22 Allora Felice, che era assai bene informato su quanto riguardava questa Via, li congedò dicendo: «Quando verrà il comandante Lisia, esaminerò il vostro caso». 23 E ordinò al centurione di tenere Paolo sotto custodia, concedendogli però una certa libertà e senza impedire ad alcuno dei suoi di dargli assistenza.
24 Dopo alcuni giorni, Felice arrivò in compagnia della moglie Drusilla, che era giudea; fece chiamare Paolo e lo ascoltava intorno alla fede in Cristo Gesù. 25 Ma quando egli si mise a parlare di giustizia, di continenza e del giudizio futuro, Felice si spaventò e disse: «Per il momento puoi andare; ti farò chiamare quando ne avrò il tempo». 26 Sperava frattanto che Paolo gli avrebbe dato del denaro; per questo abbastanza spesso lo faceva chiamare e conversava con lui. 27 Trascorsi due anni, Felice ebbe come successore Porcio Festo. Volendo fare cosa gradita ai Giudei, Felice lasciò Paolo in prigione.
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A proposito della “Via” citata al ver.22, si deve sottolineare che nel testo è assente la parola “questa”: non è una via tra le altre, ma è “la Via”. Ed è di grande rilievo che di essa Felice sia “assai bene informato”. Il nostro testo ci mostra come sia contradditorio e fortemente drammatico il rapporto che noi peccatori abbiamo con la Via del Signore. Qui, al ver.22, già ci si può domandare se esista una relazione, nella persona di Felice, tra la sua conoscenza diretta con i contenuti della fede cristiana e il fatto che egli congedi questa assemblea, forse pericolosamente imbarazzante per lui, rimandando la cosa alla venuta di Lisia, un fatto che è difficile considerare tanto importante.
Nella stessa linea è interessante al ver.23 la sovrapposizione tra la “custodia” da una parte e quella “certa libertà” dall’altra, con il libero accesso a Paolo dei suoi compagni. Questa disposizione data da Felice al centurione sembra manifestare la condizione contradditoria della sua mente e del suo cuore.
Il punto forte del nostro testo mi sembra si riveli ai vers.24-25. Con un atteggiamento che ricorda da vicino quello di Erode nei confronti di Giovanni Battista, Felice, accompagnato dalla sua donna ebrea portata via al legittimo consorte, da una parte fa chiamare Paolo e ascolta il suo annuncio di fede – e teniamo conto che ci è stato detto che egli già ben conosceva la “Via” di Dio – ma dall’altrasi spaventa e lo congeda. Questa mette in evidenza che la conoscenza della Via non è paragonabile alla forza che essa assume quando viene annunciata e testimoniata! E questo è dovuto al fatto che l’annuncio evangelico è evento dello Spirito che rende presente il Signore stesso nella persona e nelle parole dell’annunciatore, che per questo entra nello spavento provocato dalla sua coscienza visitata e giudicata dalla Parola di Dio. E il congedo del ver.25 sembra molto più determinato e definitivo di quello che abbiamo ascoltato al ver.22. Segno appunto che il giudizio evangelico lo ha invaso e per questo lo ha spaventato.
Denaro e corruzione non sono mai abbastanza per chi ne ha già in abbondanza. Fino all’assurda aspettativa di poter ricevere qualche mazzetta anche dal suo prigioniero. E insieme a questo non cessa in Felice l’attrazione inevitabile e seduttiva nei confronti della Parola che lo accusa. Così al ver.26. In ogni modo tutto si svolge in zona sicurezza, e Paolo resta in galera perchè questo è gradito ai suoi accusatori. Tutto molto attuale, insomma.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.