19 Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, 20 idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, 21 invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio. 22 Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; 23 contro queste cose non c’è Legge.
Galati 5,19-23

In grande evidenza e in aperto contrasto si pongono nel nostro brano “le opere della carne” (ver.19) e “il frutto dello Spirito” (ver.22)!!
Le opere della carne sono la triste operosità dell’uomo peccatore!
All’opposto, il frutto dello Spirito è l’operosità di Dio stesso in noi, che siamo morti al peccato e siamo risorti in Lui! Siamo risorti nel Signore, che è morto ed è risorto per noi!
Tutto quello che in noi avviene e si compie come “frutto dello Spirito”, è lo Spirito del Signore a compierlo in noi!
Per questo la nostra vita nuova nel Signore viene definita non come “opera” nostra, ma appunto come “frutto” della presenza in noi dello Spirito del Signore e suo frutto!
E’ quindi affascinante e meravigliosa l’interpretazione di Paolo circa “la Legge”!
Nel regime della Legge viene inevitabilmente rivelata la condizione umana prigioniera del male e della morte!
Contro di essa, la Legge rivela e denuncia la colpa e quindi la condanna del peccatore, ma nulla può fare per strapparlo da tale condizione di male e di condanna.
Al contrario, la Legge nulla ha da dire e da fare riguardo al “frutto dello Spirito”!
Per questo, io darei un’interpretazione “ironica” alla battuta finale del nostro testo, quando Paolo afferma che “contro queste”, e cioè (!!) contro le operazioni dello Spirito – “amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (ver.22) – “contro queste cose non c’è Legge” (ver.23)!!
E questo perché la Legge ovviamente nulla ha da dire e da fare “contro queste cose”!!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Come sottolinea qualche nota, “il frutto dello Spirito” è unico, anche se molteplici sono le sue manifestazioni. Non è un caso che il primo del successivo elenco sia l’amore: esso tutto comprende, a tutto dà significato. Nella lista vedo che ci sono caratteristiche che la Scrittura attribuisce regolarmente a Dio: “benevolenza, bontà, fedeltà”. Si direbbe che frutto dello Spirito sia una nostra assimilazione a Dio: siamo fatti un po’ simili a Lui. Ugualmente mi colpisce quella “mitezza”: si pensa immediatamente a Gesù, che si è definito mite e umile di cuore. Siamo quindi assimilati anche a Lui, nostro maestro e Signore. Ed è l’opera dello Spirito in noi.