12 Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono 13 e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. 14 Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo». 15 Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. 16 Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. 17 E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». 18 Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.
Giovanni 18,12-18

Questo passaggio della Passione solo Giovanni lo ricorda con abbondanza di particolari che sembrano indicare e sottolineare il pericolo dell’illanguidirsi della fede e il fluire in una mondanità fredda e distaccata. Tale sembra essere il cammino di Pietro che sarà condotto fino al tradimento.
Gesù viene trattato veramente come un malfattore catturato e ormai in mano al potere sacerdotale del tempio rappresentato da Anna e dal suo genero Caifa che in quell’anno è sommo sacerdote.
Conviene andare a Gv.11,45-53, quando, dopo il miracolo della risurrezione di Lazzaro cresce l’allarme del corpo sacerdotale e Caifa pronuncia quella sentenza di morte che è profezia della salvezza donata a tutti dal sacrificio d’amore del Signore Gesù! E’ di grande interesse cogliere in questo passaggio la potenza della “profezia” di Israele, capace e in certo senso “costretta” verso gli eventi salvifici sia pure attraverso atteggiamenti di inimicizia e di calcolo politico!
Simon Pietro appare al ver.15 come figura minore, quasi una comparsa, che in un primo momento resta fuori dagli eventi: “Pietro si fermò fuori, vicino alla porta” (ver.16).
Poi viene fatto entrare per la mediazione dell’altro discepolo, evidentemente più importante e conosciuto dall’ambiente sacerdotale.
La portinaia che lo fa entrare lo interroga e Pietro già entra nel tradimento, anche se sembra come inavvertito!
E l’estraneità e la negazione degli eventi da parte sua viene sottolineata dal suo scaldarsi intorno al fuoco acceso dai servi. Questi sono forse gli stessi che al ver.12 hanno catturato e legato Gesù!
Tutto questo mi fa pensare a come sia facile entrare anche con passaggi banali nella negazione della fede!
La mondanità ha una sua drammatica potenza, che tende a “normalizzare” il ripudio della fede!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“Catturarono Gesù e lo legarono”: Gesù è legato, ma è l’unica persona veramente libera, come si vedrà negli sviluppi successivi. – Anna (diminutivo di Anania) è il simbolo perfetto del potere religioso ed economico: sommo sacerdote sia lui sia quattro suoi figli, e ora il genero Caifa; proprietario delle stalle situate sul Monte degli ulivi, da cui provenivano gli animali per i sacrifici del tempio… – Il discepolo anonimo è proprio il prototipo del vero discepolo; è lo stesso che seguì Gesù all’inizio e che aveva posato il capo “sul suo seno” nell’ultima cena. Ben diversa è la figura di Pietro: fa impressione la sua affermazione “Non sono”, in evidente contrasto con le parole di Gesù “Io sono”. Rifiuta l’identità di discepolo e si associa a soldati e servi attorno al fuoco: “Stava con loro”. Da notare che la domanda gli viene posta da una serva, una donna, e le donne – in quella cultura – non potevano e non dovevano rivolgersi a un uomo per nessuna ragione.