7 Siate dunque costanti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Guardate l’agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge. 8 Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina. 9 Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri, per non essere giudicati; ecco, il giudice è alle porte. 10 Fratelli, prendete a modello di sopportazione e di costanza i profeti che hanno parlato nel nome del Signore. 11 Ecco, noi chiamiamo beati quelli che sono stati pazienti. Avete udito parlare della pazienza di Giobbe e conoscete la sorte finale che gli riserbò il Signore, perché il Signore è ricco di misericordia e di compassione.
12 Soprattutto, fratelli miei, non giurate né per il cielo, né per la terra e non fate alcun altro giuramento. Ma il vostro «sì» sia sì, e il vostro «no» no, per non incorrere nella condanna.
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Mi sembra che sarebbe stata scelta migliore tradurre con “pazienza” piuttosto che con “costanza, costanti” i termini dei vers.7-8. Alla lettera il termine significa “tener lontana l’ira”. La fatica degli ultimi tempi richiede questo grande controllo dei sentimenti!
L’esempio dell’agricoltore che aspetta pazientemente le prime e le ultime piogge esprime con efficacia una situazione che chiede di aspettare senza nulla poter fare per affrettare gli eventi.
Ai ver.10-11 verranno portati i grandi esempi dei profeti e di Giobbe: vicende e situazioni nelle quali non si può far altro che resistere alla prova del tempo e dei tempi! E’ l’unica volta nella quale il Nuovo Testamento cita Giobbe!
La prova è molto delicata perché potrebbe provocare anche guai interni alla comunità dei credenti. Per questo dice il ver.9: “Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri, per non essere giudicati; ecco, il giudice è alle porte”!
Sarebbe inganno terribile, perché attribuirebbe delle responsabilità e delle colpe là dove bisogna invece essere solidali e uniti nel portare e sopportare la prova del tempo!.
Giobbe è stato premiato perché ha raccolto tutta la sua drammatica vicenda nella fede nel Signore che “è ricco di misericordia e di compassione”: “misericors et miserator” sono due termini che in questo prezioso anno giubilare abbiamo imparato a conoscere!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Nel primo capitolo Giacomo ci annunciava la beatitudine della prova: Beato l’uomo che sostiene la prova… Ora ci dice come fare: è necessaria la pazienza, saper attendere come fa l’agricoltore. Come modelli da seguire cita i profeti, cita Giobbe, non indica esplicitamente il Signore Gesù, ma è Lui l’esemplare perfetto. La nostra fiducia, la nostra sicurezza viene dal fatto che Dio è “ricco di misericordia e di compassione”, come dice il v. 11. La Vulgata usa i due termini che ben conosciamo: “misericors et miserator”; nel testo greco però compaiono due termini diversi tra loro: il primo dice che Dio è “dalle molte viscere” e le viscere erano considerate la sede dei sentimenti e delle passioni. Anche noi adoperiamo l’espressione “amore viscerale”, come è per eccellenza quello di una madre. Così è l’amore di Dio, “dalle grandi viscere”, “il misericordioso”.