12 Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare». 13 Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. 14 Era la Parasceve della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». 15 Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare». 16 Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Essi presero Gesù
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Nel Vangelo secondo Giovanni il verbo cercare è usato sempre in senso molto forte. Ricordiamo un esempio tra tutti, quando al cap.1 Gesù chiede ai due discepoli del Battista che cosa cercano e loro gli rispondono con la domanda “dove abiti?”. Dico questo perché mi sembra che Pilato resti prigioniero di se stesso, della cultura cui appartiene, dell’ironica scaltrezza dei sommi sacerdoti, e infine di un mistero negativo che impone la regalità di Cesare contro la regalità del Signore, che, come abbiamo ascoltato da Gesù stesso, è testimonianza della verità.
A conferma di ciò, sempre al ver.12, compare nella provocazione dei Giudei la parola “amico”, anche questa usata dal quarto Evangelista sempre in senso forte: il Battista è l’“l’amico dello Sposo”, Gesù piange accanto alla tomba dell’amico Lazzaro, i discepoli stessi sono chiamati amici e non più servi, dopo che Gesù ha detto che non c’è amore più grande di chi da la vita per i suoi amici. Pilato dunque è portato a dover scegliere tra amico e amico,ma tutta la sua vita è legata all’amicizia con Cesare! Ed è un’amicizia che esige una scelta assoluta della sua regalità, altrimenti si diventa inevitabilmente nemici di Cesare.
A partire da qui, mi sembra che il gesto successivo di Pilato sia già interno alla sua cinica accettazione di abbandonare Gesù in mano ai suoi uccisori, rinunciando alla fragile ipotesi di giustizia che la giurisdizione romana pure gli concedeva. Pilato non ha niente da spartire con Gesù, che presenta come “il vostro re”. Anche qui bisogna notare la direzione profonda che queste parole contengono, completamente al di là dei pensieri e delle intenzioni sia di Pilato sia dei Giudei: Gesù è veramente il re!
L’annotazione di tempo del ver.14 è importante perché afferma che Gesù è morto all’ora in cui venivano sacrificati gli agnelli della Pasqua ebraica, perché Gesù è il nuovo, vero Agnello! Per gli altri evangelisti Gesù ha celebrato nell’ultima cena la Pasqua ebraica con i suoi discepoli, mentre per Giovanni la cena della lavanda dei piedi non era la cena pasquale, ma la precedeva.
E’ clamorosa anche l’ultima battuta del dialogo tra Pilato e i Giudei, a questo punto rappresentati, al ver.15, dai “capi dei sacerdoti”. Sembra quasi una “vendetta” di Pilato che loro hanno costretto a imprigionarsi nell’amicizia di Cesare. Alla domanda del governatore se deve quindi mettere in croce “il vostro re”, cioè Gesù, essi sono costretti a rispondere : “Non abbiamo altro re che Cesare”.
Dio ti benedica E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
In questi vv. Gesù viene presentato come re. E siamo nella “preparazione della pasqua”. La Pasqua è l’offerta del sacrificio dell’agnello. Nel libro dell’Apoc vediamo l’ “Agnello immolato che è nel trono di Dio e regna: è questo il nostro re. Chi è che “prepara” la Pasqua? In qualche modo la preparano per Gesù i discepoli, che gli chiedono: “Doe vuoi che andiamo a preparare perchè tu possa mangiare la pasqua?”,Qui, sembra che da una parte siano tutti gli uomini, i Giudei insieme ai pagani, perchè c’è anche Pilato è ben partecipe di questa “preparazione”, e ci sono i sommi sacerdoti e i Giudei. Nei dialoghi di oggi, anche se Pilato vuole che siano i Giudei responsabili della uccisione di Gesù, la conclusione è che anche lui è implicato in questa uccisione. Il v. 16 dice “Allora Pilato lo mise nelle mani dei Giudei, perchè fosse crocifisso, ed essi lo presero/ricevettero/accolsero.”,Accolgono l’agnello, perchè sono loro che sanno come si deve sacrificare l’agnello pasquale. Tutti sono convocati a consumare il sacrificio della pasqua. La legge dell’Esodo diceva che “se una famiglia è troppo piccola per consumare l’agnello, si associ a una famiglia vicina”. La famiglia dei Giudei e la famiglia dei pagani sono unite in questo atto. Peraltro questa Pasqua è l’azione di Dio stesso, del quale era preannunciato al momento del sacrificio di Abramo con Isacco che “sarà Dio stesso a procurarsi l’agnello per il sacrificio!”. ,
“Non sei amico di Cesare…” (v.12): “amici di Cesare” erano coloro che venivano ammessi alla cerchia ristretta dell’imperatore; si trattava di una onorificenza, cui Pilato aspirava. Gli astuti sacerdoti fanno leva anche su questo. – Ricco di significati è anche il termine “Litostroto”, che vuol dire pavimento di pietra. Nell’AT compare nel II libro delle Cronache, come luogo dove si manifesta la gloria di Dio. Poi è presente nel Cantico dei cantici, e designa il luogo del re di Israele, Salomone. Ora è qui, in quest’uomo malridotto e destinato alla morte, che si manifestano la gloria di Dio e la regalità del Signore Gesù. – “Essi presero Gesù”: è lo stesso verbo usato nel prologo di Giovanni, dove si dice che “non lo accolsero”; ora “lo accolgono, lo prendono”, non per riceverne vita ma per infliggere a Lui la morte.