Dal 23 agosto al 9 ottobre 2024 un gruppo di fratelli, sorelle e sposi delle Famiglie della Visitazione si è recato in Tanzania, risiedendo a Mapanda – nelle case che per quasi trenta anni sono state la residenza di Sorelle e Fratelli – e ad Usokami nella casa di Agnes.
Del gruppo facevano parte le sorelle Maria Elisabetta, Anastasia, Angela, Maddalena e Lucia, i Fratelli Gabriele Maria e Tommaso insieme a Kizito, le famiglie di Michele e Roberta Clementel con Beniamino da Sammartini e di Cristina e Angelo Gaiani da Sant’Egidio.

Il viaggio ha voluto confermare alle famiglie professe dell’Africa e a tutte le persone che nel corso dei decenni si sono legate a noi con storie e vicende di grande importanza, l’intenzione delle Famiglie della Visitazione di effettuare a cadenza almeno annuale una Visita in Tanzania dopo la cessazione della residenza stabile nel 2022.

Questo piccolo diario è stato redatto in stile volutamente colloquiale ed informale, che viene conservato, e veniva inviato a cadenza pressochè quotidiana a Sorelle Fratelli e sposi del Nucleo bolognese della Dozza.

Alla fine del diario troverete anche i link degli album fotografici.

 

23 agosto

Il viaggio Inizia con la Messa alla Dozza: dopo i saluti ci spostiamo al Marconi. Per fortuna ci scarrozzano i ragazzi perché uno dei nostri trolley mi sembra così pesante… Al banco check-in l’impiegata non crede ai suoi occhi quando lo pesa…. le chiedo umile: “dice che devo togliere qualcosina?” – “beh, faccia una quindicina di chili… il resto glielo concedo”. Non avevo capito nulla della suddivisione dei pesi fra i diversi bagagli… Cosí ho aperto un bazar spaparanzato sul pavimento, fra pacchi di pasta e mutande, e ho alleggerito il trolley-mammuth che stava a 38,9 kg, traslocando alla come-viene-viene nei bagagli a mano di tutte le sorelle… però mi sono piaciuto, non volevo sembrare quelli che ne sanno sempre da insegnare al mondo. 🫨

 

24 agosto sabato

Sbarcati alle 3 del mattino circa a Dar Es Saalam. Angela e Anastasia hanno deviato per il trasporto aereo interno, mentre noi abbiamo trascorso le ultime ore della notte alla stazione dei bus ABC già molto animata: ha un largo tratto di strada davanti, per cui sembra passi tutta l’Africa. Alle 8 (o kidogo più tardi) si parte per Iringa. Dopo Morogoro si attraversa il parco del Mikumi, l’ autista segnala gruppi di giraffe, zebre e (lontani) elefanti incuranti dei TIR molto più numerosi di loro. Babbuini invece tanti sulla strada. Poi la strada diventa alpina, si sale bruscamente (“la Valle dei Baobab”), sempre fra troppi autotreni. Prima di Iringa si sale a quasi 2.000 metri sempre in mezzo ai TIR. L’ autista ha guidato dalle 8 alle 19 e non ha fatto soste, e alla fine un’oretta di slalom fra i camion, con dirupo a destra… Adesso ore 20 siamo in jeep verso Mapanda, quello che terrorizza un po’ è l’ ora della messa di domenica mattina a Mapanda: ore 8.

24 agosto – sera / notte

Le leggende metropolitane sulle condizioni di vita qui ci avevano accompagnato negli ultimi mesi, anche rubando tempo ad attenzioni più importanti; poi da venerdì la lunghezza del viaggio ci aveva distratto. Ora, usciti da Iringa, la strada asfaltata è durata pochissimo, e i km da percorrere sono (circa) ancora un centinaio. Solo quando il fuoristrada di casa ha iniziato a saltare di brutto su buche vere, e la cosa dura tre ore, mi sembra di avere capito che negli ultimi cinquanta anni – nonostante una vicinanza enorme, una prossimità emozionante di cui racconto dopo (la Messa di domenica) – QUESTE distanze (kilometriche, tecnolgiche, economiche) NON sono diminuite neanche un centimetro. E fa una strana impressione pensare (in “automatico”, da gringo) “cavolo, perché non aggiustano ‘sta strada”? Non la aggiustano perché ce ne sono milioni di kilometri in tutto il mondo, messe così e anche peggio (in Kivu, eh, Generosa?), e le uniche tutte perfettine sono nella tua bolla di sapone, occidentale sciocco. E nel buio totale-totale (“cavolo, perché non aggiustano ‘sta illuminazione?”) si incrociano gruppi di persone che tornano a casa tranquille, e si attraversano centri abitati con qualche luce sulle porte di casa, ma l’auto salta da battere la testa fra buche gigantesche. Poi si attraversa Usokami, che ha i bar e le aiuole, ma la strada è sempre peggio. Poi (notte fra sabato e domenica) si arriva, e mentre sorelle e fratelli ti mettono seduto per una cena sontuosa (con le “baghie” fritte!) penso che (“ORRORE 😱”) ho il tablet scarico, ma essendo mezzanotte i pannelli solari (“che comunque sono un lusso, gringo”) dicono che per caricare l’idolo devi aspettare domani.
Sabato prossimo festeggeremo il 50esimo di quella che fu una grande storica scelta della Chiesa di Bologna, che le ha regalato una sorella per sempre. Oggi la prima impressione è che la distanza fra le condizioni (finanziarie, tecnologiche, di welfare) di chi vive qua e le nostre sia aumentata rispetto a 50 anni fa… ma che la nostra sensibilità attuale verso questa Chiesa sorella si sia intanto involuta, e che noi abbiamo archiviato la pratica troppo facilmente.

25 agosto – domenica – messa Mapanda

Non avevo mai partecipato a “messe africane”. Ma sono stato un privilegiato perché Gabriele si è seduto vicino a me e mi dava tutte le indicazioni di bon ton, ovviamente sbagliate apposta per poi riderci su. Oggi era di turno il “coro degli sposi”, nel senso che qua possono scegliere di domenica in domenica fra diverse formazioni 🤯: questa aveva una sessantina di elementi che si muovevano (canto, coreografie ritmiche, movimenti liturgici) come una sola persona. Uno strumento liturgico super-muscolare, che fa di tutta la celebrazione un corpo unico che agisce insieme: canta, prega, balla insieme. E suppongo faccia una quantità di prove che da noi nessuno ha più vogl… ehm, nessuno ha più tempo di fare. Ci hanno chiesto di fare un salutino alla fine e abbiamo detto che “Cristina na mimi tumefurahi kuja Tanzania kwa kushukruha Kanissa ya Tanzania, Parokia ya Mapanda na kaka na dada zengu”.

26 agosto

Come ogni lunedì che si rispetti, si inizia con attività e ritmi più feriali. Messa dalle suore che sarà alle sette tutta la settimana (ho notevoli debiti formativi diaconali, ma fino a domattina posso ripassare 😴), visita al cantiere della chiesa nuova (per l’ inaugurazione rendersi liberi fine giugno 25! intanto potreste prendere le ferie, VOI lavoratori…). Ho conosciuto Mathayo e ciappinato con lui, come sempre lavorando con le mani ci si intende anche a sorrisi.
Pomeriggio di riunione perché il calendario da venerdì diventa terrificante, dobbiamo prepararci a:
Venerdì 30 (possibili primi arrivi di sposi e sorelle, per una permanenza con noi qui a Mapanda di cinque giorni. Dislocati fra le Tende di Abramo e le due case)
Sabato 31 (festa galattico-equatoriale del giubileo di Mapanda-Usokami-Bologna, con messa e festeggiamenti di durata e conseguenze ignoti…

Martedì 27 agosto

Il pensiero che sabato abbiamo trenta ospiti si fa un po’ immanente… si lavora parecchio per stendere un programma per le giornate insieme, Cristina ed io ovviamente siamo molto spettatori. Il parroco don Davide inizia già oggi ad avvicinarsi a Iringa per ricevere chi arriva da Bologna. Faccio ripetizioni di kiswahili leggendo e rileggendo i brani del vangelo da proclamare da domani in poi a messa aiutato da Anastasia: è stata occasione per una lectio particolarissima e inattesa, e soprattutto per spazi ai suoi ricordi di 40 anni,  veramente “originanti” le Famiglie della Visitazione in Africa.

 

 

Mercoledì 28 agosto

Oggi è novembre e la luce da manyunyu va bene per le prime foto di Mapanda, se sono stato bravo non dovrebbe avermi visto nessuno perché fotografare la realtà significa un po’ giudicarla da gringo – se non si sta attenti – e io non vorrei passare da gringo. Però volevo proprio mandare qualche immagine, soprattutto a Tommy, Tippo e Andre. Mi ha scritto Michele Clementel e vorrei trattenere il suo messaggio: “Carissimo Angelo, quanto ho goduto nel leggere il tuo diario! Non della scena all’aeroporto che cercheremo di non ripetere né perfezionare…. Siamo assolutamente terrorizzati dal viaggio che hai descritto e che temiamo toccherà anche a noi. Negli anni passati lì mai abbiamo fatto una cosa del genere e spesso ci fermavamo una notte sia a Dar che anche a Iringa. Ma faremo quello che ci tocca, come diceva mia madre, a sconto dei nostri peccati ! La descrizione del viaggio che fai è, ahimè, tragicamente identica ai nostri di 40 anni fa con l’unica eccezione che i TIR erano semplici camion. La Valle dei Baobab ai nostri tempi veniva chiamata Kitonga e le valli a strapiombo sotto la strada erano costellate di scheletri di camion precipitati. Credo tu li abbia omessi per delicatezza, oppure i guard rail sono stati rinforzati. Le tue descrizioni delle liturgia ci hanno fatto tornare un sacco di voglia di essere lì con voi a “passare qualche ora “ in chiesa a cantare e ballare. Vi pensiamo in questa complessa “scuola della pace” ma conosciamo diverse delle famiglie che saranno presenti e sono persone e storie straordinarie. Abbracciateli stretti anche da parte nostra. Riguardo poi alle liturgie a cui” non è possibile dire di no” lasciatecene qualcuna e non siate egoisti! Dobbiamo ancora partire ma l’inaugurazione in giugno 2025 già ci impezza…. Mungu akubariki Michele

Venerdì 30 agosto

Ieri la giornata è stata concentrata su molti lavori di pulizia e preparazione delle stanze delle case e delle Tende per la accoglienza dei primi ospiti. Maria Elisabetta e Gabriele si sono fatti in giornata un Mapanda-Iringa-Mapanda per acquisti di un mucchio di cose – partendo a mattutino e ritornando dopo le 22. Più o meno alla stessa ora sono arrivate da Usokami con un bus dagli orari fantasiosi le quattro ragazze che abitano con Agnes (lei si libererà dal lavoro solo oggi): Evaleth, Sara, Doris e Beatrice.
Iniziano a vedersi i segni della festa imminente: alla messa del mattino hanno concelebrato Mons. Stefano Ottani e Andres Caniato, che hanno portato il saluto e la vicinanza dell’ Arcivescovo e hanno manifestato il desiderio di incontrare i presbiteri di Mapanda, i seminaristi attualmente ospiti della canonica, la comunità delle Suore Minime e i fratelli e le sorelle della (“Piccola”, il lapsus-refuso persiste) Famiglia della Visitazione.
Questa sera alle 21 circa è arrivata Agnes ed è stato un incontro emozionante; in un certo senso ci aspettavamo – Lei da una parte (dell’ equatore), Cristina ed io dall’ altra – da qualche anno. Ha ricordato le foto con Giovanni la sera della nostra professione (lacrimoni) che aveva subito ricevuto (vedi che le cronache servono). Appena è entrata le “sue” ragazze si sono illuminate, effettivamente stanno da ieri in compagnia di sette wasung… ehm, sette persone che non conoscevano. Maria Elisabetta, Gabriele, Anastasia e Kizito non erano presenti perché oggi – durante il tour de force parrocchiale di preparazione torte, come se non ne facesse abbastanza – la Sorella Maggiore ha ricevuto un invito “di quelli che non puoi dire di no” dal vescovo Vincent: assistere alla proiezione parrocchiale (stasera alle 20) del film prodotto sul giubileo e contenente varie testimonianze nostre (Tommaso e Giovanni Paolo e mi perdoni chi ho dimenticato). Quindi la delegazione è uscita a metà cena sbucciando banane in direzione Parrocchiale…

Sabato 31 agosto

Grande messa alle ore 10 sullo spiazzo antistante il cantiere della nuova chiesa di Mapanda. Ha presieduto il vescovo di Iringa Tarcisius Ngalalekumtwa, ha concelebrato monsignor Vincent Mwagala, vescovo di Mafinga, con molti presbiteri tanzaniani, don Davide e don Marco della parrocchia di Mapanda. Abbiamo conosciuto il diacono Paolo, dei francescani rinnovati di Pomerini, un personaggio notevole, che probabilmente sarà con noi nei prossimi giorni per un intervento. Abbiamo conosciuto anche la Bruna e Lucio di Iringa, che sono molto famosi e non hanno bisogno di presentazioni. La liturgia è durata tre ore e mezzo, c’ è chi dice quattro, anche perché insieme al giubileo e a molti discorsi legati alla circostanza, sono stati celebrati dieci matrimoni. Offertorio di mezz’ora con ritmi meravigliosi e offerta di banane, sacchi di riso e insetticida e una vanga e lettere per il vescovo e sapone, e anche due scope, tanto c’è il diacono che piglia tutto e ammucchia. Al termine della messa una serie di spot amministrativo -politici, che avevano in comune un diluvio di promesse elettorali (soldi soldi soldi) da parte dei rappresentanti delle istituzioni che di volta in volta intervenivano, rivolti sia al pubblico sia ai rappresentanti ecclesiastici. Però, nonostante tutto e soprattutto, una grande festa … eh, sì, va detto, una grande festa di popolo. Ancora a seguire, mega pranzo in cui la folla è stata suddivisa fra spazi e locali. Anastasia, Gabri, Kizito e noi due ci siamo trovati, spinti da un seminarista-buttafuori, al tavolo dei vescovi, e dopo la chiacchierata possiamo dire solo un gran bene dei vescovi tanzaniani (ma questi due li conoscevamo già). Siamo sfiniti, di ritorno (a piedi) serpeggiavano ipotesi di fughino dalla messa-bis di domani: ma è domenica e non ce n’è un’altra! e via ad un dibattito serrato sulle circostanze di necessità (se fosse una sola, la messa) che fanno crescere la comunità. Sono arrivate due storiche copie di sposi professi delle nostre Famiglie, Makarius ed Emanueli … e Sono piuttosto più anziani di noi, o forse coetanei, e davvero era tempo di incontrarsi! Incontrati anche Iskanda e Mathayo che dobbiamo conoscere meglio.

Domenica 1 settembre

Grande senso di appartenenza ha prevalso, e nessuno oggi ha fatto fughino dalla Iper-messa con il vescovo Vincent a Kimelela per la inaugurazione della nuova chiesa, che è subito risultata troppo piccola per la quantità di persone che partecipava. Come per la mega Messa di ieri, troverete foto e video ripresi e condivisi sul sito della diocesi da Monsignor Andrea Caniato prima ancora che noi sballottati da buche incredibili arriviamo a casa. Quindi vi manderò poche foto e video nel corso della giornata di oggi, che per il resto sarà dedicata agli ultimi preparativi di quello che il grande Bardo chiama scherzando “il Concilio di Mapanda. In chiesa mi ha accolto Marta, una delle quattro giovanissime ragazze che sono seguite in una casa di Kimelela da alcune mamme a turno, iniziativa avviata dai nostri fratelli e sorelle residenti qui e adesso seguita da Mathayo, che è uno dei nostri sposi professi di qui – e sarebbe un super-diacono, bisogna solo dirglielo. Ah, ovviamente a me vengono i lacrimoni, la foto di Martha devo mandarla a tutti. Alla preghiera dei fedeli don Davide Zangarini ha ricordato che oggi è in festa la comunità parrocchiale di sant’Egidio a Bologna con il suo parroco don Giovanni Silvagni. Al termine della messa anche Mons. Mwagala ha voluto ringraziare esplicitamente e particolarmente don Giovanni Silvagni che ha sempre trovato interlocutore  disponibile per tutte le necessità di Iringa e ora per il nuovo percorso di Mafinga. In serata si sono completati gli arrivi di oggi: attualmente (conteggio di stasera a cena) siamo in 23.

Lunedì 2 settembre

Con una pioggia fine e un certo freddo inizia la settimana di lavoro. Sono presenti: Anastasia, Maria Elisabetta, Angela, Tommaso e Gabriele e Kizito, Makarius e Regina (baba e mama Jacinta, professi dal 2001), Emanueli e Victoria (baba e mama Claudía, professi dal 2001), Adeli e Imelda (baba e mama Yoakim, professi dal 2020) con i due figli più piccoli, Mathayo e Veronika (baba e mama Franziska, professi dal 2020) con il piccolissimo Daudi (Davide), Iskanda ed Evelina (baba e mama Cristian, professi dal 2020), Agnes con Evaleth, Sara, Doris e Beatrice, Cristina e Angelo. Ieri sera a cena sono state fatte le indicazioni di massima degli orari standard, che saranno condizionati già oggi dalla presenza/assenza della Messa: mattutino alle 5, preghiera personale, messa alle 7 se c’è, Lodi quando si torna, colazione con calma, riunione. Al termine delle riunioni si vorrebbe ricercare la riflessione e il contributo di tutte e tutti lavorando divisi in (4 ?) gruppi (tipo “Firenze” guidati da un “facilitatore” – neologismo rivoltante, ma per capirci) che portino ad una condivisione finale.

Martedì 3 settembre

Non ho scritto niente ieri, non per mancanza di idee ma di tempo. La mattinata di ieri, dopo la preghiera, è iniziata con la proiezione di un video contenente una intervista a Giovanni realizzata su richiesta COLDIRETTI, con audio in italiano e traduzione simultanea di Maria Elisabetta, per introdurre tre quesiti rivolti a ciascuno dei presenti:
1 – come hai conosciuto Giovanni
2 – Cosa ricordi in particolare qui in Tanzania di Giovanni e dei suoi fratelli
3 – hai conosciuto fratelli e sorelle e sposi che venivano dall’ Italia – cosa ti hanno trasmesso del suo insegnamento e della sua vita?
Il lavoro è proseguito in due gruppi (sostanzialmente di sono divisi baba da una parte e mama dall’ altra) in cui ciascuno ha avuto modo di esprimere e condividere la propria esperienza. Si è concluso con una riunione in cui due relatori (Makarius e Regina) hanno messo in comune le testimonianze.
Il POMERIGGIO si è aperto con la lettura introdotta e tradotta da Tommaso della preghiera composta da un gruppo di sorelle e fratelli al Crociale nel 1978, un testo che forse è riduttivo definire come la tradizione in preghiera della “disponibilità alla accoglienza dei poveri nella povertà, e della richiesta degli stessi come dono, pur nella nostra inadeguatezza”. La presentazione di Tommaso prima, e gli interventi di Gabriele e Angela hanno inquadrato il dono dei Poveri come scelta delle Famiglie della Visitazione, nella consapevolezza della propria povertà, di una scelta di accoglienza immediata nelle proprie esistenze e nella propria casa delle persone più piccole, piuttosto che della creazione di strutture o istituti (pure ricordando tuttavia come fondamentali la costituzione della Cooperativa, della Casa della Costanza, la partecipazione al CEIS, la scuola paterna). Da qui il Ricordo delle persone di Kizito e di Massimo – nella loro inadeguatezza secondo il mondo – come rivelatori di Dio e maestri di carità per chi vive con loro.
A seguire, Mathayo e Makarius hanno portato testimonianza di come questo dono si realizza qui, raccontando della casetta di Kimelele e della accoglienza nella propria casa di una coppia di anziani, fino ai loro ultimi giorni.

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Messa alle 17 nella chiesa prossima a casa, con intervento di don Stefano che ha rinnovato il saluto dell’ arcivescovo, le speranze per una prosecuzione della fraternità fra le chiese di Iringa, Mafinga e Bologna nella ricerca sempre più urgente di visioni e modi nuovi di essere chiesa; ha ricordato la sua prima visita di trenta anni fa proprio in quella chiesa, concludendo con un pensiero al passare di tutte le cose e al suo prossimo congedo.
Anziché rientrare in parrocchia, don Stefano ha partecipato ai vespri nella cappella di casa per restare direttamente a cena con noi.
Al termine dei vespri, restando in cappella, ha chiesto a tutti i presenti di condividere il proprio pensiero su questo cammino di 50 anni e di esprimere la propria visione sulle prospettive praticabili per proseguire, in mezzo a tanti cambiamenti, il cammino di chiese sorelle: con particolare riferimento all’ apporto speciale dato in tutto questo tempo dalle Famiglie della Visitazione in questi luoghi, con il loro stile (la preghiera, la lectio, la accoglienza) e le loro peculiarità (la scrittura, i poveri). Un intervento molto ricco di Makarius ha aperto il tema vastissimo delle possibilità di una “restituzione” di forze e persone da parte di una chiesa giovane e dotata di risorse ad una chiesa che qui ha speso tanto (lungo riferimento storico a fratelli e sorelle e presbiteri bolognesi, con dettagli) ma ora si scopre povera di mezzi.
Subito dopo, don Stefano ha chiesto, nella attesa dei preparativi della cena, il tempo per una riunione con fratelli e sorelle e sposi (italiani) nel sebule della casa delle sorelle. Ha chiesto alle Famiglie della Visitazione quali siano le loro prospettive e le loro disponibilità per una continuazione della presenza. Don Stefano ha sottolineato che la Chiesa di Bologna sa bene che le Famiglie della Visitazione conoscono a Mapanda meglio di chiunque altro, perfino meglio dei presbiteri bolognesi. Gli interventi di Maria Elisabetta, Gabriele, Tommaso e Angela hanno esposto in trasparenza e sincerità la concreta disponibilità delle Famiglie, considerando la visione globale della condizione di queste chiese, il cambiamento delle condizioni storiche, senza omettere che Mapanda costituisce per certi aspetti un’ isola in un contesto di difficile recepimento degli aggiornamenti del Vaticano II nella pastorale concreta, anzi di evidenti regressi.
Abbiamo cenato verso le nove, tutti insieme e con la presenza (oltre a Ottani e Caniato) di don Davide e don Marco. Don Stefano in conclusione ha rinnovato (con una reiterazione eloquente…) le speranze della la Chiesa di Bologna di veder continuare la presenza delle Famiglie della Visitazione, sorelle e fratelli (aggiungendo un riferimento esplicito agli sposi… presenti).
Mattina iniziata con la messa dalle suore alle 7 e saluto a d. Stefano e mons. Caniato (che tornano a Bologna) e a don Davide (che viene a casa in vacanza). Ultimo saluto di Don Stefano, che ha ringraziato questa chiesa locale, che sente viva e tocca di risorse umane e spirituali. Ha menzionato con gratitudine coloro che hanno lavorato cinquanta anni a questo EDIFICIO: i preti bolognesi, le suore Minime, fratelli e sorelle delle Famiglie della Visitazione. Don Stefano ha poi raccontato che Mapanda in questi giorni gli ha ricordato la sua infanzia in parrocchia, in epoca di grandi entusiasmi espressi anche da opere immobiliari (le “Nuove Chiese” del piano Lercaro, i cinema parrocchiali…) che manifestavano il desiderio di riunire comunità che diventavano sempre più numerose e trasmettere anche un patrimonio di realtà tangibili a comunità (che all’epoca apparivano) sempre più numerose; poi nelle nostre chiese antiche questa abbondanza si è rapidamente arrestata. Ora, un simile fermento EDILIZIO don Stefano lo riscontra nel sorgere di queste grandi aule liturgiche tanzaniane, segno del bisogno di spazio di una chiesa che (adesso) cresce. Don Stefano augura quindi a queste comunità di sfruttare e fare proprio il dono portato dai preti bolognesi e dalle Famiglie della Visitazione per EDIFICARSI … in tempo dello Spirito, con fondamenta solide da affondare nella Scrittura, nella Carità, nella Messa e nella vita fraterna che ne scaturisce, se sono coltivate e custodite.
Il mattino di martedì 3 prosegue con lavori di gruppo. Proiezione con traduzione simultanea di Gabriele del video della omelia dell’ arcivescovo ai funerali di Giovanni. Ha introdotto Maria Elisabetta sul fermo immagine del fotogramma iniziale, che mostra tutti i diaconi (Dozza, Sammartini & altri) partecipanti ai lati dell’ ambone e al fianco del vescovo, per spiegare la loro presenza come espressione della chiesa voluta ed EDIFICATA da Giovanni nelle comunità (Sammartini e Dozza) che ha servito e guidato.
Dopo la proiezione, su richiesta di alcuni sposi, Gabriele ha detto cose importanti e notevoli sul diaconato permanente e sulle intuizioni di Giovanni circa la funzione diacono-comunità.
Ancora sfruttando il video, abbiamo visionato il saluto – ringraziamento introduttivo di Maria Elisabetta (sempre ai funerali di Giovani) con traduzione simultanea di Maria Elisabetta stessa.
POMERIGGIO di martedì 3
Tommaso distribuisce fotocopie con brevi interventi e una omelia di Giovanni sulla lectio di Ezechiele a Sammartini (gennaio/febbraio 2024) e le presenta. La Parola è antica ma la sua forza conosce e salva la nostra vicenda personale e attuale. Chiede di essere accolta e custodita, non cerca una accoglienza intellettuale, colta.
Proseguono i lavori nei due gruppi già descritti. Si succedono interventi e contributi notevoli. Riporto solo questo (uno dei presenti ricorda parole di Giovanni ai catechisti di Mapanda): “siete coloro che – nel portare la Parola di Dio – dovete prima lasciarvi giudicare da Lei, giudicare e salvare la vostra vita; e così diventare voi, verso ogni ascoltatore, voce di consolazione, di luce, e non professionisti formati per sgridare il mondo”).

Mercoledì 4 settembre

MATTINO – Maria Elisabetta introduce raccontando del colloquio fra l’ arcivescovo e Francesco e Giuseppe nella sagrestia della cattedrale al termine della Messa esequiale di Giovanni; il cardinale chiese di incontrarci e confrontarci per custodire e conservare, prosegue e fare crescere l’ eredità di Giovanni. Avvio della proiezione della prima parte del video della visita dell’ arcivescovo a Sammartini, con traduzione sovraregistrata di Gabriele.
FRANCESCO: Introduzione con storia delle origini.
MARIA ELISABETTA: Il pensiero di Giovanni – trasmissione a fratelli e sorelle in Africa; trasmissione alle generazioni Giovanni; “prima di iniziare un progetto, occorre che le cose siano nel cuore”
PROIEZIONE DEGLI INTERVENTI; un estratto degli stessi in fotocopia viene distribuito (Vincenzo; Nicola; Valeria; Carla; Angela; Giobba; Anastasia; Corrado; Renzo; Tommasina; Tiziano; Luisa Fasolo)
Due stralci delle testimonianze proiettate:
“… non ha mai voluto essere chiamato padre, ma è stato un grande padre; non ha mai spinto perché noi con registrazioni potessimo conservare una sua eredità, diceva <<questa esperienza non possiamo portarla avanti con della carta, con dei libri, siamo noi che abbiamo questa grandissima responsabilità e la portiamo avanti se confidiamo nella Parola>> …”
“… devi dire alle persone sempre solo una cosa: <<ti voglio bene>>; a chi ti fa soffrire, a chi incontri, ai figli devi sempre dire <<ti voglio bene>>, il resto non conta. Quando sei preoccupato, devi pensare a voler bene, e a dirlo! e le persone lo capiscono bene”
LAVORO IN GRUPPI (baba na mama)
Tommaso: Giovanni
1 tradurre il vangelo nelle situazioni, nei contesti vissuti, nella vita delle persone.
2 davanti a situazioni – persone – esigenze DIFFICILI, non desistere, ma audacia nella ricerca di modi e vie
Iskanda: incoraggiamento di Giovanni alla adozione (dubbi sulla ricezione da parte altri figli) parola di Giovanni decisiva.
Emanueli: incoraggiamento di Giovanni a preghiera con la Parola in famiglia (non abituale e non insegnata dalle parrocchie)
Mathayo: nella vita quotidiana priorità della Parola per lasciarle guidare ispirare tutti gli aspetti della giornata
Makarius: importanza di Giovanni per l’ aiuto nella vita famigliare vissuto il numero di figli e il percorso presbiterale di alcuni di loro.
Benjamin: quando abbiamo pensato di chiedere di unirci alle famiglie della Visitazione pensavamo soprattutto alla priorità dell’ ascolto della Parola e alla sua presenza nella preghiera; in questi giorni ho scoperto anche il rapporto con i piccoli e il suo valore (anche nella presenza Kizito)
Adeli: quando è morto mio padre ho pensato “come farò?” Il pensiero è stato “Dio consola”. Altrettanto per la morte di Giovanni.
Mathayo: in questi giorni stiamo scoprendo che Giovanni ci ha lasciato ma ha piantato un seme che dobbiamo fare crescere e fiorire. Ed è per questo che stiamo vivendo questo evento (le giornate in corso, ndr) nella gioia: scopriamo che Giovanni ha piantato un seme.
Iskanda: proposte e richieste: come fare per la Parola con bambini anziani disabili: come partecipare come Famiglie della Visitazione? Tecnologia: l’ uso del cellulare nel rapporto con la scrittura NON aiuta la meditazione.
POMERIGGIO di mercoledì 4
proiezione seconda parte video visita Zuppi a Sammartini, relativo all’ intervento dell’ arcivescovo – con traduzione di Gabriele sovraregistrata. A seguire Messa nella Chiesa accanto alla casa delle sorelle con il parroco di Usokami. Apprendiamo che Domani non avremo la Messa.

Giovedì 5 settembre

Dopo le lodi in casa con distribuzione dell’ Eucarestia (che è ospitata nella cappella della casa delle sorelle) l’ incontro di questa mattina è stato un ampio commento e presentazione della “Lettera ad un Ministro” di San Francesco (solo chi ha sperimentato il perdono può esprimere nelle relazioni e anche nel servizio ai fratelli la misericordia del vangelo) da parte del diacono Paolo dei francescani rinnovati (https://www.fratiminoririnnovati.org) di Pomerini.
Nel pomeriggio si è proseguito il lavoro di ieri sull’ incontro delle Famiglie della Visitazione a Sammartini con l’ arcivescovo. E’ stata distribuita a tutti una copia della seconda parte dell’ incontro con i punti di sintesi dell’ intervento dell’ arcivescovo stesso. Maria Elisabetta introduce sottolineando che le parole dell’ arcivescovo sulle Famiglie della Visitazione, sulla vita e l’ eredità di Giovanni, sugli elementi fondativi della nostra comunità, sullo stile stesso di Giovanni nei confronti del vescovo (volergli bene e obbedire), hanno un valore ed una autorevolezza particolare, dal momento che il vescovo Matteo riunisce attualmente in sè il titolo di cardinale, di presidente della conferenza episcopale italiana, l’ incarico di messaggero personale del Papa nei paesi in guerra e di pellegrino di pace a Gerusalemme.
Importante intervento di Agnes: a Sammartini la Nostra associazione è strutturata con i propri preti e i propri diaconi, in rapporto gerarchico diretto con il vescovo, e con incarichi diocesani di visibilità per carismi specifici che vengono richiesti e la inseriscono così nel tessuto della diocesi; in Africa NO.
Risposta all’ intervento di Agnes:
L’ identità delle famiglie per il vescovo non sta nei ruoli o funzioni di singoli o in attività di rilievo nella vita diocesana. La natura delle Famiglie della Visitazione – questo il vescovo dimostra di averlo compreso – è NATURA DI FAMIGLIE e questo è un segno importante per la chiesa diocesana, esempio per la chiesa, che deve provare di essere così. Quindi non struttura ecclesiastica con specializzazioni pastorali (catechesi, carità) o personali (insegnamento, predicazione): questo essere FAMIGLIA accomuna Sammartini e Mapanda, e il vescovo guarda proprio ad una comunità che ESISTE – a prescindere da ruolo, caratteristiche e funzioni clericali o meno dei suoi membri – perché unita dalla Parola, dalla regola, dalla preghiera. Non ha una struttura ecclesiastica (retta da parroco – diaconi – collaboratori) ma di FAMIGLIA, in cui anche il fratello che deve fare il parroco è prima di tutto un fratello. Vive in case caratterizzate dalla preghiera, lavoro, accoglienza dei piccoli, povertà, obbedienza, castità (secondo la condizione di vita delle persone). Vita incentrata sulla messa quotidiana in cui il brano quotidiano della lectio e lo scambio nella omelia partecipata sono il vincolo costitutivo della famiglia.

Venerdì 6 settembre

Il lavoro del mattino inizia con la distribuzione delle fotocopie della omelia del card. Lercaro dell’ 1 gennaio 68.
Tommaso presenta il contesto nel quale fu proclamata l’ omelia (guerra fredda fra i due blocchi e conflitto in Vietnam con la scelta USA dei bombardamenti delle città del Nord Vietnam) ricordando le prese di posizione attuali del nostro vescovo di Ucraina e Gaza. <<La chiesa non può essere neutrale di fronte al male, la sua via non è la neutralità ma la profezia”>>
Si prosegue con la distribuzione delle fotocopie della ultima parte del discorso di don Giuseppe all’ Archiginnasio il 22.2.1986.
I due temi sono stati discussi nei due soliti gruppi e prima di pranzo, riuniti, si mettono in comune i contributi tramite due relatori.
POMERIGGIO
Prima sessione di lavori
Angela presenta – come diretta trasmissione di don Giuseppe – le caratteristiche fondanti della Famiglie della Visitazione:
– unicità della vocazione / compresenza degli stati di vita
– vita battesimale / vita di preghiera (particolare riferimento alla intercessione)
Si aggiungono: Quattro santi (esempio di sequela e di accoglienze della Parola di Dio)
Si propone alle famiglie tanzaniane di pensare una auto presentazione da presentare al vescovo Vincent.
SECONDA sessione di lavori
Lettura da parte di Gabriele (e distribuzione in fotocopia) della descrizione delle FdV preparata da Valentina Talassi e presentata al vescovo Vincent in occasione della sua visita a Sammartini:
struttura e caratteristiche della associazione; figura e storia di Giovanni; la Regola e le sue origini; don Giuseppe; le case di fratelli, sorelle e sposi a Sammartini e a Bologna (i figli, il lavoro, le parrocchie); le case “autosufficienti”; l’ Africa, Usokami e Mapanda;
La descrizione poi prosegue approfondendo temi quali: aspetti della piccola Regola, accoglienza nelle proprie case, i piccoli;
La Preghiera; la lectio come la presenta la Regola; il calendario; la Messa quotidiana; i 150 Salmi secondo tempi e possibilità delle case.
DOMANDE:
Perché definirsi “chama”? (parola kiswahili che qui indica anche una formazione politica o associazioni di scopo); risposta: non siamo Assemblea liturgica, non siamo “gruppo del vangelo”, siamo Associazione di fedeli strutturata come famiglia di famiglie.
Perché le case “autosufficienti”? Perché viviamo del nostro lavoro, non percependo contributi ecclesiastici nè contributi pubblici se non quelli spettanti – a parità di diritti e condizioni – a qualsiasi cittadino.

Sabato 7 settembre – festa della Regola

Dopo la preghiera in casa (mattutino e lodi con distribuzione dell’ eucarestia) proclamazione della letture proprie dell’ 8 settembre – natività della Vergine. A seguire leggono la Regola fratelli, sorelle, sposi.
Ci trasferiamo alle Tende e inizia una riunione di ricapitolazione di queste sette giornate trascorse insieme, con intervento di tutti. Vengono avanzate diverse richieste di approfondire e documentare ulteriormente i seguenti temi:
-della pace (ultima parte discorso Zuppi a Sammartini)
-dei Poveri (nostri obblighi nei loro confronti nella società)
-della presentazione di Valentina (sottolineando la necessità di farli propri essendo ora più vicino il vescovo Vincent);
-della grande eredità di Giovanni, per la quale comunque dobbiamo vivere già ora in una grande gratitudine
Diversi esprimono il sentimento di un grande debito:
– verso il dono del battesimo, che la professione amplifica, rende sempre presente, concretizza ogni giorno;
– verso la Tradizione monastica (e la consegna ricevuta da Don Giuseppe Dossetti): scopo primario della famiglia e di ogni famiglia è la carità vissuta, che diventa riuscita o sconfitta della vita.
Ringraziamenti per tutte le persone che in decenni hanno speso qui la loro vita da Sammartini. Ringraziamenti per le persone che sono venute questa volta.
Ringraziamenti per Kizito e il suo dono.
Ringraziamenti di Agnes al Signore per questa settimana, grande benedizione per tutti noi. Ringraziamenti a Giovanni e al suo insegnamento di perseverare nella scrittura e nella regola.
Ringraziamenti per l’ arricchimento di questi giorni sull’amore e sulla umiltà.
Gabriele traduce un pensiero di Cristina e Angelo (presenti, ma…) “Siamo venuti perché per noi era indispensabile, non si doveva più rimandare. Chi ci ha guidato da Bologna ci ha dovuto portare per mano come i bambini che non sanno fare niente. Arrivati qui, ringraziamo tutti della pazienza, perché avete visto: non siamo stati di aiuto in nulla. Ma avevamo visto bene, si è confermato quello che sentivamo già da tempo: sapevamo di avere davvero molto bisogno di Mapanda, di conoscere e di vivere, di non perdere Mapanda, e soprattutto di incontrare ciascuno di voi. Terminiamo questa settimana non solo stanchi per il cammino buono fatto insieme, ma soprattutto molto ricchi. Noi oggi siamo debitori della vostra fede, della vostra fedeltà alla parola di Dio e alla preghiera. Venire qui era necessario per conoscere sorelle e spose e sposi più forti e robusti di noi, più adulti di noi, più coraggiosi di noi, che per noi sono maestre e maestri nella fede quotidiana.”
Tommaso: propone di cominciare a pensare a temi importanti per una permanenza / convivenza insieme qui il prossimo anno, suggerisce la messa.
Gabriele: ringrazia per l’ impegno speso mettendo a nostra disposizione un tempo così lungo sottratto alle occupazioni e al lavoro
Maria Elisabetta conclude:
Ringraziamenti per il grande lavoro di questa settimana, che aveva lo scopo di conoscere meglio Giovanni, e anche di conoscerci meglio come comunità. I temi della scrittura, della regola, dei piccoli ci chiedono di perseverare come famiglia nella chiesa, anche qui.
L’ identità è di essere una famiglia nata dal concilio, una famiglia che accoglie: queste sono parole recenti del nostro vescovo e proseguono intuizioni di don Giuseppe concretizzate da Giovanni.
Quindi indica queste linee:
– presentarsi al vescovo Vincent con la traccia di Valentina che identifica la nostra identità;
– presenza alle riunioni periodiche come linea di perseveranza;
– continuare a vederci qui tutti (se non due volte l’ anno, almeno una) sulla eredità di Giovanni;
– ricercare la carità e la comunione prima di tutto fra noi.
Distribuisce poi un “Santino” di Giovanni che riporta il Salmo 36: “ero giovane ora sono vecchio, non ho mai visto il giusto abbandonato” e che alleghiamo in foto.

Lunedì 9 settembre – compleanno di Gabriele

Giornata di lavorini non impegnativi, progressivamente sempre più dedicati alla cucina, in preparazione ai festeggiamenti del Grande Evento della serata.

Martedì 10 settembre

In un certo senso finisce un’ epoca: la corrente elettrica – che già oltrepassava la casa delle sorelle con un “ardito elettrodotto” – rifornisce da oggi la casa e le Tende. Per ora l’ illuminazione delle stanze continua a provenire dalle cinque lampade a LED alimentate dai tre pannelli solari. Ma c’è il contatore e l’ allaccio, hai detto niente…
Dopo la messa i quattro seminaristi che abitano in parrocchia in queste settimane di assenza di don Davide si sono fermati a cena. Bravi e buonissimi ragazzi. Abbiamo capito (un po’) la geografia dei seminari della Tanzania e dei piani formativi; il criterio fondamentale per “contestualizzare” rispetto al nostro mondo è che qui gli ingressi sono numerosissimi, tanto da richiedere veri e propri “bilanciamenti” fra le provenienze e le età dei candidati. All’ ultimo momento invece, (anche questo indicativo) don Marco non si è fermato per una Messa imprevista da andare a celebrare.

Mercoledì 11 settembre

Siamo partiti appena possibile da casa, dopo una messa – che si rivelerà solo la prima della giornata – direzione Usokami per una prima visita a casa di Agnes; saluti a tutte la ragazze, piccole e grandi, scarico della valigia di Anastasia e ripartenza per Mafinga, e successiva visita al monastero delle Camaldolesi, che abbiamo sorprese nel pieno di un seminar sullo sviluppo economico. Visita breve e saluti molto affettuosi con le suore; ripartenza per la strada – che intanto si è trasformata, miracolo, in un trafficatissimo stradone ASFALTATO! Arrivo e accoglienza fantastica a Ulete, nella parrocchia di Giovanni Sperato che è quella persona eccezionale che ricordavo di aver conosciuto a Sammartini. La parrocchia ha cinque villaggi, ma la chiesa è un complesso isolato nella savana, in una posizione bellissima, con canonica, noviziato delle suore “teresine” (mi mancavano), scuola professionale di cucito, azienda agricola e fabbrichetta di piretro, che può sempre servire. Una realtà medioevale, nel senso proprio buono del termine! Il parroco e Giovanni Sperato ci hanno invitato a pranzo. Nel pomeriggio tanti racconti e la presentazione dei preparativi per la festa delle quasi quattrocento cresime che il vescovo Vincent viene a celebrare questa domenica. Nonostante i nostri sinceri tentativi di … declinare l’ invito, non è stato possibile resistere alle (sorridenti e ostinate) pressioni di Giovanni Sperato, e siamo rimasti alla messa delle 17, potentemente animata dalle oltre sessanta fra suore e novizie e studentesse. Alla fine una specie di standing ovation per Anastasia e la sua … anzianità di rapporto fedele con l’ Africa. Partenza al tramonto, incrociando tanti tanti camion stracarichi di tronchi, non tutti sulla strada, e arrivo a Usokami, dove Anastasia si ferma qualche giorno con le sorelle e le ragazze. Ripartenza verso Mapanda e arrivo a notte.

Martedì 17 settembre

Ieri pomeriggio sono arrivati Beniamino, Roberta e Michele, la famiglia Clementel tanto attesa, dopo un viaggio un po’ più “spalmato” nel tempo, con una prima sosta opportuna a Iringa, per spezzare la lunghezza, e una seconda a Usokami da Agnes, dove si sono fermate Lucia e Madda e dove già si trova Anastasia. E’ una gioia per tutti, e la cena di ieri sera si è prolungata fra ricordi e racconti. Adesso siamo equamente suddivisi fra Usokami e Mapanda (non è vero, la casa di Usokami e più numerosa), e sarebbe bello leggere qualcosa di loro e avere qualche notizia…
Oggi giornata stanziale, con il cambio di una gomma (che capita a tutti, ma qui il soggetto è un po’ …sovradimensionato) e poi lavori di legna che vedono Musa (Mosè) con l’ ascia e Beniamino e Kizito a sistemare la legnaia. Perché non bisogna dimenticare che la “cucina economica” ne mangia tanta, e tutto (a iniziare dall’ acqua che si beve) deve essere bollito. E adesso che c’è chi è capace, le aiuole e la catasta della legna stanno cambiando faccia in fretta…

Mercoledì 18 settembre

Miracolo a Mapanda, anzi a Kimelela per essere precisi. Questa mattina la Mission impossible escogitata da Tommaso (e sospetto non solo da lui) era di insegnare alle ragazze della casetta di Kimelele (Blandina, Vestina e Marta) a fare la ciambella. Tenete conto, se state pensando da fenomeni “che ci vuole?” che in casa non ci sono nè forno nè fornelli, e che la prova è resa più difficile dall’ uso della pentola da fornelli detta “Petronilla” sconosciuta a tutti (comunque a me sì) sia in Italia sia in Tanzania, oltre che dalla assenza di ricette e misure di peso e volume per gli ingredienti. Quindi  Roberta e Cristina sono partite così, totalmente a occhio e croce e con quello che si sono inventate ieri sera. Si trattava solo di insegnare a fare una ciambella senza forno, in fondo.
Nelle foto bellissime una grande mattinata e la ciambella miracolosa.

Giovedì 19 settembre

Tornati (alle sette di sera) dalla Visita alla famiglia di Baba e Mama Claudìa a Igomtwa.
Emanueli e Victoria li conoscevamo già (abbiamo appena trascorso una settimana insieme…) ma Michele, Roberta, Cristina, Angelo e Beniamino entravano per la prima volta in casa loro come ospiti.
Passaggio per Usokami per caricare Anastasia e un abbraccione a Madda e Lucia che io non avevo ancora incrociato fra tanti safari, e viaggio non lunghissimo ma moooolto impegnativo verso Igomtwa. Ci si chiede lungo la barabara mbaya (strada infame, ha detto Emanueli): “ma guardunpò, fin dove è venuto a cercarli questi fratelli?” E il pensiero – e anche un po’ il pregiudizio – è chiedersi “Vediamo un po’ che vita fanno”, cioè se loro, che pure ci camminano davanti sulla strada comune della Regola e della vita “che non abbiamo scelto noi (ma nemmeno loro)”, siano per caso diversi dagli altri abitanti di qui, con le case di mattoni crudi, i tetti di lamiera ondulata, la piccola aia di terra battuta, i banani etc… e se questo – qui è il maligno – a loro riesca facile … Siamo accolti da Baba e Mama Claudìa con una solennità antica, di chi aspettava qualcuno che non tornava a casa da tanto tanto tempo, nella loro casa di agricoltori, che è esattamente di mattoni crudi, con il tetto di lamiera ondulata, la piccola aia di terra battuta, i banani. Michele riferisce subito ad Emanueli e Victoria che Romeo (conosciuto l’ anno scorso a Gerusalemme) stava per inviare loro una lettera, ma non ha fatto in tempo: la risposta – che rende l’ importanza, per loro e per noi, dell’ incontro e della Visita – è stata: “la sua lettera sei tu” (citazione paolina, eh, l’antico Catechista non scherza…). Bisognava proprio venire a questa lezione serena e semplice, con la preghiera insieme seguita da un pranzo “importante” nel sebule di questa casa in mezzo ai campi.

Venerdì 20 settembre

Nel pomeriggio Visita alla casa di Mathayo e Veronica, Baba e Mama Franziska, resa comoda dal fatto che per andare da loro basta attraversare la strada.

Notte fra Venerdì 20 e sabato 21, ovvero le conseguenze di una ciambella cotta nella pignatta
Notte fra Venerdì e sabato. Ci eravamo addormentati da poco, anzi Cristina aveva appena spento la luce della pila, quando abbiamo sentito passi sotto il portico delle Tende, e un verso che poteva sembrare una risatina. Poi a poco a poco (“ma c’è qualcuno fuori…?”) passi più vicini alla porta della stanza, e alla fine la maniglia della porta si è mossa, sempre più in fretta. Una voce che sembrava di bambino ripeteva la stessa parola incomprensibile. Anche a casa, dove le notti sono moooolto meno buie anche se probabilmente moooolto più pericolose di qua, il fatto farebbe un po’… impressione (“m****, ma c’è qualcuno fuori…!”). Tanto vale, nonostante una certa … apprensione, aprire e vedere chi è. Apriamo, e c’è il facciotto stralunato di Bestina, una delle tre ragazze della casetta di Kimelele (quelle del miracolo della torta), che saltella davanti alla porta e sembra contenta. Bestina ha un grave handicap cognitivo, e soprattutto vive in un contesto famigliare di degrado e perdita di umanità in cui ha già subìto dalla vita gravissime ferite. Quindi nel buio più totale è scappata di casa per l’ ennesima volta, e chissà perché si è presentata proprio qui (già, chissà perché). Svegliàti Roberta e Michele, e anche Tommaso, abbiamo portato Bestina in cucina, dove si è mangiata mezzo pacco di pane a fette e marmellata. Poi Tommaso, in auto, ha svegliato il Santo Catechista che abita accanto alla chiesa (quel signore serio che ogni pomeriggio passa sotto le Tende con un panga in mano e dice solo “Tumsifu Jesu Christo”) e che – senza batter ciglio – si è vestito e si è unito al viaggio di accompagnamento a casa, con rientro sotto le lenzuola dopo mezzanotte.

Sabato 21 settembre

Visita alla casa di Baba e Mama Yoakim (Adeli e Imelda) e di Baba e Mama Jacinta (Makarius e Regina), che sono vicini di casa a Mgagao, villaggio a oltre 2.000 mt. di altitudine, oltre Usokami, dove siamo prima passati a caricare Anastasia. Entriamo prima in casa di Adeli che ci mostra la sua nuova casa ancora in costruzione, e chi tiene a dire che la vorrebbe aperta a giovani e famiglie in visita dall’ Italia.
Poi preghiamo con il Salmo 118 più letture della festa di s. Matteo, con una omelia partecipata. Mama Jacinta: l’ inizio di Efesini: noi qui siamo l’ immagine di una unione in una sola cosa, un solo corpo in forza di un solo battesimo. Adeli dopo la preghiera introduce una riunione molto partecipata ed evidentemente anche molto attesa (tutti prendono appunti!), invitando prima di tutto gli ospiti – secondo la tradizione – a raccontare la propria storia (personale e familiare) – per presentarsi.
Poi la presentazione delle famiglie tanzaniane inizia con il racconto  dell’ anziano di casa, che ora è lo zio di Adeli; ha ottantadue anni, nella vita ha fatto l’ autista di bus a Dar Es Saalam e anche, come tutti, l’ agricoltore in questa realtà difficile di montagna. Le sue parole pacate sono un ringraziamento davvero consolante per la propria vita. Makarius ci dice che tutti loro sanno che questa nostra Visita – arrivando con qui nelle loro case – ci è costata anche fatica (lui dice sacrificio), e che lui vede bene la continuità fra questo sforzo e l’ eredità di Giuseppe Dossetti, portata qui e da loro incontrata in Giovanni.
Vari racconti sulle storie personali e di famiglia, soprattutto sui figli e nipoti. Viene condiviso il ricordo dei trent’anni di cammino nella regola, nella lectio e nella preghiera dei salmi, iniziata con le Visite dei fratelli che venivano apposta a casa loro fin da Usokami, prima a piedi e poi in bici. Dopo un pranzo lussuoso passiamo a casa di Baba e Mama Jacinta: è in una posizione bellissima, con un orizzonte vastissimo verso ovest, proprio in cima alla collina. Incontriamo tanti parenti e nipoti e si ripete – un po’ in sintesi – il racconto della propria storia (personale e familiare) – per presentarsi. Dopo i saluti riprendiamo la pessima strada verso Usokami, finchè – incastrati nel guado di un torrente – Tommaso esibisce una tecnica magistrale (allora, blocco del differenziale con le 4 ruote motrici o anche le marce ridotte?) e ci tira fuori alla grande (non diciamo mai che è l’unico a guidare, e non è un passatempo, perché le nostre patenti non valgono nulla, qua). Non fate girare troppo la foto di Michele perché stavolta la presentiamo al Pulitzer: notate il dettaglio di Anastasia al finestrino.

Domenica 22 settembre

Sabato sera siamo rientrati a Mapanda da Usokami (km. 33 di barabara mbaya sana) alle 20 passate, e domenica mattina – per non rischiare una pericolosa inattività – eravamo di nuovo ad Usokami quasi in anticipo per la messa delle 9 (peraltro brevissima, un’ ora e mezza appena). Dopo la messa ci siamo spostati a casa di Agnes e prima di pranzare abbiamo avuto tempo per chiacchiere senza fretta, recuperando un po’ la separazione della settimana (Lucia, Madda, Anastasia e Maria Elisabetta ad Usokami, impegnate nella scuola di icone; Michele Roberta, Beniamino Cristina Tommaso Kizito e Angelo soprattutto in giro per Visite). Prima e dopo il pranzo, visita – preparata da Tommaso con una catena di contatti e telefonate – di due fratelli (Bonifas ed Eleonora) e alcuni parenti di Kizito, che è stato felicissimo.

25 settembre martedì

Giornata abbastanza casalinga a Mapanda, con giro pomeridiano al centro commerciale per qualche acquisto e invito a cena a casa di mama e baba Christian – Iskanda ed Evelina. Vogliamo rimanere alle evidenze senza fare morale? Le nostre famiglie professe hanno il tenore di vita di tutte le altre famiglie del villaggio, e questo tenore… è quello che è. L’ appartenenza alle nostre Famiglie (e alla comunità parrocchiale cattolica) NON significa uno status privilegiato, e NON è per loro motivo per aspirare ad agevolazioni (nè sul lavoro nè per il futuro dei figli, che qui è tutto, giustamente). Semmai l’ appartenenza alle nostre Famiglie  aumenta la responsabilità e la consapevolezza di rimboccarsi le maniche, come raccontava Christian (il primogenito) parlando degli studi universitari appena portati a termine nonostante fatiche e diverse delusioni già sperimentate. Quindi il tema “povertà” è tutto un discorso aperto, in una nazione che soprattutto nelle città vede esplodere il benessere a poco prezzo come reazione alla miseria.
In questo contesto anche la chiesa locale vuole mostrare segni edilizi “tangibili” (la chiesa nuova di Mapanda, vedi intervento non superficiale di Ottani) di uscita dalla mancanza di tutto, e i vescovi dicono dei piedoni nudi del diacono Paolo di Pomerini (francescano rinnovato che non porta nè scarpe nè sandali): “questo non è il modello di cristianesimo che vogliamo promuovere”. Quindi queste famiglie devono trovarci vicini nel ripetere seduti a cena con loro in questi sebule le parole della nostra Regola:
“Il voto e la virtù della povertà ci impegnano:
a non avere nessuna proprietà, e a rinunciare secondo le indicazioni dell’obbedienza a quelle che comunque sopravvenissero;
a lavorare per vivere e a versare alla comunità ogni nostro provento, ricevendo da essa il vitto, il vestito, l’abitazione ed ogni oggetto d’uso;
a consegnare totalmente l’impiego del tempo, che deve essere ritenuto non nostro, ma di Dio e della Chiesa;
a desiderare ardentemente e a sperare, non solo per ognuno singolarmente, ma anche per la famiglia nel suo insieme e per sempre, il dono della povertà evangelica, che spoglia da ogni ricchezza materiale e intellettuale, e accomuna ai minimi e ai poveri di Gesù


Martedì 25 settembre è terminato il corso delle icone a Usokami nella casa  di Agnes. Hanno partecipato – insieme a Maddalena, Lucia, Anastasia e Maria Elisabetta – le 4 ragazze che abitano con Agnes e stanno facendo con lei esperienza della nostra vita di preghiera. Sara ed Evaleth abitano già da circa due anni, mentre Doris e Beatrice da pochi mesi.
Hanno dimostrato subito grande interesse, passione e dedizione tanto che si è lavorato sia di mattina che di pomeriggio. Il risultato è stato molto buono con tanta gioia di tutte per la certezza che il Signore ha guidato la mano di ciascuno. Anche nell’incontro finale sono emersi pensieri molto belli che ciascuna ha espresso, compreso il desiderio di proseguire nella pittura.
Maria Elisabetta ha desiderato questa opportunità di vita insieme e lavoro sia per le sorelle africane sia per noi italiane. Noi sorelle italiane (Anastasia, Maria Elisabetta, Maddalena e Lucia) siamo state accolte e servite con grande calore e gentilezza. Le giornate sono trascorse in armonia e serenità, ritmate dalla preghiera che cominciava alle 5 fino a compieta. Maria Elisabetta ha dipinto anche lei nonostante le interruzioni per impegni vari e improvvisi. Anastasia ha aiutato insieme a Maria Elisabetta a tradurre. Il pranzo veniva preparato dalla giovanissima cuoca Paola (13 anni) con il suo nipotino Giuseppe, tutti nipoti di Emanueli e Victoria. A fare da corona a queste giornate piene sono state le bambine, Imelda e Halima che si sono unite a noi a disegnare. Il Pantocratore è terminato. Sono state scritte 9 icone i cui disegni sono stati fatti da varie persone in Italia. Alcune di queste sono state dipinte in questi giorni da Maddalena e Lucia e saranno regalate ad alcune care persone di qui: suor Greci, don Marco, padre Agostino e la coppia di sposi africani Zawadi e Atupenda legati alla Nyumba Ali.

 26 settembre

Questa mattina siamo partiti prestissimo da Mapanda dopo un Mattutino con Eucarestia e prima delle 11 siamo arrivati a Iringa. La giornata è stata assorbita da Lucio e Bruna – fantastici nella loro ospitalità – che ci hanno fatto visitare tutte e tre le sedi di Nyumba Ali, “una casa con le ali”, associazione costruita per “accogliere e per aprire gli occhi sulla condizione dei bambini disabili in Tanzania” (qui c’è tutto:  https://www.nyumba-ali.org/chi-siamo_18.html)
Davvero la ACCOGLIENZA di Bruna e Lucio è di un genere speciale – del resto quella parola ACCOGLIENZA ha fatto la loro storia. Fermarsi con loro proprio oggi ci aiuta con il vangelo di domenica: i demoni si scacciano, eccome, e si comincia con un bicchiere d’acqua. Insomma, ci hanno ospitati – trattenuti – sequestrati … a pranzo E A CENA.
Nel pomeriggio breve scappata al mercato Maasai per acquistare qualche souvenir: più che il loro artigianato, di questo popolo di pastori nomadi, che vive qui ma sta per conto proprio, e non parla nemmeno kiswahili, sono interessanti la vita e le vicende. Questa mattina Bruna e Lucio ci hanno condiviso il racconto delle mamme Maasai con bimbi disabili che gravitano sulla zona, che il mese scorso hanno raccolto tutto il loro coraggio e hanno accettato l’invito ad un corso di formazione basilare per i primi rudimenti dell’accudimento di un disabile grave (organizzato vicino a Iringa da Nyumba Ali): e dal pascolo degli zebu, con il loro mantello rosso sono state ospitate per una settimana IN ALBERGO dove hanno potuto partecipare alle lezioni …
La giornata si conclude all’ hotel Isimila: domani alle sette Lucia, Maddalena, Anastasia, Cristina e Maria Elisabetta prendono il bus ABC e partono per Dar Es Saalam, da dove prenderanno l’aereo per Istànbul – Bologna. E sempre domattina, dopo aver comprato cipolle, pomodori, parachichi e biscotti, noi riprendiamo la strada verso Mapanda.

Sabato 28 settembre

E’ sabato, ma anziché una messa mattutina feriale, festa parrocchiale delle “Donne Cattoliche” con messa presieduta da Don Methódi (Metodio fratello di Cirillo, no?), della durata di sole tre ore e quaranta, preceduta da processione per il paese che noi – ritardatari incalliti – abbiamo inseguito e acchiappato a pochi passi dalla chiesa…

29 settembre

Compleanno della sorella Maggiore, appena rientrata da Dar (e anche di Giovanna!).

 

 

 

1 ottobre – Santa Teresa

Oggi Michele e Roberta, con Beniamino, sono partiti (accompagnati da Tommaso e Kizito) per una visita di due giorni a Matembwe, luogo in cui hanno vissuto e lavorato due anni e mezzo nella loro gioventù, dove hanno conosciuto e collaborato con il mondo delle missioni della Consolata, dove hanno conosciuto la Tanzania e imparato il kiswahili, e dove è nato il loro primo figlio.
Maria Elisabetta invece è ad Usokami per approfittare della vicinanza con Agnes e le quattro ragazze. Io sono a casa, e questa sera sono ospite di don Marco alla missione. Lunghissima chiacchierata sulla sua bella storia, di uomo prima ancora che di presbitero umile, consapevole e profondo. I santi preti di una volta.

4 ottobre – San Francesco – Pomerini

La notte fra giovedì e venerdì una pioggia intensa ha preparato il viaggio, e all’alba si aggiunge un certo freddo, ma a Pomerini per San Francesco non si può mancare. Lungo la strada intere classi di primaria (elementari) – tutti con il maglione tanzaniano regolamentare – sono già schierate ai lati della strada con la zappa in spalla, e sotto gli occhi degli insegnanti (che guardano e dispongono) stanno già attaccando la spalletta fangosa, per scalzare terra (o fango?) sufficiente a riempire le prime voragini, finchè la pioggia anticipata – se insisterà – non avrà trasformato tutto in un fiume di fango. Non sono riuscito a non pensare ai comitati delle mamme delle elementari delle nostre parti.
Arrivo al convento dei frati francescani rinnovati, una famiglia formatasi in Italia (a Corleone, diocesi di Monreale) e presente nel nostro Sud (a Napoli vivono in stazione centrale in alcuni vagoni merci abbandonati, dove sono in contatto con l’ umanità che appunto dorme in stazione) oltre che in Colombia e … qui a Pomerini, dove hanno fondato e/o gestiscono una scuola di agraria, un asilo (ieri mi è sembrato che ci fosse un milione di bimbi, ma il diacono Paolo intanto diceva “oggi è festa, ne sono venuti pochi…”), una panetteria moderna, un servizio diurno per ragazzi disabili con operatrici, una struttura di accoglienza per minori sieropositivi… una città. Siamo stati ospiti anche a pranzo e abbiamo fatto tante chiacchiere (anche serie) con Pierre-Baptiste, frate belga simpaticissimo e ricco di barzellette su Salvini. Ci siamo persi a parlare fino alle 16, ora della messa. Le famiglie della Visitazione hanno regalato alla comunità una bella icona del Pantokrator che Maria Elisabetta aveva conservato apposta.
Al ritorno I frati molto generosi ci hanno rifilato un passeggero, un sacco enorme di parachichi e … un casco intero di banane verdi (da cuocere). Maria Elisabetta ci ha riportati a casa – la strada era rimasta in parte fangosa e molto scivolosa soprattutto nei tratti più massacrati dai grandi camion di tronchi – con molta abilità e un po’ di 4×4.

Domenica 6 ottobre – riunione di Nucleo

Siamo arrivati appena in tempo alla messa ad Usokami (ormai si sono abituati ai nostri ritardi inguaribili, e la processione introitale a mezza navata si volta e aspetta lo shemasi imbranato che arriva di corsa) e subito dopo i saluti molto cari di Baba Paroko, ci spostiamo per riunione di nucleo a casa di Agnes. Si inizia con una ampia condivisione delle riflessioni sui brani della lectio di questi giorni. Poi viene precisato da diversi sposi africani che la prima data cui guardare per pensare di rivederci (qui) è attorno a fine giugno 25 (inaugurazione Chiesa nuova di Mapanda). Si vedrà.
Da parte di tutte le famiglie viene raccolto il senso e la ricchezza di questo nostro viaggio. Si sottolinea la convivenza e comunione di Famiglie nella settimana di vita comune a Mapanda e nella scuola di icone qui Usokami, e anche nelle nostre visite a tutte le case e l’ accoglienza espressa da tutte le famiglie. Diversi ricordano il pellegrinaggio a Gerusalemme che è stato un dono ed una opportunità unica per una consapevolezza di pace e un lavoro per la pace che ci uniscono davvero.
Maria Elisabetta: questo viaggio è stato preparato per un anno cogliendo l’occasione del giubileo. Ma la verità è che siamo qui da quaranta anni. È stato un Viaggio voluto fortemente, e preparato desiderando che partecipassero anche alcuni sposi, come è poi stato. È stata importante la Presenza di Maddalena e Lucia per le icone, con la importante permanenza di due settimane nella casa di Agnes. I Temi della memoria di Giovanni e della eredità di don Giuseppe sono stati trattati in modo ampio durante la settimana comune a Mapanda. Complessivamente, Forse è stata sin troppa carne al fuoco, per le forze e il tempo; Ma alla fine di quella settimana insieme qualcuno ha detto: facciamolo due volte l’ anno. La presenza delle quattro ragazze con Agnes ha evidenziato l’ importanza del periodo ad Usokami delle sorelle dall’ Italia, e anche di un lungo periodo di convivenza “per ramo” sia a Mapanda sia qui. Tommaso riprende il tema degli nostri quattro santi come garanzia di armonia di lettura ed interpretazione della parola, fra noi ovunque ci troviamo. Maria Elisabetta Aggiunge un messaggio con i saluti ricevuto da Anastasia, che è già pronta a tornare l’ anno prossimo. Infine un riferimento alle “cronache” quotidiane spedite a Bologna per confermare il contatto costante e l’ interesse dall’ Italia.
Roberta con molta ricchezza di ricordi e Angelo fra molte… incertezze linguistiche (breve messaggio in kiswahili che ha ricevuto il compatimento generale) ricostruiscono il senso e i presupposti della venuta delle loro famiglie ad incontrare finalmente le sorelle e le famiglie degli sposi:
Negli anni 80 del secolo scorso, il periodo di lavoro di due anni e mezzo a Matembwe di Michele e Roberta – oltre a permettere di imparare il kiswahili – fu l’ occasione per loro di conoscere (proprio qui in Tanzania) tal Giovanni Nicolini; si era aperta una possibilità inattesa di partecipare al pellegrinaggio 2023 a Gerusalemme, dove si sono formate conoscenze bellissime con le famiglie ora incontrate nuovamente qui in Tanzania; e di essere qui insieme a Beniamino in queste settimane di condivisione.
Angelo aveva scritto due parole:
-Kwa sasa mimi sijui kufanya hotuba kwa Kiswahili. Kwa hiyo niliandika maneno machache kwa Kiitaliano, Kisha nimejaribu kutafsiri maneno.
-Dada na kaka walisema kuja Mapanda, mimi na Cristina tulifurahi. Lakini, Sisi hatukujua lolote kuhusu Tanzania.
-Leo Asubuhi, Mimi Nikasema Mathayo: tangu kijiana Kwa Bologna mimi nimeisikia “Usokami Usokami”: lakini mimi na Cristina tulikuja ya kwanza na miaka sitini na tatu.
-Lakini, dada na kaka walitusaidia sana.
-Sisi Tumefahamu na kila mmoja wenu na familia zenu
-Sisi tulitumia wiki pamoja nanyi nyote. Sisi tulisali pamoja.
-Wewe ukaribu katika nyumba zenu.
-Cristina na mimi tulikuja mwisho katika Familia za Maamkio, lakini Leo Cristina na mimi tunamshukuru kila mmoja wenu: Safari hii ni zawadi kubwa na nzuri.

7 ottobre

Siamo in pieno viaggio di rientro – siamo arrivati al Iringa a metà mattino e domani alle sette c’è la corriera per Dar Es Saalam. Ma Non pensate che le visite siano terminate solo per questi dettagli….  Approfittando anche dei secondi liberi, nel pomeriggio ci siamo fatti un tratto di comoda strada asfaltata fino ad Isimani per una visita alla famiglia di Benjamin (figlio di Emanueli e Victoria (baba e mama Claudía, professi dal 2001), che vive qui. Isimani non è molto distante da Iringa, ma il paesaggio di montagna qui è diventato in fretta savana, bellissima ma uno dei luoghi più SECCHI che si possa immaginare.
Mama e baba sono entrambi insegnanti alle secondarie (lei kiswahili e Lui inglese). Dopo il pranzo una lunga chiacchierata sul desiderio di una professione e sulle prospettive di una famiglia molto giovane, con papà e mamma laureati entrambi e dipendenti del ministero (più cinque figli piccoli), che si sono lanciati in una impresa agricola piuttosto impegnativa (campi, mulino e frantoio per olio di mais) perché “solo con lo stipendio non si mangia”.

Clicca qui per scaricare il file pdf completo del diario suddetto

e di seguito i link relativi agli album fotografici suddivisi per eventi:

e infine, qui il link dell’album fotografico unico/complessivo di tutte le foto suddette, in ordine cronologico.