31 Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. 32 Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. 33 Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. 34 Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito. 35 Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. 36 Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.
Giovanni 3,31-36

E’ molto interessante, e tipicamente “giovannea”, l’interpretazione che viene data all’incarnazione del Verbo: Gesù è Colui che “viene dall’alto”(ver.31), e quindi “è al di sopra di tutti”: “Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti”. Al contrario – e anche questo è di estrema importanza – “chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra”. Lo spirito umano può raggiungere anche sublimi altezze (si pensi alle grandi spiritualità dell’oriente!), ma per quanto possiamo “salire”, siamo pur sempre dalla terra e di terra. Ancora si conferma che l’esperienza della fede non può essere che “dono”, “grazia”. Come tale, nell’assoluta gratuità del dono, non esige e non edifica un’aristocrazia del pensiero o una “spiritualità”, ma piuttosto una “spiritualità del dono” e quindi, se mai, un’ “aristocrazia dei poveri”!
L’affermazione che “Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza”(ver.32) ci riporta al Prologo del Vangelo: “Venne fra i suoi, e i suoi non l’hanno accolto. A quanti però l’hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome”(Gv.1,11-12). Non ci sono condizioni di favore o di sfavore che possano influire sull’evento della fede. Magari si potrebbe dire che la “normalità” è la non accoglienza. Ma chi ha il dono di accogliere “la testimonianza” di Gesù, “conferma che Dio è veritiero”(ver.33), cioè, alla lettera, mette il sigillo della sua umile fede sul mistero di Dio!
Gesù dona senza limiti “le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito”. Proprio per questo la fede deve essere considerata non un sistema di “verità”, ma un cammino nell’infinito – “senza misura”! – cammino di Dio. La fede dunque non è il possesso di alcune , magari moltissime (!), “verità”, ma l’incessante cammino di Dio nella nostra storia, e il nostro incessante cammino dietro a Lui! Anche in questo momento noi stiamo prendendo atto di “cose nuove”! Infatti “il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa”.
E ancora: è importantissimo il ver.36! Contrapposti tra loro sono i due verbi: “chi crede nel Figlio” e “chi non obbedisce al Figlio”. Siamo nell’orizzonte della fede. Quando camminiamo e viviamo in essa abbiamo “la vita eterna”, cioè la vita di Dio è in noi, e noi viviamo con Lui e in Lui. “Chi non obbedisce al Figlio”, cioè chi rifiuta il dono di Dio, e quante volte anche noi siamo così, “l’ira di Dio rimane su di lui”. L’ira di Dio è la separazione tra Dio e il mondo, la disapprovazione e il giudizio di Dio sul mondo che gli è avverso. Il mondo è sotto l’ira di Dio. Siccome Dio ama il mondo, “non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui”, ascoltavamo in Gv.3,17. La disobbedienza al dono di Dio non tanto provoca una condanna, ma ci lascia dove siamo: “l’ira di Dio rimane su di lui”. Non è che io sia, come le vignette di Clericetti, tra il bene e il male e devo scegliere. Io sono dentro nel mare del male e Gesù passa a donarmi la Parola e lo Spirito, perché anch’io possa essere chiamato, e sia realmente, figlio di Dio. Attenzione allora: chiediamo anche oggi, con tutta umiltà, che Dio ci doni di accogliere il suo dono. Veramente, tutto è grazia.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Tra le “buone notizie” di oggi, mi colpisce quella del v.34: “Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio”. Le parole che ogni giorno cerchiamo di ascoltare da Gesù, sono le parole di Dio. E dietro Gesù, tutti noi proviamo, seppur stentatamente, a ripetere qualcuna di tali parole. Il Figlio dice quello che ha visto e udito: il volto del Padre, i suoi pensieri e sentimenti, i suoi desideri e le sue aspirazioni, provenienti dal suo amare…, Egli ce li ha raccontati e noi, nonostante le nostre corte vedute, un po’ li conosciamo. Ormai abbiamo parte a questa vita eterna che ci è stata regalata.