1 Così parlò Gesù. Poi, alzàti gli occhi al cielo, disse: «Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. 2 Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. 3 Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. 4 Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. 5 E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse.
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Ripeto l’invito che ormai ben conoscete: entrando in Gv.17, leggiamo per intero il capitolo, che qui si presenta così unitario per essere tutto una preghiera di Gesù al Padre.
Mi impressiona molto il constatare che si tratta di Parola rivolta al Padre, che Gesù ci permette di ascoltare. Entriamo con questo in un elemento di assoluta intimità della relazione tra il Padre e il Figlio: Gesù prega ad alta voce, davanti a noi, facendoci ascoltare questa sua preghiera!
E’ chiaro che questo lo potremmo dire per ogni “preghiera” contenuta nella Scrittura: anche un Salmo è una preghiera che noi ascoltiamo come “filtrata” da Gesù. Qui però è detto esplicitamente in modo diretto e semplice al ver.1: dopo aver parlato con i discepoli, “Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse: …”, e al primo versetto del cap.18 ascolteremo: “Dopo aver detto queste cose…”. Avverto in me il desiderio e la necessità di un mio silenzio profondo per ascoltare le Parole di questa preghiera!
Essa si apre con una precisazione temporale: “Padre, è venuta l’ora …” (ver.1). Si potrebbe dire che già non poche volte siamo stati avvertiti da Gesù sull’urgenza dei tempi. Forse possiamo qui cogliere “l’ora” come interna alla preghiera stessa, cioè “l’ora” nel suo essere già presente nella preghiera!
Ci sono due verbi dominanti in questi primi versetti: il verbo “glorificare” e il verbo “conoscere”.
Molte volte abbiamo incontrato il verbo “glorificare”, che significa essenzialmente “illuminare, far risplendere” e quindi “rivelare” in pienezza.
Al ver.1 si presenta con due “soggetti”: “Glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te”. Il Padre “illumina, rivela” il Figlio affinchè il Figlio illumini e riveli il Padre: è una testimonianza di tale potenza che è come “rendere presente” l’Altro! Quasi si potesse dire che ognuno “fa vedere” l’altro!
Per questo il Padre ha dato al Figlio “potere su ogni essere umano (alla lettera, “su ogni carne”, su ogni tipo e condizione di umanità!)” (ver.2). Non c’è creatura umana che non possa ricevere la nuova vita, la vita eterna, cioè la vita stessa di Dio! Ogni “carne” può diventare figlio figlia di Dio!
E questa è appunto la vita eterna; “Che conoscano Te, l’unico vero Dio, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo” (ver.3). Il conoscere, nel linguaggio biblico non è proprio della sola conoscenza intellettuale, ma dice una comunione intima e profonda!
Al ver.4 Gesù dice di aver glorificato il Padre, “compiendo l’opera che mi hai dato da fare”. E noi abbiamo visto che tutte le opere, i segni e i miracoli compiuti da Gesù sono in realtà sempre l’opera della Pasqua! E cioè la morte della vecchia creatura e la risurrezione del verbo incarnato! Della nuova umanità dei Figli di Dio!
E ora (ver.5) Gesù chiede al Padre di essere da Lui glorificato “con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse”, cioè una gloria che illumina l’umanità.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.