, di Giacobbe e dei suoi figli. Tutto questo convertirà alla sapienza gli spiriti traviati e i mormoratori (vers. 24). Nel compiersi di ogni profezia in Gesù siamo noi convocati alla conversione e alla vita nuova come figli di Dio.
Dio ti benedica. Ricordaci nella tua preghiera. Francesco e Giovanni