3,1 Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato
l’amato del mio cuore;
l’ho cercato, ma non l’ho trovato.
2 «Mi alzerò e farò il giro della città;
per le strade e per le piazze;
voglio cercare l’amato del mio cuore».
L’ho cercato, ma non l’ho trovato.
3 Mi hanno incontrato le guardie che fanno la ronda:
«Avete visto l’amato del mio cuore?».
4 Da poco le avevo oltrepassate,
quando trovai l’amato del mio cuore.
Lo strinsi fortemente e non lo lascerò
finché non l’abbia condotto in casa di mia madre,
nella stanza della mia genitrice.
5 Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,
per le gazzelle e per le cerve dei campi:
non destate, non scuotete dal sonno l’amata
finché essa non lo voglia.
Seleziona Pagina
Il Cantico ci chiede sempre di essere più aperti e accoglienti nel ricevere le parole, e di concedere che molteplici siano i significati, le allusioni e le intenzioni del testo. La notte, per esempio, è la notte dell’assenza , la notte dell’esilio, quella del peccatore che ha perso la comunione con il suo Signore, la sposa senza lo sposo, l’amante senza l’amato…un intero popolo in esilio dal suo Signore e pastore…ciascuno di noi colto in questo momento, in questa interpretazione profonda delle nostre storie e dei nostri stati d’animo, così diversi l’uno dall’altro, e pure ciascuno mirabilmente e misteriosamente interpretati dalla stessa parola! “L’amato del mio cuore” è il grande centro e il grande scopo del nostro testo, espressione presente in ogni versetto 1-4. Cercare-trovare, cercare-non trovare: ecco la tensione di queste parole, ecco la grande tensione di ogni vita…
Il ver.2 ci riporta la grande decisione : “mi alzerò”. E’ impossibile infatti stare nel letto dove non si trova chi si cerca, l’amore perduto. Sono le strade e le piazze di Gerusalemme, di ogni Gerusalemme della vita. D’altra parte sono anche luoghi senza volto, perchè uno solo è il volto che si sta cercando. Nel ver.2 sembra di vedere un elemento nuovo, più collegato alla volontà: dopo quel “mi alzerò”, ecco ora questo “voglio cercare..”, che forse è transizione da una ricerca in certo modo subìta, ad una determinazione nuova, più consapevole. Ma anche questa ricerca è senza frutto.
I due verbi del girare per la città e del trovare attribuiti all’amata al ver.2, ora hanno come soggetto queste “guardie”. Chi sono? Vengono loro attribuiti sia un significato “positivo”: Mosè e Aronne, le fonti della Legge, della Parola di Dio; sia uno “negativo”: le forze straniere che occupano la città. Ma per la verità non sono rilevanti, perchè l’unica cosa che conta è sempre quell’amato che non si trova. Qualcuno nota che lei è persino poco educata, non saluta e non si presenta, e fa solo una domanda diretta che svela tutta la tensione del suo animo:”Avete visto l’amato del mio cuore?”, quasi una forma di poco ritegno nel manifestare in quella domanda perentoria la realtà dei sentimenti da cui è dominata. Ma questa impetuosità è drammaticamente meravigliosa!
Inutile perdere tempo e illudersi, bisogna andar oltre, sembra suggerire il ver.4. Ed ecco all’improvviso, come non può essere diversamente, un trovare che in realtà è “essere trovati”, come per quell’uomo di Matteo 13 che trova il tesoro nel campo, ma in realtà ne è trovato. Assoluta è la determinazione a tenere con tutte le forze quello che si è trovato. E quindi appare silenziosamente meravigliosa la mitezza di Lui che si lascia tenere e stringere. La casa della madre e la camera della genitrice sono per il commento ebraico il Tempio e il Santo dei Santi. E possono essere, credo, il luogo riposto della propria interiorità, là dove si può liberamente esprimere l’amore, al riparo e nell’intimità. Esiste simile “luogo”?
A proposito di quelle misteriose “gazzelle e cerve” del ver.5, il commento ebraico arriva a notare:”Le allusioni sottilissime ai cervi (sebaot) e alle cerbiatte (ayalot) non potevano ignorare l’idea suprema di Dio (Elohim Sebaot)”. Per dire di come la Parola va accolta e anche lasciata nel suo divino mistero! La versione greca insiste nel dire che qui come negli altri luoghi non si tratta dell’amata, ma dell’amore che non deve essere svegliato finchè non lo voglia. Noi vi cogliamo semplicemente una condizione necessaria di libertà-volontà, che poi a sua volta dovrà essere vissuta come puro dono dell’Amore di Dio.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
La ricerca dell’Amato: quello che facciamo da sempre e continuiamo a fare. “Il tuo volto, Signore, io cerco…” – “Al mattino, Signore, ti cerco… Di te ha sete l’anima mia…”. A volte, o spesso, sembra una ricerca vana, un affannarsi senza frutto, come per la ragazza dei versetti odierni. Ma poi, improvvisamente, l’amato è trovato e “non lo lascerò più”, dice la sposa. E’ rassicurante quella indicazione di don Giovanni: non siamo noi che andiamo a Lui, ma è Lui che viene a noi: ci trova, si fa trovare.
I commenti di Dongio e Roberto contengono già ampiamente quello che i versetti di oggi mi hanno un pò suggerito.
In particolare mi aveva colpito lo smarrimento ed anche un pò l’angoscia dei primi versetti durante la notte, nella ricerca di Lui inefficace, il silenzio.
Ho un pò avuto l’impressione, visto il seguire della ‘vicenda’ che la vita della Sposa sarò sempre un pò da ricevere nuovamente ogni istante.
Non ci si può quietare, o fermarsi, sembrerebbe. Però l’ultimo versetto sul sonno mi ha fatto un pò venire il dubbio che è proprio l’atteggiamento ostinato di ricerca che impedisce di svegliarsi e godere della compagnia dello Sposo. Forse appunto,come Roberto, e Lui che viene a trovarci.
Come se lo Sposo fosse già lì, qui e ora, continuamente. E l’assenza percepita sia il nostro peccato che ci inganna.
‘Io sono con voi tutti i giorni’ dice Gesù in Mt 28,20.
Personalmene versetti davvero denudanti ma anche di molta consolazione.
Cercare l’Amore ed aspettare che si faccia trovare e Lui si farà trovare di certo e ci permetterà di abbracciarlo. Ma dovremo imparare la pazienza, l’attesa, esercitarsi ad ascoltare il silenzio… avere fiducia… fede che Lui è qui presente con noi e ci ama con tutto il suo Amore.
“Quando uno è pienamente in sintonia con l’altro, in quella comunione che è amore e dono di sé, allora riposa nell’altro come in un mare di pace e di silenzio.” Anna Maria Canopi
“Quando nel mio giaciglio di te mi ricordo, penso a te nelle veglie notturne, a te che sei stato il mio aiuto, esulto di gioia all’ombra delle tue ali. A te si stringe l’anima mia.” Salmo 62
Mi piace sottolineare la ricerca,lungo la notte, dell'”amato del mio cuore”. E’ una ricerca affannosa, sempre più decisa e determinata, prima sul letto, poi in giro per la città, per le strade e per le piazze, poi addirittura chiedendo alle guardie. Ma è una ricerca infruttuosa. Niente. Ad un tratto un dono: “trovai l’amato del mio cuore”. L’amore è ricerca e dono, la fede è ricerca e dono. Secondo Mt 13 il regno dei cieli è simile al tesoro che un uomo trova, ma anche a un mercante che va in cerca di perle preziose. Forse si può dire qualcosa del mistero, e l’amore è un mistero e la fede è un mistero, solo dicendone due aspetti contrapposti. Solo così possiamo dire l’indicibile.