7 Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio». 8 All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. 9 Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. 10 Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». 11 Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande». 12 Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare».
Giovanni 19,7-12
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Del ver.12 già avevamo espresso un pensiero. Ora questa Parola ritorna e ci mostra l’effetto ben più drammatico che crea nella persona di Pilato. Questo è il massimo confronto che egli ha con la persona e con il mistero del Cristo.
E quel “deve morire perché si è fatto figlio di Dio” lo espone e lo porta fino all’interrogativo decisivo sulla persona di Gesù: “Di dove sei tu?” (ver.9).
La paura di Pilato ci rivela che il rilievo misterioso della situazione già lo aveva invaso: “.. ebbe ancora più paura” (ver.8).
Sarebbe eccessivo pensare a questa paura come “timore di Dio”, anche se nella lingua greca del testo paura e timore sono lo stesso termine. Tuttavia penso che dobbiamo considerare di grande rilievo la reazione di Pilato, forse non solo psicologica!
Siamo al punto più alto e più critico della vicenda di Pilato. “Ma Gesù non gli diede risposta”: se questo silenzio del Signore può essere già un giudizio negativo, come è stato nell’incontro con Erode in Luca 23,6-12, qui bisogna dire che la condizione interiore del governatore romano è ben più profonda e critica!
E quando egli cita il suo potere politico al ver.10, Gesù esplicitamente afferma la presenza di Dio in questo frangente, e lo fa dicendo che lo stesso potere politico di cui Pilato ora è responsabile gli è stato “dato dall’alto”.
E questo rende ancora più evidentemente colpevoli i capi dei Giudei, mentre rivela Pilato come coinvolto nell’azione divina.
Prevarrà infine la prepotenza della folla giudaica e dei suoi capi, in quanto riporterà Pilato alla sua dipendenza dalla potenza mondana del potere imperiale!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il più potente è quello che ha più paura! Pilato “ebbe ancor più paura”, dice il testo: vuol dire che già aveva agito e parlato in questo stato d’animo. – Importanti le successive parole di Gesù, che sono state forse non ben interpretate in passato: “Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto”. Non si tratta di una generale origine divina dell’autorità, del potere dei capi, dello Stato; ma si parla qui del potere su Gesù: Dio non impedirà a Pilato di condannare a morte il suo Figlio, lo lascia libero di esercitare il “potere di liberare o di mettere in croce” Gesù, come Pilato ha affermato. – “Se liberi costui, non sei amico di Cesare”: gli “amici di Cesare” erano una ristretta cerchia di persone, cortigiani, funzionari, cui l’imperatore aveva attribuito questo titolo. Il solo pensiero di mettere a rischio questo privilegio induce definitivamente Pilato alla ingiusta decisione finale.