1 Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2 Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3 Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4 Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5 Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6 Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7 e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8 Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9 Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. 10 I discepoli perciò se ne tornarono di nuovo a casa.
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Quando al ver.1 Maria di Magdala si reca al sepolcro e’ “ancora buio”, diversamente da un alba incipiente delle altre memorie evangeliche. Cito questo particolare come sintomo di una caratteristica che mi sembra propria del quarto evangelo per quanto riguarda le memorie della risurrezione. Mi sembra di aver notato in questi ultimi anni un grande contrasto tra la memoria regale e composta della passione e della morte di Gesu’, e un clima teso, nervoso, piu’ drammatico, nei due capitoli della risurrezione secondo Giovanni. E mi sono dato questa spiegazione: la potente regalita’ del Signore e’ emersa in modo stupefacente e pieno nella sua passione e morte. Queste memorie del Risorto sembrano invece vibrare dell’inquietudine di chi avendo conosciuto la potenza di Gesu’ presente nel problematicita’ della storia, ora ne avverte la drammaticita’ dell’assenza! Di tale dramma Maria di Magdala sembra essere la protagonista, forse come immagine preziosa della Chiesa che vive la sua fede nel Risorto intrecciata alla percezione di un’assenza che continuamente la provoca a cercare e a chiedere.
Di questo e’ immagine efficace la “corsa”: Corre Maria al ver.2; corrono i due discepoli al ver.4, “ma l’altro discepolo corse piu’ veloce di Pietro”. Questa inquietudine e’ resa ancor piu’ drammatica dall’oggetto, dal motivo che muove Maria: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto”; Maria sembra cercare il corpo di un morto! Per cosi’ poco tanta agitazione? Ma e’ poi cosi’ poco? Vedremo in seguito che non lo e’!
La corsa dei due, quella corsa quasi competitiva, la gentilezza di quello che arriva primo e non entra pur essendosi chinato e avendo gia’ visto qualcosa, e l’arrivo di Pietro: tutto sembra voler descrivere una “liturgia della vita” che in ogni modo e’ radicalmente orientata all’unico obiettivo della ricerca di Chi sembra assente. Dare spiegazioni “simboliche” su questi passaggi non mi sembra significativo.
Ma ancora di piu’ mi sembra complesso e forse non del tutto utile il tentativo di ricavare una “dottrina” dai passaggi ancora piu’ misteriosi dei vers.6-7. Preferisco limitarmi a pensare che i “segni” della fede sono gia’ interni alla fede stessa, e che l’ “esperienza della fede” fa parte della storia di ciascuno, o di piu’ di uno, come e’ nella memoria di questi due discepoli. Per fare un esempio: ricordo come evento importante della mia fede qualche parola scambiata con un amico in una piazza di Mantova moltissimi anni fa. Sarebbe difficile pensare di farne un criterio generale dell’esperienza cristiana! Mi chiedo se in tal senso non vada inteso il ver.10 quando ci dice che dopo questi fatti, per i quali hanno certamente ricevuto un dono di fede, i due “se ne tornarono di nuovo a casa”. Certamente arricchiti, ma forse non in grado di fare della loro esperienza qualcosa di comunicabile ad altri. Vedremo subito che la stessa Maria di Magdala non e’ per niente coinvolta ne’ convinta da quello che e’ capitato a loro. Scusate la mia banalità!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
In questa corsa, prima di Maria Maddalena, poi di Pietro e del discepolo amato, si può vedere il segno di una vita guidata dall’amore. Pietro e Giovanni corrono insieme, anche se il discepolo amato arriva prima al sepolcro. E lui è anche il primo a credere. Poi sarà il primo a riconoscere Gesù risorto anche là sul mare di Galilea: ancora a sottolineare la potenza dell’amore, e il suo legame con la fede. Nella corsa, che è di tutti, c’è una condizione che è di tutti, nelle parole del brano di oggi: “Non sanno”. Maria Maddalena “non sa” dove hanno portato il corpo di Gesù, e i discepoli “non sanno” che – secondo le Scritture – Gesù doveva risorgere da morte. Entrambi corrono, vedono segni nella tomba, e questi segni accolti con amore, conducono a credere. Questo brano è il centro della nostra fede cristiana: passare dalla visita alla tomba e dalla memoria del Signore morto per amore, alla fede nella sua risurrezione, al vedere la tomba vuota, e alla speranza anche della nostra risurrezione per la fede e l’amore di Lui.
A proposito dei vv. 6-7, ho sentito fare queste osservazioni: i teli “posati là” di cui si parla, non sono quelli che si adoperavano per i defunti, bensì quelli usati nelle nozze, per il baldacchino nuziale. A conferma del contesto nuziale in cui è presentata tutta la vicenda della morte-risurrezione di Gesù. Il sudario, poi, cioè quel panno che si metteva sul viso del defunto per coprire i segni della corruzione, a Gesù era stato posto non sul viso ma sul capo. Ora è lì, “in un luogo”: quest’ultimo termine designa, nel quarto Vangelo, il tempio di Gerusalemme, l’istituzione religiosa. Tale istituzione, in se stessa, non può dare che morte, mentre in Gesù esplode la vita, che Egli comunica anche a coloro che credono in Lui.