4,1 Ma Giona ne provò grande dispiacere e ne fu indispettito. 2 Pregò il Signore: «Signore, non era forse questo che dicevo quand’ero nel mio paese? Per ciò mi affrettai a fuggire a Tarsis; perché so che tu sei un Dio misericordioso e clemente, longanime, di grande amore e che ti lasci impietosire riguardo al male minacciato. 3 Or dunque, Signore, toglimi la vita, perché meglio è per me morire che vivere!». 4 Ma il Signore gli rispose: «Ti sembra giusto essere sdegnato così?».
5 Giona allora uscì dalla città e sostò a oriente di essa. Si fece lì un riparo di frasche e vi si mise all’ombra in attesa di vedere ciò che sarebbe avvenuto nella città.
Seleziona Pagina
Forse si possono usare termini più pesanti per dire dell’animo di Giona al ver.1; si può parlare di vero dolore e si può dire che più che indispettito egli è molto arrabbiato! Credo non si debba aver paura di affrontare con determinazione le parole che oggi il Signore ci regala. E credo che sia bene avvicinarle con decisione al nostro animo. Noi siamo come Giona! Anche se i nostri molti peccati ci facessero pensare che a noi conviene – ed è vero! – questo Dio della misericordia, bisogna essere preparati a riconoscere che molto rapidamente sappiamo regredire verso il rifiuto. E non è da pensare solo che questo accade quando noi siamo quel servo ampiamente perdonato, e poi incapace di rimettere il piccolo debito che il suo conservo ha con lui (Matteo 18,23-35). E’ che questo Gesù Cristo non ci piace come non piaceva al vecchio Grande Inquisitore nell’inserto dei Fratelli Karamazov. E soprattutto non ci piace suo Padre, perchè l’idea di giustizia divina che noi istintivamente abbiamo è violentemente contraddetta dal mistero cristiano.
E il Libro di Giona è suprema profezia di Cristo. Stando puramente alla lettera del testo e al secolare commento ebraico di queste parole, si può pensare che Giona non regga all’umiliante contradizione tra quello che lui, come profeta, ha dovuto annunciare al cap.3,4:”Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta”, e quello che di fatto accade con il pentimento e la penitenza dei niniviti. A questo proposito notiamo che Giona sembra attribuire solo a Dio questo evento di conversione, quasi per dire che è Lui a combinare tutto! Giona non ha parole di riconoscimento verso gli abitanti della città, ma ha solo accuse verso Dio.
E la colpa di Dio è di essere…quello che non si deve! Il ver.2, punto culminante di tutto il Libro, meravigliosamente custodisce l’ortodossia di Giona. Egli quindi non bestemmia contro Dio. Anzi, Lo prega! E non nega gli attributi divini, che anzi sono citati nello splendore della tradizione della fede ebraica. Infinite volte la Scrittura descrive Dio come “misericordioso e clemente, longanime, di grande amore” e aperto a lasciarsi “impietosire riguardo al male minacciato”. Però, proprio per questo, Giona prima si è affrettato a fuggire, e ora, al ver.3, desidera solo morire:”…meglio è per me morire che vivere”. Il ver.4 nasconde, nel rimprovero di Dio a Giona, lo “scherzo” che Dio stesso prepara per placare e illuminare il suo profeta.
Tutto questo viene pienamente illuminato – ma non diventa più “accettabile”, anzi! – dall’adempimento cristiano. Dove, se Giona doveva annunciare la distruzione di Ninive, noi dobbiamo annunciare la morte di Cristo! La Parola di Dio non annuncia tanto un comportamento sbagliato, come abbiamo visto in Giona 1,2. Nè ha come “notizia” la giusta puninzione dell’intera città dell’uomo. Ma è appunto la “Buona Notizia” del sacrificio d’amore compiuto dal Figlio di Dio per la salvezza di tutta l’umanità. Credere e convertirsi è la grazia di entrare in questa vita nuova, dove non solo beneficiamo pienamente del dono della misericordia divina, ma essa ci è anche consegnata perchè anche noi, ciascuno, e tutti insieme nell’umile volto della nostra vita personale ed ecclesiale, celebriamo in noi stessi l’amore di Dio amandoci e perdonandoci, e a tutti testimoniando tale perdono. Tale è la grande gioia che ci è chiesto di annunciare.
Ma non abbandoniamo il povero Giona che, come dicevamo, ci rappresenta così ironicamente bene, e che si mette in una posizione appartata e protetta “in attesa di vedere ciò che sarebbe avvenuto nella città”. Questo suggerimento del ver.5 è buono anche per noi.
v.2 “sapevo che sei un Dio misericordioso…” Giona conosce bene il nome di Dio e le sue caratteristiche. Le conosceva anche quando era nel suo paese. Ma allora non è cambiato nulla? La nave, il pesce, la predicazione a Ninive di un giorno non hanno modificato questo “sapere” di Giona? Sembra di no. Infatti si mette in attesa di vedere quello che succede. Nel vangelo di oggi (Gv 21,1-14) i discepoli tornano al loro lavoro e non sanno che Gesù è sulla riva. Ma dopo il miracolo, davanti al banchetto preparato per loro non osano chiedergli chi sei perchè sapevano bene che era il Signore! Come Giona sappiamo molte cose, giuste di Dio, ma la sua natura più profonda di Dio misericordioso, che muore sulla croce, risorge e ci fa visita nella nostra quotidianità ancora la dobbiamo scoprire. E’ un miracolo, ed è la fonte della gioia più grande.