1 Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto. 2 Onora tuo padre e tua madre: è questo il primo comandamento associato a una promessa: 3 perché tu sia felice e goda di una vita lunga sopra la terra. 4 E voi, padri, non inasprite i vostri figli, ma allevateli nell’educazione e nella disciplina del Signore.
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Come il grande tema della nuzialità, così quello delle relazioni famigliari ha una sua linea fondamentale, ed è quella di essere in ogni modo “celebrazione” del mistero di Dio nella vita umana. L’inizio e la fine del nostro brano portano il sigillo di ciò: ai figli si chiede di obbedire “nel Signore”, e ai genitori si indicano l’educazione e la disciplina “del Signore”. Mentre scrivo, sono consapevole che da questo è molto lontana la riflessione e la prassi nelle nostre famiglie cristiane. Molte volte mi capita di osservare che si coglie con rattristato stupore il fatto che un’educazione umanamente buona non porti frutto sul piano dell’interpretazione e della prassi cristiana. E’ che molto spesso, direi quasi inavvertitamente, i criteri che guidano l’educazione dei figli è lontana da quel “nel Signore..del Signore”, e sostituita dalle diverse tesi pedagogiche che nel tempo si succedono. Ma non possiamo qui dilungarci su questi temi. Osserviamo semplicemente che anche la vita della famiglia, come abbiamo visto per la relazione tra moglie e marito, è chiamata appunto ad essere “celebrazione” del mistero divino. Ecco perchè il ver.1 può permettersi di essere tanto perentorio:”obbedite ai vostri genitori nel Signore, perchè questo è giusto”. La “giustizia” di tale obbedienza è, per noi discepoli e fratelli di Gesù, assolutamente certa, perchè scaturisce ed è guidata dall’obbedienza del Figlio al Padre. Un figlio che obbedisce ai suoi genitori fa bene, perchè in questo modo “celebra” l’obbedienza del Cristo a suo Padre. Ma certamente, deve essere obbedienza “nel Signore”. E in questo senso bisogna subito ricordare che proprio perchè deve celebrare il mistero divino, tale obbedienza è , oltre che profondissima, anche fortemente condizionata e limitata. Per esempio, l’amore per i genitori è del tutto subordinato all’amore per il Signore Gesù:”Chi ama il padre e la madre più di me, non è degno di me” dice Matteo 10,37, e questo è chiaro per chi sa che tale amore figliale non è in sè un valore assoluto, ma lo è in quanto appunto “celebra” l’amore per il Signore. I bambini vengono a confessare la loro disobbedienza alla mamma e al papà, ma molte volte mi piacerebbe sapere quale obbedienza è stata loro chiesta!
Mi sono domandato perchè al ver.2 si dica che l’obbedienza ai genitori è “il primo comandamento”. Forse lo è perchè nel “decalogo”(Esodo 20; Deuteronomio 5) è il primo comandamento che guida le relazioni interpersonali dopo i primi tre grandi precetti della relazione con Dio; forse si potrebbe dire anche che il rapporto con i genitori è la prima esperienza che un bambino fa del suo rapporto con la paternità di Dio; ma forse anche si potrebbe pensare che il comandamento dell’obbedienza ai genitori è profezia dell’obbedienza del Cristo al Padre e quindi del compimento di tale obbedienza nel sacrificio della Croce. Ed è in quest’ultima prospettiva che si potrebbe forse cogliere la portata della “promessa”(“associato a una promessa” dice il ver.2):”..perchè tu sia felice e goda di una vita lunga sopra la terra” come profezia della vita eterna nella passione e nella gloria del Figlio di Dio.
Come l’obbedienza dei figli, così anche la disciplina richiesta dai padri ai loro figli deve dunque essere “del Signore”(ver.4). E non mi sembra privo di significato il fatto che citi il pericolo non di un’educazione “lassista”(che pure non sarebbe giusta), ma il pericolo di “provocare all’ira”(come rende la versione latina:”ad iracundiam provocare”), e quindi di deviare dalla sapienza della pedagogia divina. Mi sembra che parole come queste debbano spingerci ad una maggiore attenzione interiore a come l’unico Padre guidi i suoi figli nella via della salvezza e della pace.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
La Scrittura così centellinata disvela veramente grandi tesori, sui quali solitamente non ci si sofferma. Cresce la gratitudine per questo dono, che sta diventando, in qualche modo, quotidianamente consueto anche per me.
A me era sembrato che l’espressione “primo comandamento” volesse essere direttamente collegata a ciò che viene subito dopo, e cioè intendere “il primo comandamento ad essere associato a una promessa”; quella, appunto, della felicità e della “vita lunga sopra la terra”.
Mi sembra fondamentale l’insistenza di Paolo a riferire ogni dimensione della vita al Signore. Solo così essa si affrancherà dal rischio dell’idolatria, costituendosi, anche sensibilmente, “più bella”. Grazie.
I figli sono le risposte che la vita dona ad ognuno di noi.
Sono loro l’essenza del vostro sorriso.
Sono sangue e carne della vostra carne
ma non il vostro sangue e la vostra carne.
E benché vivano con voi, non vi appartengono.
Affidategli tutto il vostro amore ma non i vostri pensieri.
Essi hanno i loro pensieri.
Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime.
Esse abitano la casa del domani, che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno.
Potete tentare di essere simili a loro, ma non farli simili a voi.
Gibran