6 Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. 7 In realtà, però, non ce n’è un altro; soltanto vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. 8 Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! 9 L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! 10 Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo!
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v. 6 “Mi meraviglio che così in fretta … passiate ad un altro Vangelo. In realtà, però, non ce n’è un altro”. L’unicità del Vangelo è alla base dell’unica salvezza: “Un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati” (Efe 4:5.4). Poichè “non c’è altro nome dato agli uomini sulla terra (oltre al nome di Gesù Signore) nel quale è stabilito che dobbiamo essere salvati” (Atti 4:12).,Da questa unità del Vangelo poi scaturisce la varietà dei doni e dei ministeri, affinchè tutti arrivino alla unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio (Efe 4:13). Il brano di oggi ci riporta alle esortazioni alla stabilità che abbiamo ascoltato in 2Pietro: rimaniamo fermi e saldi in questo fondamento saldo e unico che ci è stato dato attraverso la predicazione degli apostoli. E non ascoltare queste voci che tendono a spostarci da questo fondamento. E’ bello vedere come lo stesso apostolo poi si ponga “sotto” il Vangelo: “Se anche noi stessi o un angelo del cielo vi predicasse un vangelo diverso … sia anatema!”. Ci ricordiamo del discorso del Card. Lercaro in consiglio comunale: anche il Vescovo è sotto al Vangelo e servo del Vangelo. v.6 si passa ad un altro Vangelo se non ci si ricorda che la chiamata ricevuta è stata “per grazia”: siamo stati chiamati alla vita cristiana per grazia, per puro dono di Dio, e la vita cristiana stessa che viviamo giorno per giorno è “grazia”. La volontà di Dio verso noi uomini è quella rivelata dal Vangelo della grazia, è cioè la Pasqua di Gesù per la nostra salvezza, che è pace. Questo ascoltavamo al v. 4. Al contrario, c’è una “volontà” opposta a questa, ed è la “volontà di sovvertire il Vangelo di Cristo” che guida l’animo e l’azione di “alcuni che vi turbano” (v.7). Questa volontà contraria a Dio è ripetutamente presentata da Paolo in questa lettera con l’uso di questo verbo “vogliono”. Vedi, p. es. 4:17 “Vogliono mettervi fuori (dalla comunità di salvezza raccolta dall’unico Vangelo di Gesù), perchè mostriate zelo per loro. Ancora in 6:12-13 “vogliono fare bella figura nella carne, opponendo la circoncisione alla quale vi obbligano, alla croce di Cristo che vi ha dononato salvezza” e ancora “vogliono la vostra circoncisione per trarre vanto dalla vostra carne”. Questa volontà viene svelata dall’apostolo come opposta alla volontà di Dio perchè cerca il vanto per sè stessi, dalle opere della carne. Ma “il vanto è stato escluso (non voi siete esclusi!, bensì il vanto!) non dalla legge delle opere, ma dalla legge della fede!” (Rom 3:27).
“non ce n’è un altro”
Possiamo tradirlo, sovvertirlo, dimenticarlo, metterlo da parte, “evangelizzare contro”… lo facesse anche lo stesso Paolo o addirittura un angelo!… eppure “non ce n’è un altro”!
Il Vangelo è uno solo, il Vangelo di Gesù Cristo, il suo, l’unico nel quale c’è salvezza, l’unico che ci da la vita, che ci appassiona e ci corregge con verità.
Impressiona come Paolo entri subito nel vivo del problema che egli vuole trattare. Possiamo certamente attribuirlo alle circostanze che in quel momento lo portano a questa decisa reazione. Ma penso si possa – e forse si debba – ricevere proprio oggi questa Parola come questione anche per noi principalissima, sempre ritornante nell’esperienza cristiana. Un pericolo incombente su ogni generazione. E quindi la Lettera ai Galati come “scritta” a tutte le chiese di tutte le generazioni cristiane. Dico questo non solo per la rilevanza del tema trattato, ma soprattutto come criterio globale di accoglienza della Parola di Dio. Questa va infatti sempre considerata, pur tenendo conto delle circostanze in cui fu scritta e di tutti gli altri elementi culturali e psicologici che l’hanno provocata e accompagnata, come alla fine perfettamente attuale e preziosa per noi, oggi. Per me, per noi, per le Chiese.
E’ ironica severità quella che porta Paolo a chiamare “un altro vangelo” le opinioni e le idee che circolano nelle comunità dei Galati. Infatti subito, al ver.7, egli afferma recisamente che “non ce n’è un altro”. Esistono aggressioni nei confronti dell’unico Vangelo. A queste aggressioni i Galati si sono piegati, e Paolo si chiede come mai essi siano “passati” ad un altro vangelo. Con straordinario coraggio spirituale e intellettuale, l’Apostolo nega la rilevanza oggettiva della dottrina che viene proposta e riduce tutto al comportamento sbagliato di chi la propone e, evidentemente, la impone.
La questione è bruciante e radicale. Al ver.8 Paolo introduce l’immagine di “un angelo del cielo”, oltre che la sua stessa persona, per respingere ogni tentativo, anche di grande autorevolezza, che voglia “sovvertire il Vangelo di Cristo”(ver.7). Il nostro brano non ci dice oggi quale sia l’oggetto delle affermazioni che suscitano la reazione decisa dell’Apostolo. E anche noi ci fermiamo su questo limitare. Si capisce che per lui la questione è talmente decisiva da coinvolgere tutto quello che egli ha detto e fatto come Apostolo.
Il ver.10 si dichiara pronto ad una solitudine totale di fronte agli uomini, perchè egli non può rinunciare ad essere “servitore di Cristo”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Trovo molto importante e illuminante l’insegnamento che oggi Paolo dà dicendo che la sua opera e la sua fatica quotidiane sono fatti cercando il favore di Dio.
Ho avuto l’impressione che oggi Paolo metta qualche domanda sul baricentro della nostra vita.
Il Vangelo unico del Signore mi è parso continuamente ‘attaccato’ da sconvolgimenti, perversioni..
Oltre ad una questione più collettiva ho visto l’ultimo versetto più introspettivo, rivolto alle nostre vite..
Quanto andiamo dietro al favore degli uomini, per strade lontane dalla verità del Vangelo? Quanto l’obbiettivo è essere servi di Cristo?
Personalmente mi sono trovato parecchio fuori asse.L’anatema forse è allora la mancata comunione con la verità, con il Signore..?