12 Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono 13 e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. 14 Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo».
5 Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. 16 Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. 17 E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». 18 Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava
Link all’audio dell’omelia di d. Giovanni dalla messa comunitaria Sammartini-Dozza di lunedì 2 settembre 2013 c/o quest’ultima Parrocchia per la festa dell’anniversario del 41° anno di ordinazione di d.Giovanni e delle Professioni di alcuni Fratelli e Sorelle delle Famiglie della Visitazione. Hanno concelebrato il Vicario d. Giovanni Silvagni, d. Francesco e d. Giuseppe Scimè. Ci scusiamo per la scarsa qualità dell’audio, in particolare quello dei primissimi minuti.
Alla parola del testo precedente che ha visto Gesù grande e potente protagonista della scena umana, segue questo tratto dove Lui, ora del tutto silenzioso, ci appare completamente “nelle mani”, “in mano”, agli uomini, alla loro violenza e alla loro mediocrità. Solo Giovanni tra gli Evangelisti annota al ver.12 che “lo legarono”. E questi che lo legano li ritroviamo al ver.18 quando Pietro si unisce a loro per scaldarsi, “perché faceva freddo”.
Il Popolo della Prima Alleanza è fortemente presente, e anche se con drammatica ostilità, ancora legato al suo ruolo profetico nei confronti del Messia. Qui per dire l’opportunità-necessità della sua morte.
Pietro è il protagonista di questo tratto, nella sua minorità e mediocrità. La storia e la sua problematicità sembrano raccogliersi intorno alla vicenda di Gesù, e Pietro è inevitabilmente confrontato con la presenza silenziosa – ma non meno potente! – del suo Signore. Solo il Quarto Vangelo mette in evidenza la sua marginalità nel mondo giudaico rispetto all’anonimo altro discepolo, “noto al sommo sacerdote” ed evidentemente autorevole, per cui egli “entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. Pietro, invece, si fermò fuori, vicino alla porta” (vers.15-16).
Entrato nel cortile grazie all’autorevolezza dell’altro discepolo e al suo intervento presso la portinaia, Pietro rivela una “marginalità” interiore ben più grave di quella che lo teneva fuori dal cortile. Questa portinaia è importante e richiama “il guardiano” –a lui come a lei viene dato lo stesso nome nel testo originale – che in Gv.10,3 apre al pastore perché entri nel recinto delle pecore. Ma alla domanda che lei rivolge a Pietro al ver.17, Pietro risponde con una negazione che alla lettera suona “non sono”, negando il suo discepolato dietro a Gesù e negando in certo modo anche se stesso.
Non stupisce quindi, che tristemente egli si metta insieme a quelli che hanno legato Gesù e che si scaldano in una storia che per loro è fredda e per Pietro decisamente ferita.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Gesù nel gierdino dell’arresto aveva detto con forza: “Io sono” (anche se alle nostre orecchie suona meglio “Sono io”), l’attribuzione a se stesso del Nome di Dio. L’autore pone sulla bocca di Gesù quell'”Io sono” per tre volte: è la proclamazionbe completa e definitiva. Si contrappone ora, nei versetti odierni, la negazione di Pietro: “Non sono”; lo dirà per due volte: non è infatti definitivo il suo rinnegamento: ci sarà la possibilità del ritorno, quando Gesù risorto lo richiamerà a essere suo discepolo, sul lago di Genezaret. – Quanto ad Anna, era stato deposto dai romani dopo dieci anni di pontificato; ma essendo sommo sacerdote il genero, continuava in effetti ad esercitare lui la somma carica. Sulla bocca della massima autorità religiosa di Isreale troviamo affermata – seppure con intenti e volontà negativi – la grande verità della nostra salvezza: un uomo sta per morire per tutto il popolo…