20 A colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che opera in noi, 21 a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen.
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I due versetti che concludono il terzo capitolo della Lettera agli Efesini esprimono in modo affascinante l’esperienza che il credente, anche un mediocre credente come sono io, incontra, vicenda ed esperienza con la quale incessantemente e in modo crescente s’incontra.
Come abbiamo visto nei versetti precedenti, tale esperienza si caratterizza come incontro tra l’immensità di Dio e la nostra piccolezza.
Veramente la fede è un miracolo! E le è essenziale l’incontrarsi incessantemente con un’immensità che non l’annienta ma la riempie, con una luce che non l’acceca ma lo riempie di stupore!
Riceviamo il ver.20 del nostro brano con le parole scelte dal traduttore italiano e che dicono Dio come “Colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare”.
Queste parole esprimono l’opposto di quello che le culture della mondanità ritengono essere la fede! Si pensa la fede come qualcosa che incomincia quando accettiamo di lasciare la realtà concreta nella quale viviamo e con essa anche la “ragione”, cioè quella potenza di “comprensione” che ci consente di “capire” e di “conoscere”, e quindi in certo senso di “possedere” la realtà nella quale viviamo.
Secondo la tradizione ebraico-cristiana la fede è invece l’irrompere nella nostra storia di una storia assolutamente concreta e talvolta anche drammaticamente concreta, che la nostra mente non può conquistare ma solo ricevere.
Per questo mi sembra molto preziosa l’affermazione del ver.20 che prima ho citato: è l’incontro con Dio “che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare”!!
Per questo, mi sembra sia necessario allontanarsi risolutamente da ogni ipotesi di “comprensione razionale” del mistero di Dio. La fede non è un “ragionamento”! E’ un evento!
Potentemente e prepotentemente , e per puro dono e non per conquista e comprensione nostra, Dio irrompe nella nostra vita con la sua potenza. E noi non possiamo pensare di comprendere! Possiamo solo avere la grazia, il dono, di “accogliere”!
Infatti quello che accade, e ci accade, è “molto di più di quanto possiamo domandare o pensare”!! Ma è anche meravigliosamente concreto e, se volete, tremendo! La fede non è “uno spinello di evasione”, ma è l’irrompere nella nostra realtà e nella nostra storia personale e collettiva della realtà e della storia di Dio! Noi non possiamo fare altro che accogliere il dono!
Il ver.21 possiamo considerarlo come l’espressione di ciò che, nell’orizzonte e nella potenza del dono della fede, accade! Una storia nuova, dove l’umano e il divino si incontrano!
Ma badate bene! L’incontro non avviene per un’ “evasione” dall’umano, ma per l’irrompere del divino nell’umano! Ed è per questo che Paolo può dire che la Chiesa, a partire dalla sua fonte e dal suo cuore, che è Cristo Gesù, è luogo ed evento della gloria di Dio!
Nella mia miseria risplende la meraviglia della presenza e della luce di Dio, perché mi è stato donato di “ascoltare la Parola di Dio”, che è fonte e cuore in me della vita nuova. Della vita di Dio in me peccatore!
Per questo, l’esperienza severa che il credente vive sino alla fine dei suoi giorni è la consapevolezza crescente della sua realtà di “peccatore”, cioè di oscuro e lontano! Ma visitato e illuminato! Ma incessantemente salvato dalla potenza infinita della misericordia di Dio!
Anche “il Verbo fatto carne”, Gesù, in quanto veramente “uomo”, anche “bambino”, “cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui” (Luca 2,40).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Dopo le cose straordinarie che abbiamo saputo di Dio in questo capitolo, vengono spontanee sulla bocca di Paolo (e sulla nostra) le parole di lode e di glorificazione. Siamo stupiti davanti alla “multiforme sapienza” di Dio, davanti alle “impenetrabili ricchezze di Cristo” e al suo “amore che supera ogni conoscenza”… Ci è stato confermato che “Cristo abita per mezzo della fede nei nostri cuori” e che possiamo vivere “radicati e fondati nella carità”. Affidandoci a Colui che “ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare”, ci uniamo al coro di tutte le generazioni che lo amano e lo lodano, nei secoli dei secoli. Amen.