28 Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». 29 Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. 30 Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
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Tre volte, ai vers.28 e 30, è presente il verbo “compiere, essere compiuto”. Mi sembra bene ricordare che significa “la fine”, e anche “il fine”, lo scopo, l’esito finale, la pienezza!
Tale è infatti la morte di Gesù: la fine e insieme la pienezza! Ed è proprio questo il senso profondo e il significato ultimo della morte di Gesù.
Tale è la sostanza nuova e piena della nostra morte: non solo e non tanto la fine della vita, quanto la sua pienezza, la gloria della vita nuova, al di là della morte.
Questo noi l’abbiamo ricevuto nel giorno del nostro Battesimo, che è la fine della vecchia stirpe dei figli di Adamo e l’inizio della nuova umanità dei figli di Dio!
Gesù raccoglie in Sé e nella sua Pasqua tutta la creazione e tutta la storia.
Questo mi sembra il significato profondo della sua sete (ver.28)! Quella sete che Gesù manifestava quando in Gv.4,7 chiedeva alla donna samaritana di dargli da bere, e che S. Agostino commenta dicendo che in realtà Gesù ha sete di lei!
Ora Egli raccoglie nella sua Pasqua ogni uomo e ogni donna di sempre. Dopo aver bevuto Egli dice “E’ compiuto!”.
E allora, ecco il nome nuovo della morte stessa: “Consegnò lo spirito”!! La Pasqua di Gesù è per Giovanni anche Pentecoste! Dono dello Spirito! Vita nuova di tutti e di tutto! Nuova creazione e nuova storia.
E’ la creazione generata dall’amore di Dio. Creazione e storia che hanno la loro verità, la loro via e la loro vita nell’Amore di Dio. La morte è diventata in Gesù veramente “dare la vita”. Un “dare la vita” che è il significato e il compito della nostra esistenza.
Di ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Abbiamo qui le ultime parole del nostro fratello e Signore, Gesù: “Ho sete!… E’ compiuto”. Sete fisica, certamente, date le condizioni di un uomo flagellato e morente su una croce; ma sete anche della samaritana (come accenna don Giovanni) e di tutti noi, perché possiamo aver parte al “dono di Dio” e abbeverarci con l’acqua viva dello Spirito. – Nell’episodio dell’aceto, ci si è meravigliati per quella canna che sorregge la spugna imbevuta, poiché nel testo greco essa è “un ramo di issopo”: è una pianticella, un arbusto, che difficilmente poteva servire allo scopo; ma era il ramo con cui gli israeliti avevano asperso il sangue dell’agnello pasquale nella notte dell’Esodo. Una conferma che Gesù è l’agnello pasquale il cui sangue libera e salva dalla morte. – Come è stato notato, nessun evangelista dice che Gesù muore sulla croce: prima Egli china (volutamente) il capo, come per addormentarsi, poi consegna lo Spirito: l’ultimo dono segna l’inizio della nuova creazione…