17 Ricòrdati di ciò che ti ha fatto Amalèk lungo il cammino, quando uscivate dall’Egitto: 18 come ti assalì lungo il cammino e aggredì nella tua carovana tutti i più deboli della retroguardia, mentre tu eri stanco e sfinito. Non ebbe alcun timor di Dio. 19 Quando dunque il Signore, tuo Dio, ti avrà assicurato tranquillità, liberandoti da tutti i tuoi nemici all’intorno nella terra che il Signore, tuo Dio, sta per darti in eredità, cancellerai la memoria di Amalèk sotto il cielo. Non dimenticare!
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Amalek è peggio dell’Egitto. Alla fine l’Egitto si convertirà – e noi consideriamo oggi l’Egitto addirittura “Terra Santa” per l’ospitalità data alla Santa Famiglia fuggitiva dall’insidia infanticida di Erode – ma Amalek resta il “Nemico”. Perchè? Forse perchè la peggiore inimicizia è perseguitare coloro che Dio ha liberato e sta conducendo alla Terra della salvezza. E perseguitarli nella loro debolezza. Al proposito prova a vedere il testo di Romani 13,14-23 che oggi capita nella nostra preghiera: il rischio di aggredire l’opera delicata che il Signnore sta compiendo per la salvezza dei suoi figli amati e che noi possiamo aggredire con le nostre pretese di conoscere la verità! Dice che “ti assalì lungo il cammino e aggredì nella tua carovana tutti i più deboli della retroguardia, mentre tu eri stanco e sfinito”(ver.18). Io qui non ho il coraggio di dire il pensiero che mi viene da questa affermazione. Mi limito quindi a sottolineare come non bisogna perdere di vista la delicatezza di questo “cammino”, al quale bisogna concedere di poter proseguire senza disturbarlo, e senza aggredirlo con la nostra violenza. E’ il “timore di Dio” ad esigere che non disturbiamo ma accogliamo e accompagnamo con affetto il cammino che Dio stesso sta percorrendo insieme a chi è più debole e viene da più lontano. Il ver.19 ci ricorda che alla fine questo “Nemico” sarà anninentato e non potrà più accusarci giorno e notto davanti al trono di Dio. Ma intanto è presente. E tutti siamo continuamente esposti non solo a doverlo subire, ma, purtroppo, ad esserne gli agenti, quando ci facciamo “angeli di giustizia” e giudici dei nostri fratelli. Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.