20 Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». 21 Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». 22 Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». 23 Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?». 24 Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. 25 Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.
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La suprema prospettiva del martirio di Pietro con quel “Seguimi” dettogli da Gesù poteva essere la piena rivelazione del Vangelo di Gesù e della sua presenza nella vicenda umana. Invece, misteriosa, e del tutto al di là di ogni mia capacità spirituale, sta il mistero di questo “discepolo amato”! Oggi egli ci viene donato e proposto come colui che Gesù vuole che “rimanga finchè io venga”. E’ il discepolo della suprema intimità con il Cristo del Signore. A me sembra che si possa pensare a lui come al segno supremo dell’amore di Dio per l’umanità: l’amato! Come Gesù è in modo assoluto l’amato del Padre, così il discepolo amato è il segno e la presenza di questa umanità nuova amata da Dio nella persona del Figlio! E qui mi si pone un interrogativo, una sospensione della mente e del cuore, che a questo punto avrete compreso essere la mia intimorita a tremante attenzione e tensione! Perché proprio qui, nell’ultimo istante della testimonianza evangelica, ritorna ancora una volta lui, il traditore. E la domanda posta a Gesù in quell’occasione proprio dal discepolo amato mi incoraggia a pensare, ma non voglio portare nessuno verso questo mio pensiero forse improprio, che il discepolo amato rappresenti e sia il segno dell’amore del Signore per tutti i suoi poveri figli, sino a lui, sino a Giuda. Ricordato qui, alla fine del Vangelo secondo Giovanni, non riesco a non pensare che nel discepolo amato ci sia un posto anche per lui, per Giuda. E anche per me. E anche per ciascuno di voi. E anche per tutti noi. Tutti amarti da Dio nella persona e nella Pasqua del nostro caro Signore Gesù.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.