Incontro di riflessione sabato 20 gennaio alle ore 9,45 c/o la Parrocchia di S. Antonio da Padova a la Dozza con Antonella Cavazza, docente di lingua e letteratura russa all’Università di Urbino.

Sabato 20 gennaio 2024 nel salone della Parrocchia di S. Antonio da Padova a la Dozza, in via della Dozza 5/2 (BO) l’Associazione Icona e Le Famiglie della Visitazione, unitamente alle parrocchie di Dozza-Calamosco e Sammartini, organizzano un incontro all’interno della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Il significato della proposta consiste nel tentativo, mediante il dialogo, di costruire ponti tra le Chiese dell’oriente cristiano, ortodosse e cattoliche, e tutte le altre Chiese. Nel contesto delle guerre in Ucraina e in Terra Santa, intendiamo fare memoria di percorsi o almeno sentieri di pace, tracce di un passato che ci aiuti a rianimare nel drammatico presente la speranza di un futuro di giustizia e di pace. Sacre immagini e antichi racconti ci guideranno durante la mattinata in un suggestivo cammino da Natale a Pasqua.

Programma:

  • Ore 9,45 Ritrovo
  • Saluti del Parroco
  • Ore 10 Giancarlo Pellegrini presenta un’icona della risurrezione (20 minuti)
  • Ore 10,20 Antonella Cavazza svolge una conferenza (60 minuti) dal titolo: «Come in Russia il racconto “A Christmas Carol” di Charles Dickens da canto di Natale divenne racconto pasquale».
  • Ore 11,20 pausa caffè
  • Ore 11,30 Dialogo condotto da Enrico Morini (domande e risposte)
  • Ore 12,20 Conclusione

Relatori:

  • Giancarlo Pellegrini, maestro iconografo
  • Antonella Cavazza, docente universitaria a Urbino
  • Enrico Morini, diacono e docente emerito a Bologna

 

Per vedere il servizio pubblicato sul settimanale della Diocesi di Bologna 12 Porte clicca: https://youtu.be/j573hUzixIg

Per vedere la versione integrale dell’incontro clicca: https://www.youtube.com/watch?v=Tou0uLa3j2E

 

Riflessione di d. Giuseppe Scimè – Festa della Conversione di S. Paolo – 25 gennaio 2024

Alla fine dell’incontro dell’Associazione Icona svoltosi sabato 20 gennaio 2024 alla Dozza ho cercato sinteticamente di trarre alcuni rapidi spunti nati dall’ascolto degli intervenuti.

Tra gli altri, mi sono ritrovato a pensare che ci è stata offerta la possibilità di tornare alle origini della fondazione dell’Associazione Icona, voluta da d. Giovanni Nicolini e dal prof. Luigi Pedrazzi ormai mezzo secolo fa. Si tratta da un lato di riconoscere che non esiste fede cristiana senza cultura: la storia mostra che il primo annuncio cristiano, di matrice giudaica, nasce e si sviluppa nella culla della grande civiltà greco romana. Nei secoli successivi la predicazione di Cirillo e Metodio e la nascita del cristianesimo nella Rus’ di Kiev hanno prodotto un nuovo incontro tra fede cristiana e cultura russa. D’altro lato non possiamo accettare che una cultura si appropri dell’annuncio cristiano come di un monopolio privato intoccabile e sacro, quasi ad identificare il Vangelo eterno con una sola cultura che ovviamente passa e si trasforma. Il cristianesimo si incarna e si può incarnare in ogni cultura e non è legittimo imporre una cultura unica per trasmettere la vera fede. Ci ritroviamo così in comunione col vescovo di Roma, papa Francesco, che ha scritto in Evangelii Gaudium:

Testo:

  1. In questi due millenni di cristianesimo, innumerevoli popoli hanno ricevuto la grazia della fede, l’hanno fatta fiorire nella loro vita quotidiana e l’hanno trasmessa secondo le modalità culturali loro proprie. Quando una comunità accoglie l’annuncio della salvezza, lo Spirito Santo ne feconda la cultura con la forza trasformante del Vangelo. In modo che, come possiamo vedere nella storia della Chiesa, il cristianesimo non dispone di un unico modello culturale, bensì, «restando pienamente se stesso, nella totale fedeltà all’annuncio evangelico e alla tradizione ecclesiale, esso porterà anche il volto delle tante culture e dei tanti popoli in cui è accolto e radicato».[88] Nei diversi popoli che sperimentano il dono di Dio secondo la propria cultura, la Chiesa esprime la sua autentica cattolicità e mostra «la bellezza di questo volto pluriforme».[89] Nelle espressioni cristiane di un popolo evangelizzato, lo Spirito Santo abbellisce la Chiesa, mostrandole nuovi aspetti della Rivelazione e regalandole un nuovo volto. Nell’inculturazione, la Chiesa «introduce i popoli con le loro culture nella sua stessa comunità»,[90] perché «i valori e le forme positivi» che ogni cultura propone «arricchiscono la maniera in cui il Vangelo è annunciato, compreso e vissuto».[91] In tal modo «la Chiesa, assumendo i valori delle differenti culture, diventa “sponsa ornata monilibus suis”, “la sposa che si adorna con i suoi gioielli” (Is 61,10)» .[92]

Note:

[88] Giovanni Paolo II, Lett. ap. Novo Millennio ineunte (6 gennaio 2001), 40: AAS 93 (2001), 294-295.

[89]Ibid.40: AAS 93 (2001), 295.

[90] Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptoris missio (7 dicembre 1990), 52: AAS 83 (1991), 299. Cfr Esort. ap. Catechesi Tradendae (16 ottobre 1979) 53: AAS 71 (1979), 1321.

[91] Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Ecclesia in Oceania (22 novembre 2001), 16: AAS 94 (2002), 384.

[92] Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsinodale Ecclesia in Africa (14 settembre 1995), 61: AAS 88 (1996), 39.

 

A partire da tali prospettive siamo invitati a non disperdere l’eredità ricevuta da d. Giovanni Nicolini e da Gigi Pedrazzi e a rinnovare gli sforzi per rivitalizzarla.

 

Clicca qui per il volantino relativo all’evento.

Guarda di seguito le icone presentate all’inizio del nostro incontro: