14 Profetò anche per loro Enoch, settimo dopo Adamo, dicendo: “Ecco, il Signore è venuto con le sue miriadi di angeli per far il giudizio contro tutti, 15 e per convincere tutti gli empi di tutte le opere di empietà che hanno commesso e di tutti gli insulti che peccatori empi hanno pronunziato contro di lui”. 16 Sono sobillatori pieni di acredine, che agiscono secondo le loro passioni; la loro bocca proferisce parole orgogliose e adùlano le persone per motivi interessati. 17 Ma voi, o carissimi, ricordatevi delle cose che furono predette dagli apostoli del Signore nostro Gesù Cristo. 18 Essi vi dicevano: “Alla fine dei tempi vi saranno impostori, che si comporteranno secondo le loro empie passioni”. 19 Tali sono quelli che provocano divisioni, gente materiale, privi dello Spirito.

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Enoch è una piccola luce molto splendente nella grande tradizione ebraico-cristiana. Dal suo primo apparire in Genesi 5,21 per arrivare sino alla Lettera agli Ebrei 11,5-6, passando per Siracide 44,16 e 49,14, con tratti rapidissimi, e senza alcun accenno ad un Messia ancora troppo lontano, Enoch si presenta come l’apparire improvviso di una presenza, di un battito di ciglia, di un’interruzione improvvisa di tenebre fitte, per dire che, malgrado tutto, bisogna continuare a sperare. La “citazione ” di sue parole, contenuta nel ver.14-15, non si trova nelle nostre Bibbie, ma è parte di un testo ebraico apocrifo. Il senso di queste parole sta però nel potere di testimonianza che ci viene dalla figura di questo antichissimo patriarca. Ci dice che Dio non è assente dalla storia umana: Egli “viene”! Viene con moltissimi angeli – tra cui Enoch, appunto – che sono il segno e l’annuncio di un giudizio che Dio esercita su tutto il nostro male, che quindi non deve essere subìto con fatale rassegnazione, anche quando sembra assolutamente dominare. E’ un giudizio divino “contro tutti”, perchè nessuno è innocente e senza peccato. Queste luci divine svelano le opere cattive e le denunciano come tali. E’ infatti la luce anche di un piccolo segno come Enoch a mostrare che il mondo può essere migliore, molto migliore di come lo vediamo.
Il ver.16 riprende quindi l’accusa contro gli empi personaggi che si sono insinuati nella comunità cristiana, e che agiscono “secondo le loro passioni” e “per motivi interessati”; per questo le loro “prediche” non portano la luce del Signore, ma solo l’egoismo del loro orgoglio.
Giuda riprende ora il tema del “ricordare” di cui aveva parlato al ver.5 e di cui noi qualcosa abbiamo detto. La Parola di Dio deve essere incessantemente “ricordata”, proprio perchè risplenda nella sua assoluta attualità e nella sua potenza profetica. Quindi, quella “fine dei tempi” che gli apostoli annunciavano come irta di contraddizioni, è la nostra età, è “oggi”! Ma il fatto che Dio ce lo abbia annunciato e oggi ce lo ricordi di nuovo, è per noi segno che quelle tribolazioni non sono l’ultima parola della storia, perchè questa è sempre e solo la Parola di Dio che oggi celebriamo. Dall’antichità di Enoch al travaglio di oggi, tutto è raccolto e avvolto nel mistero di Dio e nella sua opera di salvezza.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Mapanda
Le parole che ascoltiamo dalla lettera di Giuda, come pure quelle della lettera di Giacomo che abbiamo da poco terminato di leggere, ci vogliono istruire e pevenire dallo scandalo che vediamo dentro e fuori di noi, e che oggi si condensa in questa parola: empietà. C’è la dimensione empia, che si oppone al “mistero della pietà” ( 1Tim 3:16, la Pasqua che si estende in tutto il mondo). E’ importante il ricordo, collegato al fatto che tutto ciò è stato già scritto dagli apostoli (v. 17). Questo era importante anche per Gesù: “Vi ho detto queste cose prima che accadano”. Questo permette di non lasciare quella via della fede di cui Giuda ci parla. v. 16 Tali empi sono “mormoratori scontenti”: anche in Giac abbiamo viato che le passioni dentro di noi non sono appagate mai perchè non riescono ad ottenere ciò che bramano. C’è questo stato di “infelicità” che provoca violenza. Cfr. Tit 2:11-14: “E’ apparsa infatti la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini, che ci insegna a rinnegare l’ empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo, nell’ attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo;il quale ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo puro che gli appartenga, zelante nelle opere buone.”
Tra le negatività evidenziate nel richiamo di Giuda, noto le ultime, al v. 19: seminare divisioni (alla lettera: coloro che fanno separazioni e dissidi); essere “psichici”, cioè non “pneumatici”, quali sono coloro che hanno lo Spirito come principio di vita e di azione. – L’espressione più bella mi pare quella del v. 17: “…ricordate le parole”, quelle dette dagli apostoli, ma che sono in realtà quelle del Signore nostro Gesù. Giuda si rivolge qui, come al v. 3, agli “agapetoi”, quindi anche a noi diletti e amati da Dio.
I bei commenti che leggo qui sopra illuminano il testo di oggi. Grazie!
Io mi ero fermato su due parole: “mormoratori scontenti” (v.16 sobillatori pieni di acredine nella trad italiana) e “beffeggiatori” (v. 18 impostori). I primi ricordano il popolo che usciva dall’Egitto nei momenti di sconforto; questi ultimi ricordano quelli che si fanno beffe di Gesù sotto la croce. Tutti sono prigionieri del loro male, della loro solitudine, della loro mancanza di speranza, della loro poca propensione a lasciarsi prendere per mano dal Signore.