S. Francesco e Madonna Povertà

L’ho sentita predicare in una Messa di Matrimonio, e mi sono chiesto come lei possa essere così in consonanza e in condivisione con un volto della vita che, mi pare, lei non abbia mai conosciuto. E quello che mi colpiva era il suo commento al Vangelo delle Beatitudini e la grande esaltazione che Gesù fa dei poveri, dei miti e persino dei perseguitati in una festa gioiosa e piena anche di segni di ricchezza, con particolari inutili di lusso e di spreco. E lei che tranquillamente parlava di povertà. Mi sono commosso e ho pensato di scriverle per dire la mia ammirazione e la mia riconoscenza. Sono amico dei due sposi e so bene che sotto la ricchezza visibile ci sono anche delle povertà e delle prove nella vita di entrambi. In realtà è passato molto tempo da quel giorno, ma mi è tornato nella mente e nel cuore quello che da lei avevo ascoltato. E così ho pensato di scriverle.

Caro amico, non presiedo poche liturgie nuziali, ma quella che lei mi ricorda l’ho ben presente anche perché conosco la situazione cui lei accenna. Tuttavia parlavo della beatitudine della povertà non per quella cui lei accenna, ma proprio per la divina bellezza della “povertà nello spirito” di cui dice Gesù nel suo discorso sulla montagna. Perché non si dà vera esperienza d’amore che non sia anche grande evento di povertà. Essere amati è speranza e privilegio proprio dei poveri! Sono i poveri a chiedere incessantemente al Signore: “Dio, vieni a salvarmi!”. Il Matrimonio è lo stupendo regalo di Dio che visita la povertà di una persona donandogli una persona che lo rappresenti e lo renda presente. Anche i nostri amici sposi in quel giorno hanno ricevuto il regalo grande di Dio, proprio nel segno del loro reciproco accogliersi nell’amore. E d’altra parte, proprio perché la loro povertà veniva visitata dall’amore, proprio per quello i nostri due amici si sono regalati l’uno all’altro. In quel giorno hanno ricevuto e dato veramente tutto! Lei dice che io non ho mai vissuto questa vicenda straordinaria. Ma credo non è proprio così! Per me il “fidanzamento” è iniziato in una splendida valle solitaria al confine orientale delle Dolomiti: val Visdende. Ero al campo scout e il nostro prete mi ha chiesto di spiegare una pagina di Vangelo ai ragazzi, perché lui era stanco e doveva ritirarsi. L’ho fatto, ma mi è capitata una cosa inaspettata: comunicando qualcosa di quella pagina, mi sono accorto che comunicavo anche me stesso. La mia persona e la mia vita. Da quel giorno tutto è cambiato. Non ho pensato allora di fare il prete, ma ho capito che forse la mia vita era stata catturata dal Vangelo del Signore e dal Signore del Vangelo. Per questo, dopo parecchi anni, sono entrato in un vincolo nuziale con quello che era capitato come inizio di un fidanzamento. Per questo, sono abbastanza esperto di matrimonio. Buona Domenica a lei e ai miei cari lettori.

Giovanni della Dozza.

Nota: Articolo pubblicato su “Il resto del Carlino – Bologna” di domenica 19 Febbraio 2017 nella rubrica “Cose di Questo mondo”.