25 Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio, mentre i prigionieri stavano ad ascoltarli. 26 D’improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione; subito si aprirono tutte le porte e caddero le catene di tutti. 27 Il carceriere si svegliò e, vedendo aperte le porte del carcere, tirò fuori la spada e stava per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti. 28 Ma Paolo gridò forte: «Non farti del male, siamo tutti qui». 29 Quello allora chiese un lume, si precipitò dentro e tremando cadde ai piedi di Paolo e Sila; 30 poi li condusse fuori e disse: «Signori, che cosa devo fare per essere salvato?». 31 Risposero: «Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia». 32 E proclamarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa. 33 Egli li prese con sé, a quell’ora della notte, ne lavò le piaghe e subito fu battezzato lui con tutti i suoi; 34 poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio.
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Siamo davanti ad uno dei passaggi più luminosi del Libro degli Atti degli Apostoli, dove più chiaramente si può ammirare la potenza della Pasqua di Gesù nella storia dell’umanità. Ci troviamo dunque in prigione e in piena notte. La cupa tristezza della situazione è visitata dalla preghiera di Paolo e Sila. L’espressione “cantavano inni” del ver.25 è resa con un verbo che troviamo nei racconti della Passione di Gesù sia in Matteo sia in Marco, per dire dei salmi pasquali che secondo l’usanza ebraica Gesù e i discepoli cantavano dopo la Cena pasquale mentre si preparavano a recarsi all’orto. Particolare splendido:”i prigionieri stavano ad ascoltarli”. E’ così che ogni tanto penso e spero la nostra preghiera che comincia quando è ancora buio e la gente sta ancora riposando: spero che il nostro canto possa giungere sopratutto a chi è più tribolato e stanco.
Frutto di questa preghiera notturna è il terremoto del ver.26, e le fondamenta della prigione scosse, e le porte aperte e le catene sciolte dai prigionieri! Al ver.27, comprensibilmente, il carceriere reagisce in direzione opposta a quanto è avvenuto: lui infatti è il responsabile e l’immagine diretta di una prigionia che in quel momento è venuta a cadere. Se non sarà fermato, reagirà a questo evento di liberazione della vita, dandosi la morte. Ed è sorprendente e affascinante l’affermazione con la quale Paolo lo ferma:”Non farti del male, siamo tutti qui”(ver.28). Non possiamo perdere la bellezza simbolica dell’immagine: il mondo visitato dalla Pasqua del Signore è forse ancora una galera, ma ora i prigionieri sono liberi, e peraltro sono lì! Tutto è come prima, ma più niente è come prima!
E tutto continua in questa dinamica di salvezza e bellezza. Il carceriere cerca un lume(!) per raggiungere Paolo e prostrarsi ai suoi piedi. E dunque il seguito, con il passaggio repentino del carceriere dalla sua intenzione di uccidersi alla domanda di come fare per essere salvato(ver.30). E quindi l’annuncio del Signore da parte degli apostoli. E’ affascinante che il primo gesto della fede da parte di quest’uomo sia il lavare le piaghe di chi gli ha annunciato Gesù (ver.33). E poi il battesimo suo e di quelli della sua famiglia. Una straordinaria liturgia notturna, in una notte veramente pasquale! E un banchetto nella sua casa che ospita veramente una cena pasquale. Il regalo di oggi è dunque una Parola del Signore che ci mostra con assoluta chiarezza che cosa significhi e che cosa produca la Pasqua di Gesù nella storia dell’umanità. Con quale ampiezza e quale fantasia lo Spirito possa creare la vita nuova in coloro che con Gesù passano dalla morte alla vita!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.