60 Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». 61 Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? 62 E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? 63 È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. 64 Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. 65 E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
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Mi sembra che oggi la Parola di Dio esiga che noi ci mettiamo veramente davanti ad essa, per cogliere quale sia il suo centro vitale, il suo cuore e quindi il suo “scandalo”. Da dove viene la considerazione che porta i discepoli a dire la durezza della Parola di Gesù?
Innanzi tutto consideriamo come lo scandalo nasca tra i discepoli: non al di fuori, ma dentro la comunità credente. E Gesù indica, come in negativo, quale sia il punto di crisi: è Lui stesso! Tale mi sembra il significato della sua domanda: “E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima?”(ver.62). Il punto critico è dunque che Gesù sia Colui che è disceso dal cielo. Quindi, la crisi sta nell’affermazione che Gesù è Dio! E Gesù lo evidenzia e lo esplicita dicendo del suo ritorno “là dov’era prima”. Qui non ci sono possibilità teoretiche, o sapienziali o ascetiche o mistiche ….. Nessuna “teologia razionale” può giungere a questo. La divinità di Gesù è principio assoluto di un nuovo pensare e vivere. “La carne non giova a nulla” significa che anche la più alta condizione della natura umana non può concepire e giustificare la fede di Gesù. Tutto quello che è stato detto finora esige che si affermi perentoriamente che solo “lo Spirito dà la vita”.
Il punto delicato è allora quello di chiedersi che cosa significhi il suo affermare che “tra voi vi sono alcuni che non credono”: siamo di fronte ad un “peccato” o ad un “dramma”? Io non sono capace d’altro che di pormi incessantemente davanti a questo interrogativo. Non posso far altro che rimandare ciascuno di noi davanti alla sua coscienza interiore profonda. “Colui che lo avrebbe tradito”(ver.64) è la personificazione di questo dramma. Personificazione che ritrovo nella mia stessa persona, come eventualità negativa che sempre accompagna l’esperienza del credente. Notate che Gesù qui non dice che c’è “uno” che non crede. Quell’ “alcuni che non credono” mi sembra consegni ad ogni coscienza cristiana questa ipotesi drammatica.
In tal senso l’ultima frase del nostro brano, il ver.65, se non va intesa solo in direzione “consolatoria”, è in ogni modo molto preziosa perché sottolinea il dato della grazia. Solo all’interno di questo orizzonte di grazia si può parlare di peccato contro la fede. Ma qui siamo all’interno dell’invalicabile mistero del rapporto tra Dio e ogni creatura umana.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Ecco lo scandalo, il punto d’inciampo: l’Uomo-Gesù (il Figlio dell’uomo) nella sua condizione divina; infatti egli da Dio viene e a Dio risale. – “La carne non giova a nulla” senza lo Spirito che dà vita. Nei versetti precedenti Gesù parlava della sua carne come cibo; forse è proprio a quella carne che ora si riferisce: il cibarsi della sua carne, della sua parola (fare la comunione e studiare le Scritture) senza assimilare il suo Spirito, senza mettersi nello stesso percorso di dono di sè…, non serve a nulla. Fare con lui tutto il cammino, compreso il passaggio pasquale.