13 Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. 14 Era la Parasceve della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». 15 Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare»
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COMMENTO
La decisione di Pilato di condannare a morte Gesù viene “Udite queste parole”. Quali parole? “Se liberi costui non sei amico di Cesare”. Si tratta dunque di un calcolo politico, per non trovarsi in contrasto con il potere supremo, quello dell’imperatore. Ancora una volta Pilato mostra la sua debolezza, l’incapacità di far valere il diritto, la giustizia, per timore di perdere il proprio potere.
“Sedette in tribunale”: si può intendere anche “fece sedere in tribunale (Gesù)”: in questo modo è più evidente la derisione, di seguito alle precedenti (la corona di spine e il manto di porpora): Gesù è preso in giro prima come re, poi come giudice.
“Era la Parasceve della Pasqua”: come già visto altre volte nel racconto della Passione, il vangelo ci fa vedere che tutto avviene compiendo il disegno di Dio, che ha il fine della “preparazione della Pasqua”: il mistero pasquale diventa così la chiave di interpretazione di ogni storia, anche la più buia.