40,15 Ecco, l’ippopotamo che io ho creato al pari di te, si nutre di erba come il bue. 16 Guarda, la sua forza è nei fianchi e il suo vigore nel ventre. 17 Rizza la coda come un cedro, i nervi delle sue cosce s’intrecciano saldi, 18 le sue vertebre sono tubi di bronzo, le sue ossa come spranghe di ferro. 19 Esso è la prima delle opere di Dio; solo il suo creatore può minacciarlo con la spada. 20 Gli portano in cibo i prodotti dei monti, mentre tutte le bestie della campagna si trastullano attorno a lui. 21 Sotto le piante di loto si sdraia, nel folto del canneto e della palude. 22 Lo ricoprono d’ombra le piante di loto, lo circondano i salici del torrente. 23 Ecco, se il fiume si ingrossa, egli non si agita, anche se il Giordano gli salisse fino alla bocca, resta calmo. 24 Chi mai può afferrarlo per gli occhi, o forargli le narici con un uncino? 25 Puoi tu pescare il Leviatàn con l’amo e tenere ferma la sua lingua con una corda, 26 ficcargli un giunco nelle narici e forargli la mascella con un gancio? 27 Ti rivolgerà forse molte suppliche o ti dirà dolci parole? 28 Stipulerà forse con te un’alleanza, perché tu lo assuma come servo per sempre? 29 Scherzerai con lui come un passero, legandolo per le tue bambine? 30 Faranno affari con lui gli addetti alla pesca, e lo spartiranno tra i rivenditori? 31 Crivellerai tu di dardi la sua pelle e con la fiocina la sua testa? 32 Prova a mettere su di lui la tua mano: al solo ricordo della lotta, non ci riproverai!
41,1 Ecco, davanti a lui ogni sicurezza viene meno, al solo vederlo si resta abbattuti. 2 Nessuno è tanto audace da poterlo sfidare: chi mai può resistergli? 3 Chi mai lo ha assalito e ne è uscito illeso? Nessuno sotto ogni cielo. 4 Non passerò sotto silenzio la forza delle sue membra, né la sua potenza né la sua imponente struttura. 5 Chi mai ha aperto il suo manto di pelle e nella sua doppia corazza chi è penetrato? 6 Chi mai ha aperto i battenti della sua bocca, attorno ai suoi denti terrificanti? 7 Il suo dorso è formato da file di squame, saldate con tenace suggello: 8 l’una è così unita con l’altra che l’aria fra di esse non passa; 9 ciascuna aderisce a quella vicina, sono compatte e non possono staccarsi. 10 Il suo starnuto irradia luce, i suoi occhi sono come le palpebre dell’aurora. 11 Dalla sua bocca erompono vampate, sprizzano scintille di fuoco. 12 Dalle sue narici esce fumo come da caldaia infuocata e bollente. 13 Il suo fiato incendia carboni e dalla bocca gli escono fiamme. 14 Nel suo collo risiede la forza e innanzi a lui corre il terrore. 15 Compatta è la massa della sua carne, ben salda su di lui e non si muove. 16 Il suo cuore è duro come pietra, duro come la macina inferiore. 17 Quando si alza si spaventano gli dèi e per il terrore restano smarriti. 18 La spada che lo affronta non penetra, né lancia né freccia né dardo. 19 Il ferro per lui è come paglia, il bronzo come legno tarlato. 20 Non lo mette in fuga la freccia, per lui le pietre della fionda sono come stoppia. 21 Come stoppia è la mazza per lui e si fa beffe del sibilo del giavellotto. 22 La sua pancia è fatta di cocci aguzzi e striscia sul fango come trebbia. 23 Fa ribollire come pentola il fondo marino, fa gorgogliare il mare come un vaso caldo di unguenti. 24 Dietro di sé produce una scia lucente e l’abisso appare canuto. 25 Nessuno sulla terra è pari a lui, creato per non aver paura. 26 Egli domina tutto ciò che superbo s’innalza, è sovrano su tutte le bestie feroci».
Omelia dialogata messa Dozza 24.03.2021 Gb 40,15-41,26
COMMENTO
In questa lunga descrizione delle due figure mitiche, Behemot e Leviatan, ci sembra di cogliere ancora una volta la profezia celata di alcune caratteristiche proprie del Messia. Certamente si mette in evidenza l’assoluta potenza di queste due figure.
Di una si dice che è “la prima (lett. Il Principio) delle opere di Dio” (40,19). Non si tratta certamente di una divinità pagana; infatti “Quando si alza si spaventano gli dèi e per il terrore restano smarriti” (41,17).
Della seconda si dice che “nessuno sulla terra è pari a lui” (41,25) e che “è sovrano su tutti” (41,26). Si parla anche di una “alleanza” (40,28) e si dice che “davanti a lui ogni sicurezza viene meno” (41,1).
Ci domandiamo quindi, sia pure con prudenza, se il discorso di Dio di oggi non possa essere considerato come l’invito a Giobbe e a tutti noi di contemplare la “prima” delle sue opere nel volto del suo Figlio.
Dio ti benedica e tu prega per noi. Giovanni e Francesco