14 non abbiamo quaggiù una città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura. 15 Per mezzo di lui dunque offriamo a Dio continuamente un sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome. 16 Non dimenticatevi della beneficenza e della comunione dei beni, perché di tali sacrifici il Signore si compiace. 17 Obbedite ai vostri capi e state loro sottomessi, perché essi vegliano su di voi e devono renderne conto, affinché lo facciano con gioia e non lamentandosi. Ciò non sarebbe di vantaggio per voi. 18 Pregate per noi; crediamo infatti di avere una buona coscienza, desiderando di comportarci bene in tutto. 19 Con maggiore insistenza poi vi esorto a farlo, perché io vi sia restituito al più presto.
Ebrei 13,14-19

In questi pochi versetti conclusivi si riassume il tema principale della lettera, che sembra essere il passaggio dall’antico al nuovo culto, o, meglio, il compiersi definitivo dell’antico culto nel nuovo, inaugurato da Gesù.
Ciò che contraddistingue il culto nuovo di Gesù e di noi suoi discepoli non è un sacrificio cruento, ma il culto spirituale (“razionale” Romani 12, 1), il sacrificio di lode, cioè “il frutto di labbra che confessano il suo nome” (ver.15) e anche la “beneficienza e la comunione dei beni, perchè di tali sacrifici il Signore si compiace” (ver.16).
Il ver.17 riprende il discorso sui capi, dei quali ieri diceva essere il loro compito principale l’annuncio della Parola di Dio.
Oggi di loro si dice un altro compito: “vegliare sulle loro anime” (ver.17), il che vuol dire una responsabilità di preghiera su tutti!
Dio ti benedica e tu prega per noi. Francesco e Giovanni.