20 Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. 21 Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». 22 Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. 23 Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. 24 In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. 25 Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. 26 Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà.
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Israele, che nella sua fede e nella sua storia ha vissuto tanto affettuosamente e gelosamente l’elezione divina verso il piccolo popolo che si è scelto tra tutti, ha custodito nella sua storia la vicenda e la condizione di pagani attratti e per molti aspetti accolti nella fede del popolo di Dio. La Scrittura li chiama “coloro che temono Dio”. Vi accorgerete che spesso le nostre versioni in italiano non colgono la specificità “tecnica” del termine e lo riducono ad una virtù spirituale e morale. Invece essi sono “messi in fila” con la casa di Aronne e la casa di Israele: “voi, tementi Dio,…”,e dicono la loro collateralità con i figli di Israele di pieno diritto. Dunque sono questi i “greci” di cui dice il ver.20, e io giudico imprudente l’espressione in lingua italiana che dice che erano saliti a Gerusalemme “per il culto”, perchè alla lettera il testo dice “per adorare”, e in tal modo non mette dubbi sulla partecipazione profonda di queste persone alla fede del popolo di Dio. Certo, non sono figli di Israele. Sono “gentili”, cioè sono “delle genti”, sono figli di altri popoli. Una nota delle nostre bibbie fa notare che i due discepoli di Gesù Filippo e Andrea, sono gli unici due che portano un nome “greco”.
E’ molto bella la richiesta che esprime il desiderio di questi provenienti dal paganesimo di accedere al Figlio di Dio: “Signore, vogliamo vedere Gesù”(ver.21). Ed è molto bella la reazione dei due, la loro sollecitudine, e infine il loro rivolgersi a Gesù stesso! Non si tratta certamente di una curiosità esterna da parte dei “greci”, ma dell’incipiente dono in loro della fede di Gesù! Nella nostra preghiera di oggi spero che tutti teniamo nel cuore i molti che anche oggi desiderano “vedere Gesù”, e che solo con occhio e cuore affettuosi possiamo riconoscere.
E ancora! E’ meravigliosa la reazione di Gesù e sorprendente e radicale la sua risposta. Il chicco di grano è “caduto in terra”: sembra alludere con forza al “Verbo che i è fatto carne”. Ebbene, il desiderio dei pagani di entrare insieme ai giudei nella pienezza della fede provoca nel Signore il pensiero e l’affermazione che dunque è l’ora della Pasqua, nella quale il chicco caduto in terra “muore e produce molto frutto”(ver.24). Un porsi che mi sembra “capovolto” rispetto a tante reazioni che sono spesso anche in me: il giudizio e quindi l’esclusione. Perchè questo è meraviglioso! E cioè che secondo Gesù non sarà la loro conversione che li porterà al Figlio di Dio, ma sarà il sacrificio d’amore del Figlio a generare in loro la fede e la vita nuova!
E la conseguenza che Gesù trae ai vers.25-26 è sconvolgente! In questo mistero di fecondo dono della vita che Egli in pienezza celebra siamo chiamati e assolutamente coinvolti anche noi, e dunque chiunque riceva il dono della salvezza. Siamo chiamati tutti a seguire Gesù per essere dove Lui è! E cioè dentro alla sua Pasqua di morte e di risurrezione. Questa è la nostra diaconìa fondamentale: celebrare in noi stessi, come senso compiuto della nostra vita, la Pasqua del Signore. E questo è il cammino sia della nostra personale salvezza, sia del cammino di molti altri verso la la fede di Gesù. Qualche volta ci chiediamo in tono piagnucoloso che cosa dobbiamo fare! Ecco che cosa dobbiamo fare!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
La richiesta di questi Greci di vedere Gesù segna un momento importante del cammino di Gesù verso la Pasqua, infatti riconosce e afferma che “E’ giunta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo”. E’ data da ora la possibilità per tutti gli uomini di tutte le genti e razze di “vedere” il Figlio dell’uomo, come leggiamo anche nel primo cap. dell’Apocalisse: “A Lui la gloria e la potenza nei secoli. Ecco, viene sulle nubi e ciascuno lo vedrà, anche quelli che lo trafissero, e tutte le nazioni della terra si batteranno per lui il petto”. Il v. 24 dice come sia necessario che il chicco di grano caduto in terra, muoia per portare frutto e non restare solo. E’ la definitiva rinuncia all’ipotesi che la incarnazione abbia valore in sè, senza la offerta della vita, che arrivi fino alla morte di croce. Altrimenti sarebbe stata inutile, perchè il chicco caduto in terra se non muore resta solo. Gesù assunse la forma di servo, e si fece obbediente fino alla morte e alla morte di croce: Il v. 26 dice come Gesù accolga positivamente la richiesta di questi stranieri di poterlo vedere, anzi ampli di molto il significato di questa richiesta fino a darle il significato di una richiesta di seguirlo e di servirlo. E’ la prima volta – poi – che Gesù invita esplicitamente a seguirlo: “Se uno mi vuol servire mi segua!”. E’ vero che già al cap. 1 avevamo visto come il “seguire” e il “vedere” fossero in connessione. Ma qui é Gesù che invita a seguirlo, e lo fa con questi stranieri, indicando così che la possibilità di seguirlo e servirlo è data a tutti, non solo a chi ha particolari predisposizioni. Il dialogo che ci sarà tra poco tra Gesù e Pietro a proposito proprio della sequela – che Pietro ha correttamente inteso come disponibilità a dare la vita per Gesù – ci ricorda come peraltro non possiamo contare sulle nostre forze, ma sia assolutamente necessario il dono di grazia che scaturisce dalla Pasqua di Gesù per potere effettivamente seguirlo e servirlo, dando la vita per Gesù e con Gesù: “Dove io vado per ora tu non puoi seguirmi, Pietro; mi seguirai più tardi!”; Pietro disse: “Signore, perchè non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!” Rispose Gesù: “Darai la mia vita per me?…”. E dopo la risurrezione Pietro si sentirà dire da Gesù: “Tu seguimi!”, per servirlo e glorificare Dio con la sua vita e la sua morte.