13 Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 14 Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. 15 Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, 16 e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». 17 I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà.
Seleziona Pagina
La Pasqua e Gerusalemme citati al ver.13 sono il grande orizzonte dove si compiranno le nozze di Dio con l’umanità nel mistero e nella potenza del sacrificio d’amore del Figlio di Dio. Tutto quello che ascolteremo nel Vangelo secondo Giovanni è annuncio e illuminazione di questo supremo evento nuziale. Per questo, come già abbiamo detto, Gerusalemme e la Pasqua sono i riferimenti privilegiati nei quali tutto viene collocato.
Il Tempio è il luogo privilegiato della presenza del Signore in mezzo al suo popolo, e il luogo dove si celebra la comunione d’amore che con il suo popolo Dio ha stabilito. Vi consiglio di osservare con attenzione la particolarità del testo di Giovanni rispetto ai testi evangelici di Matteo, Marco e Luca che riferiscono lo stesso episodio. A cominciare dal fatto che Giovanni colloca l’avvenimento all’inizio del suo Vangelo, e gli altri verso la fine. E inoltre, appunto, in stretta connessione con il miracolo di Cana.
Nei confronti dell’antica economia della salvezza, il testo, pur nella sua radicalità, si presenta più sobrio. Mentre gli altri racconti si presentano come una condanna e una purificazione , qui sembra di dover cogliere quello che già la vicenda di Cana ci aveva fatto scorgere, e cioè una “sostituzione”: la fine di un volto di questa relazione tra Dio e il suo popolo, e quindi l’ipotesi, per ora non esplicitata, di una nuova, piena relazione . Mentre gli altri Vangeli dicono subito che Gesù scaccia tutti questi uomini e animali, accusando di aver trasformato la casa di Dio in una spelonca di ladri, il testo di Giovanni, pur con un’ammonizione severa, è insieme più tranquillo e più forte. E dice che Gesù, entrano nel Tempio, trova la situazione nella quale si celebra il rapporto tra Dio e il sui popolo. Come a Cana ha trovato la situazione bloccata che la Madre gli ha segnalato.
Al ver.16 Egli spiega il suo gesto non con l’accusa di un furto, ma con l’esortazione a non fare “della casa del Padre mio un mercato”. Qui noi possiamo annotare che la vendita di questi animali come anche la possibilità di cambio monetario, erano pacificamente previsti dal culto del tempio, come elementi necessari perchè ognuno potesse procurarsi la vittima sacrificale. Dunque, che cosa vuole Gesù con questo gesto? Mi sembra voglia dire che il rapporto con Dio non può essere un rapporto commerciale di “do ut des”, ma un grande evento di amore. Un evento nuziale.
Così mi sembra si possa intendere la citazione del Sal.68(69),10, “lo zelo per la tua casa mi divorerà”. Gesù sembra prospettare e preannunciare che il suo amore appassionato lo travolgerà in nozze di sangue. Dunque, non tanto lo sdegno per una riduzione del culto ad un furto, ma la prospettiva di una relazione non di scambio commerciale. Non una prestazione retribuita, ma la potenza di un amore fino alla morte! Volgarmente potremmo dire: dalla bottega alle nozze! Questo è ciò che forse, secondo il ver.17, i discepoli colgono nel gesto di Gesù. Come non si dovranno più riempire quelle anfore di tanta acqua, come si è visto a Cana, così anche questa molteplicità dei sacrifici del Tempio, si raccoglierà in un unico evento, e in un unico gesto.
L’antica economia, con la sua perseveranza fedele, e certamente anche con le forme di degrado che il cuore umano le ha provocato, ora deve in ogni modo finire. E mi permetto di concludere che questo ci costringe a pensare che non si tratti solo della memoria di un passaggio storico da un’economia all’altra, ma di un luogo permanente, e quindi del tutto attuale, di purificazione e di inveramento del nostro rapporto con il Signore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Bello il commento di Giovanni!!
Io mi chiedevo: Gesù non poteva lasciar perdere? Il cambiamento, la purificazione che voleva attuare sembra un’impresa impossibile. Tanto più che quel tempio andrà distrutto…
Ma Gesù dice quella espressione dolcissima, appassionata “…casa di mio Padre”. Mi sembra la prima volta che chiama Dio suo Padre. Non poteva lasciar perdere! E’ la casa di suo Padre! Gesù è troppo legato a lui, ci tiene tantissimo, è animato da un fuoco, da una carica, da una forza irresistibile. Per suo Padre è disposto a tutto!
Credo che i discepoli capiscano la portata di questo gesto e citino il salmo “lo zelo per la tua casa mi divorerà” proprio a motivo di quelle parole di Gesù “la casa di mio Padre”.