Caro don Giovanni, ho saputo da un’amica che manda sua figlia alla vostra Scuola Paterna, che lei ha disposto anche una materia un po’ singolare che si chiama Dalla parte delle bambine. Ricordo di aver letto un libro con questo titolo molti anni fa. E ho saputo che per questa materia, i ragazzi e le ragazze sarebbero divisi e che anche per i ragazzi la materia si chiamerebbe con questo nome. Mi sto chiedendo come mai e quale sia il pensiero che vi ha mosso in questa direzione. Chi le scrive è una vecchia femminista molto delusa e oggi molto scettica… Lettera firmata

Gentile Signora, fortunatamente lei potrà trovare notizie più sicure e adeguate in un articolo pubblicato su Repubblica del 1 novembre. A me è servito per confermarmi circa la positività di questa idea, anche se non sono sicuro che saremo capaci di attuarla adeguatamente. Ho chiesto a ben sei amiche di tenere questo piccolo corso, tre per i maschi e tre per le femmine. Ogni "terzetto" è formato da una ragazza giovane, da una mamma e da una nonna. Vedremo come andrannno le cose, per decidere se sarà opportuno alla fine raccogliere il lavoro in un incontro che veda unita la classe. Ci muoviamo molto empiricamente perchè non abbiamo una tradizione alle spalle. O meglio, l’abbiamo, e non ne siamo soddisfatti. Data la mia età, ricordo bene quando il tema della "co-educazione" si è affermato nella comunità cristiana, che da tempi immemorabili procedeva con una separazione tra maschi e femmine nel percorso educativo e formativo. Ricordo che persino a scuola, al Liceo Classico della mia meravigliosa città d’origine, la nostra classe mista di ginnasio e liceo era una delle prime esperienze in questo senso. In parrocchia i gruppi erano divisi. Gli scout avevano un’associazione maschile e una femminile. Ho seguito con favore il progetto della co-educazione. Ma mi sembra che di fatto non si sia realizzato, nel senso che abbiamo "messo insieme" ragazzi e ragazze, ma la coeducazione è un impegno ben diverso dal semplice "mettere insieme". Ritengo tra l’altro che il solo "mettere insieme" si traduca quasi sempre in un clima prevalentememnte maschilista della faccenda. E quindi negativo. Perchè allora reagire con un titolo e un programma "di parte", e cioè "dalla parte delle bambine"? Sostanzialmente per due motivi. Il primo è che mi sembra di vedere che se non si favoriscono situazioni speciali, il corso delle vicende umane è sempre maschilista. Gesù Cristo ha creato condizioni specialissime a favore delle donne, che qui non possiamo esaminare, ma di cui sono certo. E lo ha fatto all’interno di un progetto di salvezza nel quale hanno posto privilegiato nell’attenzione del suo cuore le persone più segnate dalla minorità, dalla povertà, dall’oppressione. Il secondo motivo che mi ha spinto verso questa proposta è la convinzione del posto centrale che la rivelazione cristiana assegna alla donna e alla madre nella realtà della famiglia. Non mi stanco di osservare e contemplare l’ikona natalizia del cristianesimo d’oriente e la centralità della Madre di Dio in quella tradizione. Ma soprattutto mi sembra che tutto questo abbia una conferma straordinaria in infinite vicende della vita nelle quali si deve quasi sempre constatare che le donne e le madri, spesso in modi molto semplici e nascosti, e spesso in mezzo a grandi sofferenze e umiliazioni, sono state il cuore pulsante e l’anima segreta di quasi tutte le famiglie. Di eccezioni ce ne sono ovviamente moltissime. Mio papà ci ha insegnato con il suo esempio splendido ad onorare la nostra mamma e a trarre da ciò la fondazione dei pensieri e dei sentimenti dei suoi figli maschi nei confronti delle donne. Con amicizia. d.Giovanni.