(nuova traduzione CEI 2008)
21 Ditemi, voi che volete essere sotto la Legge: non sentite che cosa dice la Legge? 22 Sta scritto infatti che Abramo ebbe due figli, uno dalla schiava e uno dalla donna libera. 23 Ma il figlio della schiava è nato secondo la carne; il figlio della donna libera, in virtù della promessa. 24 Ora, queste cose sono dette per allegoria: le due donne infatti rappresentano le due alleanze. Una, quella del monte Sinai, che genera nella schiavitù, è rappresentata da Agar 25 – il Sinai è un monte dell’Arabia –; essa corrisponde alla Gerusalemme attuale, che di fatto è schiava insieme ai suoi figli. 26 Invece la Gerusalemme di lassù è libera ed è la madre di tutti noi. 27 Sta scritto infatti:
Rallégrati, sterile, tu che non partorisci,
grida di gioia, tu che non conosci i dolori del parto,
perché molti sono i figli dell’abbandonata,
più di quelli della donna che ha marito.
28 E voi, fratelli, siete figli della promessa, alla maniera di Isacco. 29 Ma come allora colui che era nato secondo la carne perseguitava quello nato secondo lo spirito, così accade anche ora. 30 Però, che cosa dice la Scrittura? Manda via la schiava e suo figlio, perché il figlio della schiava non avrà eredità col figlio della donna libera. 31 Così, fratelli, noi non siamo figli di una schiava, ma della donna libera.
![Le Famiglie della Visitazione](https://www.famigliedellavisitazione.it/wp/wp-content/uploads/2020/05/logo-famigliedellavisitazione2020-1.png)
Seleziona Pagina
Figli liberi di una donna libera! E’ il nostro destino, o meglio, la volontà del Padre!… Siamo stati oggi in bella compagnia con questi magnifici personaggi che Paolo ha ricordato: Abramo e Sara, Agar, Isacco e Ismaele… Il tutto sullo sfondo di Gerusalemme: quella “attuale” e quella che ha le sue radici nei cieli, “la nostra madre”. Ed è un prodigio di fecondità e di vitalità: “Rallegrati, o sterile, grida di gioia (poiché) molti sono i figli dell’abbandonata, più di quelli della donna che ha marito…”. Rallegriamoci perché siamo figli della promessa e liberi da ogni vincolo che non sia quello che abbiamo contratto nel Signore Gesù.
Il ver.21 è molto importante e delicato. Forse è meglio sottolineare la sua importanza portando a versione più letterale l’espressione “non sentite che cosa dice la legge?” rendendola “non ascoltate la legge?”. Si tratta quindi non solo di capire il senso di quello che la legge afferma, ma veramente di “ascoltare” la legge, che così è propriamente l’ascolto della Parola di Dio. Dunque, l’invito di Paolo ai suoi figli che corrono il pericolo di voler “essere sotto la Legge” è quello di “ascoltare la Parola”! Provo a spiegarmi meglio. Non è che quello che è scritto nella Parola non sia vero, o non sia più vero. E’ che deve essere “nuovo” il nostro modo d’ascoltarla. Noi infatti ogni Parola di Dio l’ascoltiamo in Gesù, nel suo Spirito. Credo peraltro che non si possa concludere che chi ascoltava quella stessa Parola “prima” di Gesù, l’ascoltasse necessariamente nel modo che ora Paolo condanna. Anche prima di Gesù il vero ascoltatore della Parola l’ascoltava “verso Gesù”. Per chi ascoltava così, la parola non si riduceva ad una norma da seguire per ottenere la salvezza dalle proprie opere, ma era rivelazione di una salvezza che poteva venire solo da Dio stesso. Da Abramo a Maria di Nazaret Israele è stato sempre ascoltatore della Parola in questo modo. Spero di non aver troppo confuso le cose! Proviamo anche noi ad ascoltare come Paolo ci chiede.
Le due donne e i due figli della vicenda di Abramo sono “allegoria”(ver.24) – si potrebbe dire “parabola” – della storia della salvezza e del suo mistero. Il figlio della schiava Agar rappresenta la vecchia economia della legge, ed è nato “secondo la carne”. Quello nato dalla donna libera è nato in virtù della promessa, è nato dall’impossibile dell’uomo, ed è quindi puro dono di Dio. Il primo è in certo modo opera dell’uomo, l’altro viene da Dio, non è opera dell’uomo. La collocazione geografica del Sinai in Arabia sembra rivelare la figura di Agar la schiava, che è “la Gerusalemme attuale, che di fatto è schiava insieme ai suoi figli”. Ma noi siamo figli della Gerusalemme di lassù, la “libera”!
Mi sembra di grande rilievo che la libertà di questa madre sia intimamente connessa con la sua “povertà”, confermata dalla citazione di Isaia 54,1 dove è esplicitamente chiamata “sterile, tu che non partorisci..” questa madre di tutti noi. La sua maternità è opera di Dio, frutto fecondo della sua promessa. Provo a trarne una conseguenza diretta e semplice: la nostra vita cristiana di figli di Dio non può essere nostro merito, perchè è dono di Dio. Di essa non possiamo vantare noi stessi, ma possiamo solo dar gloria al Signore. La mia stessa – così assolutamente limitata – fedeltà a Dio, non è un titolo di superiorità, ma un debito che contraggo nei confronti di chi ancora attende lo stesso dono di salvezza.
L’episodio “antipatico” di Genesi 21,10 sulla cacciata di Agar da parte di Sara viene pienamente riscattato da Paolo che lo rende significativo della necessità di allontanare da noi ogni pretesa di una nostra giustizia attraverso le opere della legge. Mi sembra si possa anche osservare come questa parola ci confermi circa l’importanza essenziale della presenza tra noi di fratelli e sorelle che “si sono fatti eunuchi per il Regno” e celebrano tra noi la fecondità secondo lo Spirito. E non solo: confermano che anche la maternità e la paternità secondo la carne sono eventi che nascono da Dio, dono suo, affidamento alla paternità e alla maternità umana, di figli e figlie che in realtà sono figli e figlie di Dio.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Le prime parole sono importanti. Ai Galati, che vogliono essere sotto la Legge, e ai quali Paolo ha mostrato la differenza tra la promessa di Dio e la legge, ora dice: “Non ascoltate ciò che dice la legge?” Perché se ascoltano bene, si accorgeranno che la stessa legge denuncia e rivela la sua reale condizione. E’ perciò importante l’ascolto. E Paolo sottolinea ancora una volta la importanza della corretta interpretazione dell’A.T., usando questa volte interpretazioni allegoriche.,Quando parlò di Abramo aveva citato la Scrittura, eanche adesso e anche adesso la cita per scoprirvi una notizia più profonda di quello che può apparire in superficie, e per indicare che c’è il “figlio della promessa” e il “figlio della schiavitù”. E’ importante che Paolo non dica di cercare lontano, ma nella Legge a cui vuoi assoggettarti, e coprirai la sua vera realtà: che è un pedagogo che conduce a Cristo, una realtà totalmente nuova a partire dalla promessa di Dio e fondata su di essa. IL modo di argomentare di Paolo, sulla base della Scrittura, apre una porta sulla interpretazione ebraica delle Scrittura, invitandoci a conoscerla meglio, per quanto possiamo.