25 Perciò, bando alla menzogna: dite ciascuno la verità al proprio prossimo; perché siamo membra gli uni degli altri. 26 Nell’ira, non peccate; non tramonti il sole sopra la vostra ira, 27 e non date occasione al diavolo. 28 Chi è avvezzo a rubare non rubi più, anzi si dia da fare lavorando onestamente con le proprie mani, per farne parte a chi si trova in necessità. 29 Nessuna parola cattiva esca più dalla vostra bocca; ma piuttosto, parole buone che possano servire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che ascoltano. 30 E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste segnati per il giorno della redenzione. 31 Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità. 32 Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo.
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Entriamo oggi nel tema specifico della meravigliosa etica cristiana. Siamo ancora all’interno di considerazioni più di carattere generale. Tuttavia sono molti i riferimenti a situazioni ben identificate, come per esempio quella dell’iracondo (vers.26-27), o quella del ladro (ver.28). E notiamo subito una caratteristica grande di questi insegnamenti: non basta sapere quello che “non bisogna”fare; bisogna sapere anche e soprattutto quello che si può e si deve fare! Altra nota forte di questi insegnamenti dell’Apostolo è quella di non portarci solamente la considerazione di precisi precetti morali, ma anche quella di introdurci nello spazio più profondo, più immerso nella storia, più capace di rendere presente il Signore Gesù e la vita nuova che ci ha donato, attraverso indicazioni di “sapienza”. Queste non sono appunto solamente precetti, ma attenzioni, atteggiamenti interiori ed esteriori, modi di essere, osservazioni preziose e raffinate, luci semplici e meravigliose che risplendono nella vita dei figli di Dio…
Così al ver.25 l’indicazione tratta dal Libro di Zaccaria 8,16. Siamo ben lontani dall’obbrobio di una verità che si manifesti nella violenza, nella volgarità di modi, con stupidità di espressioni, con durezza verso il fratello…Notate la bellezza di quella motivazione:”..perchè siamo membra gli uni degli altri”! E’ la nostra comunione d’amore che mi spinge ad indicare al fratello quella luce di verità che ci ha visitati e che ci ha uniti!
E osserviamo, ai vers.26-27, la paziente dolcezza che non si limita a dirci che è male adirarsi, perchè, come conosce la nostra fragilità, così ci apre alla possibilità e alla speranza di non precipitare nelle tenebre di un atteggiamento sbagliato,ma di cogliere il tempo come tempo del ripensamernto, dell’umiltà ,e del superamento di stati d’animo negativi.
Anche il ladro del ver.28 viene indirizzato verso una splendida prospettiva positiva: non solo quella di non rubare, ma addirittura quella di mettersi a lavorare per aiutare chi fosse in qualche difficoltà! Questo è il Vangelo! Così come, al ver.29, la speranza, per chi ha il vizio di dire cose cattive, di scoprire in se stesso “parole buone che possano servire…”!
Ormai non si tratta più di un semplice confronto con i precetti divini. Ora si tratta di non rattristare lo Spirito di Dio (ver.30) che è in ciascuno per la grazia della fede e del battesimo. Mi ricordo quando in famiglia si è cominciato a capire che quello che ci muoveva era soprattutto l’amore per il Signore e per i fratelli. E’ possibile far sparire ogni asprezza,sdegno, ira…(vers.31-32), e trovarsi nella possibilità reale di essere “benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi…”: insomma, la Pasqua non è un ideale nel quale fuggire e rifugiarsi, ma è l’avvenimento che ormai può accompagnare la nostra vita, la vita di ciascuno e di tutti, qualunque sia il volto ferito dell’esistenza e la caduta della speranza e della pace. Si può incessantemente passare dalla morte alla vita! E lo si deve.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Anche oggi una preziosa “descrizione” di quello che siamo diventati: tra noi, “membra gli uni degli altri”; quanto a Dio, “abbiamo il suggello, il segno dello Spirito”, ce l’abbiamo dentro per la nostra piena realizzazione. Quella espressione che colpisce: “non contristate lo Spirito di Dio”, ci suggerisce come sia forte la “partecipazione” di Dio alle nostre vicende, ai nostri atteggiamenti. Condividiamo tutto,…, se condividiamo anche il perdono: “perdonatevi reciprocamente, come Dio in Cristo ha perdonato voi”.
Mi pare che già da alcuni giorni si stia trattando il grande tema delle Nozze che emergerà con evidenza alla fine del capitolo 5. L’uomo nuovo è colui che, lasciati tutti gli amanti\idoli, è dentro alla celebrazione delle Nozze.
Oggi mi colpisce il tema dell’ira ed in particolare l’accostamento del versetto 26, letteralmente “Adiratevi e non peccate; il sole non tramonti sopra la vostra ira”, con il versetto 31 dove ci viene imperativamente detto di far scomparire da noi ogni ira. Mi pare ci sia un’ira senza peccato, santa (come del resto una gelosia – ad esempio quella che Paolo manifesta ai Corinzi in 2 Cor,11,2): quella di Dio. La nostra ira, invece, quella che nasce dall’uomo vecchio con le sue passioni, deve scomparire. E’ ira santa quella che manifesta Gesù scacciando i venditori al tempio. Mi pare bello che venga detto che il sole non deve tramontare sulla nostra ira: nella notte dell’anima, quando non godiamo della Luce e della comunione con lo Sposo, non può esserci ira senza peccato…
L’essere discepolo e la pienazza dell’amore per il Padre e per i fratelli, che ci rende conformi a Gesù Cristo, non può derivare solo dai suoi insegnamenti, ma ancor di più, è eminentemente infuso e impresso in noi dal suo mistero pasquale.
don Giuseppe Dossetti