10 C’era a Damasco un discepolo di nome Anania. Il Signore in una visione gli disse: «Anania!». Rispose: «Eccomi, Signore!». 11 E il Signore a lui: «Su, va’ nella strada chiamata Diritta e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco, sta pregando 12 e ha visto in visione un uomo, di nome Anania, venire a imporgli le mani perché recuperasse la vista». 13 Rispose Anania: «Signore, riguardo a quest’uomo ho udito da molti quanto male ha fatto ai tuoi fedeli a Gerusalemme. 14 Inoltre, qui egli ha l’autorizzazione dei capi dei sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome». 15 Ma il Signore gli disse: «Va’, perché egli è lo strumento che ho scelto per me, affinché porti il mio nome dinanzi alle nazioni, ai re e ai figli d’Israele; 16 e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome». 17 Allora Anania andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: «Saulo, fratello, mi ha mandato a te il Signore, quel Gesù che ti è apparso sulla strada che percorrevi, perché tu riacquisti la vista e sia colmato di Spirito Santo». 18 E subito gli caddero dagli occhi come delle squame e recuperò la vista. Si alzò e venne battezzato, 19 poi prese cibo e le forze gli ritornarono.
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Le parole che oggi ci vengono regalate dal Signore riflettono in modo esplicito e forte la grande tradizione della storia della salvezza, e di come sia veramente Dio a guidarla. Qui prendiamo atto che “il Signore” è Gesù! E’ interessante lo svolgimento parallelo dei due interventi divini che promuovono l’elezione di Paolo e la sua elezione a strumento divino per la salvezza delle genti e di Israele (ver.15).
Anania viene presentato come un semplice discepolo di Gesù, senza particolari doni e funzioni nella comunità. Anche questa è una bella illuminazione della condizione del semplice cristiano, soprattutto se pensiamo all’importanza assoluta, e anche alla complessità, del ministero apostolico di Paolo. L’ “obiezione” espressa da Anania ai vers.13-14 contribuisce a mettere ancor più in evidenza la libertà divina nell’eleggere chi la razionalità e la giustizia mondana non eleggerebbero.
A questo proposito possiamo notare anche la differenza tra la “presentazione” molto scarna che nella visione il Signore fa di Paolo:”..un tale che ha nome Saulo, di Tarso”, e la notorietà negativa del personaggio che Anania ben conosce! “Signore, riguardo a quest’uomo ho udito da molti quanto male ha fatto…”. Ma queste note negative non fanno che accentuare il mistero della misericordia di Dio e la sua potenza.
Nel commento di ieri accennavamo a quello che oggi diventa meravigliosamente esplicito! Chiamato dal Signore, Paolo non solo servirà quel Signore che prima perseguitava, ma …non perseguiterà più nessuno perchè, come ogni cristiano, dovrà combattere le inimicizie e le opposizioni non con la persecuzione dei colpevoli, ma con la potenza della Passione del Signore! E’ quello che mi sembra voglia dirci l’affermazione del Signore Gesù al ver.16:”..e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome”. Questa è la nuova vera potenza che Dio ha donato alla storia: la potenza di celebrare la Pasqua del Signore fino all’offerta della vita!
Quanto la prima parte del nostro testo, ai vers.10-16, è ricca del vivace dialogo tra il Signore Anania, altrettanto i vers.17-19 che narrano l’obbedienza risoluta di Anania e l’accoglienza da parte di Paolo della grazia divina, assumono la fisionomia pacata e forte di un’azione liturgica.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
La conversione di Saulo avviene a Damasco, grande città “pagana”: ormai, i fatti della salvezza non sono più nei confini di Israele, non c’è più un luogo privilegiato per l’azione di Dio… Ed è bello vedere in questi versetti come “si muove”, opera, parla… il Signore Gesù. – Saulo si trova in una casa della via Diritta: una strada a tre corsie, come diremmo oggi, separate da colonne (le note dicono che c’è ancor oggi, sebbene non più “diritta”). Sta pregando, è in ascolto, nello sconvolgimento che gli sta capitando, e il Signore lo chiama; al v. 15 compare l’espressione latina ben nota: egli sarà “vas electionis”, affinché “porti il mio nome…”. Secondo la TOB, si tratta più di una chiamata alla testimonianza e alla confessione, che all’annuncio del vangelo. – Mi piace come la TOB spieghi quelle squame che cadono, alla fine, dagli occhi di Paolo: “Avvenne come se delle membrane gli cadessero immediatamente dagli occhi”. Ora Paolo può “vedere” in tutti i sensi. – Al v. 13, i cristiani sono chiamati “i santi” (la traduzione dice “i tuoi fedeli”), come farà spesso Paolo nelle sue lettere. Questo titolo – i santi – ci spetta di diritto, nonostante tutti i nostri limiti.
La visita di Maria a Elisabetta fa da sfondo al testo di oggi degli Atti: anche Anania si alza, va, entra nella casa e porta a Saulo con il suo saluto la buona notizia. Dal primo viaggio di Maria alla parente Elisabetta ne derivano tanti altri, spesso più lunghi e difficili, come peraltro questo di Anania che è mandato da colui che sapeva essere nemico e persecutore. E’ il Signore che dispone e guida tutto al bene. Oggi, al silenzio di Saulo, fa da contrasto il dialogo serrato tra il Signore e Anania. Anania “spiega” al Signore di Saulo e questi risponde mostrandogli chi è Saulo per lui e il suo disegno nei suoi confronti.. Come traduce bene la bibbia swahili, portare il nome ha il significato di prenderlo su di sè, come nel Vangelo si dice della croce e nel testo di Matteo letto da poco delle nostre infermità che il Signore porta. E’ quindi un portare che è intimità e comunione, specie nelle sofferenze, come esplicato nel versetto successivo. Anania, quando saluta Saulo, che prima nel dialogo col Signore aveva citato come “quest’uomo”, lo chiama fratello. Il prendere cibo dell’ultimo versetto e il riprendere forza ricorda il testo di Elia, che è svegliato dell’Angelo perchè mangi e prenda forza per il suo lungo cammino verso l’Oreb. Così anche per Saulo qui si è all’inizio del suo cammino di fede, che percorrerà con la forza che gli viene dal nutrimento donatogli dal Signore.