diaconiSabato 16 aprile 2016 ha avuto luogo a villa Revedin, sede del Seminario arcivescovile, il primo incontro dei diaconi permanenti di Bologna con il proprio vescovo, mons. Matteo Zuppi, arrivato a Bologna il 12 dicembre dello scorso anno.

L’incontro è avvenuto su richiesta dell’Arcivescovo, che desidera conoscere il diaconato permanente perché nella Chiesa romana (dalla quale proviene) oggi i diaconi permanenti sono pochi e sono presenti in poche parrocchie, mentre la Chiesa di Bologna ha un’esperienza molto più ricca, sia per il numero dei diaconi ordinati (attualmente sono 146), sia per la loro storia, iniziata nel 1984. L’incontro si è concluso a fine mattinata con il desiderio espresso dall’Arcivescovo di continuare ad ascoltare e a parlare con i diaconi per poterli conoscere.

Don Fabrizio Mandreoli ha introdotto il tema del diaconato a Bologna illustrando la sua storia e alcune domande fondamentali:

“Il Concilio Vaticano II decise di ripristinare il diaconato permanente come strumento per la riforma pastorale della Chiesa. Per questo non è possibile comprendere il Diaconato al di fuori di una Chiesa che cambia. Moltissime difficoltà del Diaconato oggi, a Bologna e in tante parti del mondo, sono legate al fatto che la Chiesa in cui viviamo è ancora quella post-tridentina, tendenzialmente piramidale, con al centro il ministro ordinato (il presbitero) e la chiesa parrocchiale, dove avvengono i principali avvenimenti della vita cristiana (la celebrazione della Santa Messa, innanzitutto e poi battesimi, matrimoni, funerali, la preghiera, incontri di catechismo, ecc…). In questo contesto il diacono tende a divenire segno di ogni possibile servizio di Cristo e della Chiesa, con il rischio di tratteggiare il diaconato come un segno e un dono, ma in maniera troppo generica, facoltativa e, quindi, non impegnativa per la prassi, che pertanto viene lasciata alla buona volontà e al buon senso dei vescovi, dei presbiteri e dei diaconi.

Inoltre, la teologia fatica a trovare lo specifico del ministero diaconale, in quanto, a differenza degli altri ministeri ordinati, per i quali si può indicare «quella cosa» che solo quel determinato ministro può fare, per il diacono non si trova un «fare» specifico a lui assolutamente proprio.

Se  dunque il diaconato può essere compreso solo nella Chiesa voluta dal Concilio Vaticano II, nella Chiesa Popolo di Dio, il cui asse portante è il sacramento del battesimo, allora il diaconato permanente re-istituito è ancora nella sua stagione fondativa e le molteplici esperienze, come quella della Chiesa di Bologna, possono essere feconde ispiratrici di senso teologico, di riletture sapienti e di prospettive teoriche più organiche e complete”.

Don Isidoro Sassi ha presentato i risultati di un questionario fatto circolare tra di diaconi, da cui emerge la molteplicità di situazioni, di attività e disponibilità e quindi di doni presenti tra i diaconi di Bologna.

È quindi intervenuto l’Arcivescovo Matteo con parole appassionate che hanno emozionato e colpito i diaconi che le ascoltavano.

Per l’Arcivescovo è indispensabile la conversione pastorale della Chiesa, in piena sintonia con il pensiero e l’azione di papa Francesco e prima ancora con il Concilio ecumenico Vaticano II, che, per volontà di papa Giovanni XXIII, fu un concilio pastorale. Ha precisato che il desiderare una Chiesa pastorale non vuol dire nascondere la dottrina, ma non ci possiamo nascondere dietro la dottrina, altrimenti diventiamo come gli scribi e i farisei, “che dicono e non fanno, che legano pesanti fardelli sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito”. La dottrina è importante, ma deve esistere lo sforzo di tornare all’essenziale.

Esiste un problema di riorganizzazione del territorio diocesano e della sua suddivisione in parrocchie, che dovrà tener conto del numero sempre più esiguo dei preti e di quello crescente dei diaconi. Oggi ormai a tanti preti sono affidate più parrocchie, fino al caso limite ed emblematico di quel prete cui sono affidate ben nove parrocchie. Ma prima di tutto occorre “fare comunità” e trovare degli ambiti nei quali la gente possa effettivamente incontrarsi. Devono crescere i ministeri di tutti e non solo quelli di preti, diaconi, accoliti e lettori.

Mettiamo in rete le registrazioni audio degli interventi.

-Introduzione di don Fabrizio Mandreoli: file mp3; 22,3 MB.

-Introduzione di don Isidoro: file mp3; 10,2 MB.

-Intervento di mons. Matteo Zuppi: file mp3; 51,4 MB.

-Domande a mons. Matteo Zuppi: file mp3; 29 MB.

-Risposte di mons. Matteo Zuppi: file mp3; 21,5 MB.