30 Quelli allora si congedarono e scesero ad Antiòchia; riunita l’assemblea, consegnarono la lettera. 31 Quando l’ebbero letta, si rallegrarono per l’incoraggiamento che infondeva. 32 Giuda e Sila, essendo anch’essi profeti, con un lungo discorso incoraggiarono i fratelli e li fortificarono. 33 Dopo un certo tempo i fratelli li congedarono con il saluto di pace, perché tornassero da quelli che li avevano inviati. [34] 35 Paolo e Bàrnaba invece rimasero ad Antiòchia, insegnando e annunciando, insieme a molti altri, la parola del Signore.
Messa dalla Dozza – Atti 15,30-35
At 15,30-35 Omelia dialogata alla Dozza
AT 15,30-35 Omelia dialogata a Sammartini
COMMENTO Famiglie della Visitazione:
Se riflettiamo sull’intera storia della Chiesa universale e delle molte Chiese locali, la Parola di oggi ci viene incontro con un evento e un atteggiamento difficilmente presente: è la Chiesa ufficiale che qui soccorre e in un certo senso chiede scusa per un evento che aveva tutto l’aspetto di un’imposizione giuridica severa da parte del “Governo centrale”. Invece, qui è proprio da parte delle massime autorità ecclesiali e spirituali che si compie una specie di invito a non lasciarsi, i responsabili di queste “Chiese di periferia”, scoraggiare e condizionare da parole e atteggiamenti che non provenivano dai “capi”, ma erano iniziative dei soliti “zelanti”, che trasformano i loro “rigorismi” in provvedimenti di autorità e di disciplina. Addirittura, l’incidente diventa occasione, per persone come Giuda e Sila, per rivolgere ai fratelli di quelle Chiese un lungo discorso, con il quale “incoraggiarono i fratelli e li fortificarono” (ver. 32). Dopodiché, questi vengono congedati “con il saluto di pace, perché tornassero da quelli che li avevano inviati” (ver. 33). Alcuni altri, tra cui Paolo e Barnaba, “rimasero ad Antiòchia, insegnando e annunciando, insieme a molti altri, la parola del Signore” (ver. 35).
Dio vi benedica e voi pregate per noi. Giovanni e Francesco