22 S’insegna forse la scienza a Dio, a lui che giudica gli esseri celesti? 23 Uno muore in piena salute, tutto tranquillo e prospero; 24 i suoi fianchi sono coperti di grasso e il midollo delle sue ossa è ben nutrito. 25 Un altro muore con l’amarezza in cuore, senza aver mai assaporato la gioia. 26 Eppure entrambi giacciono insieme nella polvere e i vermi li ricoprono. 27 Ecco, io conosco bene i vostri pensieri e i progetti che tramate contro di me! 28 Infatti voi dite: “Dov’è la casa del nobile, dove sono le tende degli empi?”. 29 Perché non avete chiesto a chi ha viaggiato e non avete considerato attentamente le loro prove? 30 Cioè che nel giorno della sciagura è risparmiato il malvagio e nel giorno dell’ira egli trova scampo? 31 Chi gli rimprovera in faccia la sua condotta e di quel che ha fatto chi lo ripaga? 32 Egli sarà portato al sepolcro, sul suo tumulo si veglia 33 e gli sono lievi le zolle della valle. Camminano dietro a lui tutti gli uomini e innanzi a sé ha una folla senza numero. 34 E voi vorreste consolarmi con argomenti vani! Nelle vostre risposte non c’è altro che inganno».
Omelia dialogata a Sammartini su Giobbe 1,22-34
COMMENTO
Non dobbiamo e non vogliamo “insegnare a Dio la scienza”! E’ Lui che giudica (ver. 22).
Il testo ci parla di due persone morte: tale evento si è compiuto nell’umo e nell’altro in modo diverso, perché uno di loro è vissuto “tutto tranquillo e prospero” (ver. 23), mentre l’altro è morto “con l’amarezza in cuore” (ver. 25). Tale esito finale della loro esistenza sembra giudicare tutto il loro cammino, perché uno non ha mai conosciuto la gioia e l’altro è stato nella prosperità, “Eppure entrambi giacciono insieme nella polvere”! (ver. 26). In realtà le loro vite sono state diversissime l’una dall’altra: uno ha vissuto bene e l’altro no. La loro condizione di morte sembra assimilarli l’uno all’altro, ma in realtà il loro cammino è stato opposto l’uno all’altro. Oggi saranno sostanzialmente uguali le loro sepolture, ma tutta la vita dell’uno giudica severamente la vita dell’altro. La vita dell’uno è stata profondamente vera e luminosa, al contrario della vita dell’altro.
La vita è dono prezioso e non dobbiamo dimenticare di averne la responsabilità: come accogliamo, custodiamo e illuminiamo il tesoro che abbiamo ricevuto?
Dio ti benedica e tu prega per noi. Giovanni e Francesco