6 Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. 7 E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. 8 Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. 9 Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo 10 e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
11 Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
12 Dopo questo fatto scese a Cafàrnao, insieme a sua madre, ai suoi fratelli e ai suoi discepoli. Là rimasero pochi giorni.
Giovanni 2,6-12

Il grande vincolo nuziale tra Dio e il suo Popolo era profezia delle nozze divine con l’intera umanità. Queste nozze si compiono con il sacrificio d’amore di Gesù, che la fede dei cristiani d’Oriente chiama “Sposo di sangue”. A Cana si celebra questo passaggio dall’antico vincolo nuziale attraverso la Legge alle nozze celebrate, consumate e custodite nel sacrificio d’Amore del Figlio di Dio. Questo “passaggio” è significato dalla trasformazione dell’acqua delle antiche purificazioni, nel vino delle nozze.
Ai servi, che non sono più servi, e che quindi, come dice il ver.9, sanno come il mistero si compie, Gesù dice di riempire di acqua le “grandi anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei”. E dice loro di portare “l’acqua diventata vino” a colui che dirige il banchetto, e che rappresenta l’Israele fedele che nella pienezza dei tempi viene introdotto nella nuova storia e nella nuova creazione e ne è lo stupìto testimone. E lo è a partire dal suo “non sapere” “da dove” venisse questo vino buonissimo.
Il rimprovero “enologico” che viene rivolto allo sposo per aver capovolto la tradizione serbando il vino buono per ultimo evidenzia, come in “contro-luce”, il “capovolgimento” della storia operato dal miracolo delle nuove nozze. Non più dal vino buono al vino meno buono, perché le nozze celebrate da Gesù, di cui a Cana Gesù opera “il primo dei segni” viene a capovolgere la successione tra vita e morte: non più dalla vita alla morte, ma per la sua Pasqua, dalla morte alla vita.
Il miracolo, dunque, è “segno”. Non è semplicemente un “prodigio”. E’ segno dell’evento supremo della storia dell’umanità. Così, nel Vangelo secondo Giovanni, sono tutti i prodigi operati da Gesù: segni della vita nuova secondo Dio e in Dio. La potenza dell’Amore di Dio dona all’umanità un vincolo di comunione più forte della morte. L’Amore è il vino buono serbato “finora”. Ora non si muore più. Ora si dona la vita. Tutto il Vangelo secondo Giovanni è questo unico evento nuziale che da Cana conduce fino a Pasqua.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Perché manca l’amore in questo matrimonio? La risposta è in quelle sei, enormi e pesanti anfore di pietra. Con i riti di purificazione, con l’osservanza di norme e leggi, non è possibile “meritare” l’amore di Dio. Il suo amore è gratuito e va solo accolto. Nelle anfore viene messa acqua e acqua rimane; solo alla mescita compare il dono prezioso, il vino buono delle nozze.